Riciclo della carta al 92 per cento negli imballaggi: il Made in Italy guida la sfida europea
Milano – La filiera italiana della carta e della grafica conferma il proprio ruolo di eccellenza nell’economia circolare europea, grazie a un modello industriale che unisce innovazione, sostenibilità e forte capacità competitiva.
L’Italia è uno dei Paesi più virtuosi d’Europa. “Ogni anno vengono raccolte 6,8 milioni di tonnellate di carta da riciclare, di cui 5,2 milioni utilizzate negli impianti nazionali. Tuttavia, 1,73 milioni di tonnellate vengono esportate, con una perdita significativa dei benefici sociali, ambientali ed economici che deriverebbero dal riciclo di prossimità”, sottolinea il presidente di Federazione Carta e Grafica Andrea D’Amato intervenendo all Conferenza Nazionale Industria del Riciclo, oggi a Milano.
“La Federazione rappresenta una filiera integrata che fa della circolarità un tratto distintivo. Oggi l’89% delle materie prime utilizzate proviene da fonti rinnovabili e da materiali riciclati: il 33% da biomasse e il 56% da carta da riciclare. Il tasso complessivo di riciclo della carta raggiunge il 70,9%, mentre nel settore degli imballaggi nel 2024 supera il 92%, andando oltre gli obiettivi fissati dall’Unione Europea”, afferma D’Amato.
La filiera italiana è riconosciuta come una best practice a livello europeo. L’introduzione della differenziazione del contributo ambientale in base alla riciclabilità ha anticipato le scelte di molti altri Paesi, dimostrando come l’innovazione normativa e industriale possa essere una leva centrale per aumentare la qualità del riciclo. Il nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi (PPWR) è stato un traguardo raggiunto anche grazie a un’azione coesa del settore.
Le sfide dei prossimi anni, avverte la Federazione, riguardano in particolare la gestione dei materiali compositi e dei poliaccoppiati, per i quali saranno necessari investimenti tecnologici e soluzioni condivise lungo l’intera catena del valore. In questo contesto, l’Europa sta ridefinendo criteri stringenti su riciclabilità, contenuto riciclato e accesso ai flussi di materia prima, elementi decisivi per la competitività futura.
“L’economia circolare non deve essere considerata solo una scelta ambientale, ma un asset strategico per l’industria europea. I materiali provenienti dalla raccolta devono essere riconosciuti come vere e proprie “materie prime strategiche”, le nuove miniere urbane capaci di garantire autonomia industriale e sostenibilità” conclude D’Amato.
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