Processi con giuria a rischio in Inghilterra
Il sistema giudiziario penale dell’Inghilterra e del Galles sta affrontando una delle crisi più gravi della sua storia moderna. Un recente rapporto indipendente ha acceso i riflettori su un problema che si trascina da anni: l’arretrato mostruoso dei casi penali, che rischia di paralizzare del tutto la giustizia e minare la fiducia dei cittadini nello stato di diritto. Di fronte a questo scenario allarmante, la commissione d’inchiesta guidata da Lord Thomas of Cwmgiedd propone una riforma radicale e controversa: limitare il diritto al processo con giuria per alcuni reati meno gravi. L’obiettivo dichiarato è salvare il sistema dal collasso, ma la proposta ha già innescato un acceso dibattito tra magistrati, avvocati, politici e opinione pubblica. Per capire come si sia arrivati a questo punto, è necessario esaminare in profondità la storia e la funzione del processo con giuria, la portata del problema degli arretrati, le proposte della commissione e le reazioni che stanno scuotendo Westminster e le aule di tribunale.
Storia e ruolo del processo con giuria nel diritto inglese
Il processo con giuria è uno dei pilastri più antichi e simbolici del sistema giudiziario britannico. Le sue origini si fanno risalire alla Magna Carta del 1215, quando venne sancito il principio secondo cui nessun uomo libero poteva essere imprigionato o punito senza il giudizio legittimo dei suoi pari. Da allora, il modello del processo con giuria si è evoluto fino a diventare una garanzia fondamentale contro l’arbitrio dello Stato, un meccanismo di partecipazione civica alla giustizia e un simbolo della democrazia liberale. In Inghilterra e Galles, la giuria è composta normalmente da 12 cittadini che devono decidere all’unanimità (o con maggioranza qualificata, in alcuni casi) sul verdetto di colpevolezza o innocenza dell’imputato. Storicamente, questo diritto è stato visto come un baluardo delle libertà individuali. Durante i secoli, è stato difeso da riformatori e attivisti che ne hanno fatto un punto di orgoglio della tradizione costituzionale non scritta britannica.
Tuttavia, non tutti i processi penali hanno una giuria. I reati minori vengono già trattati dalle magistrates’ courts, dove un giudice o un panel di magistrati decide sia sui fatti che sulla legge. Il Crown Court, invece, è la sede deputata ai processi più gravi, che richiedono una giuria. Questa distinzione riflette l’idea che la complessità e la gravità del reato giustifichino il coinvolgimento diretto della comunità attraverso il giudizio dei pari. Negli ultimi decenni, ci sono già stati tentativi di restringere l’uso delle giurie per ragioni di efficienza, costi e sicurezza (come nei casi di gravi rischi di giuria intimidita o corruzione). Ma la proposta avanzata oggi dalla commissione guidata da Lord Thomas appare ancora più incisiva e strutturale.
Il rapporto dell’inquiry sottolinea come il sistema attuale non sia più in grado di reggere la pressione degli arretrati. In base ai dati ufficiali del Ministry of Justice, alla Crown Court pendono oltre 67.000 casi, con imputati e vittime costretti ad aspettare anche due o tre anni prima di un processo. Un problema esacerbato dalla pandemia di Covid-19, che ha bloccato le udienze, ma che affonda le radici anche nei pesanti tagli al budget della giustizia negli ultimi quindici anni.
Il risultato è un sistema definito “al limite del collasso” non solo per l’arretrato mostruoso, ma anche per la carenza di giudici, la scarsità di avvocati penalisti (attirati da paghe migliori nel civile o nel commerciale) e le condizioni fatiscenti di molte corti. In questo contesto, la proposta di limitare i processi con giuria diventa, secondo i proponenti, una misura di salvataggio necessaria per garantire che almeno i reati più gravi continuino a ricevere un processo equo e tempestivo.
La proposta di limitare i processi con giuria e le sue implicazioni
Il rapporto dell’inquiry, riportato in dettaglio da testate come The Guardian, propone un approccio differenziato: mantenere il diritto al processo con giuria per i reati più gravi e seri (omicidi, stupri, rapine violente), ma spostare una parte consistente dei casi di media entità verso forme di giudizio più rapide e meno onerose. Ciò significherebbe un aumento del ricorso ai magistrates’ courts e la possibilità di affidare più casi a giudici professionisti senza giuria.
Secondo la commissione, questa riforma permetterebbe di sbloccare migliaia di casi arretrati, liberare risorse preziose e ridurre i tempi di attesa che oggi negano, di fatto, giustizia alle vittime e agli imputati stessi. Lord Thomas ha dichiarato che “senza cambiamenti radicali e coraggiosi, il sistema collasserà completamente”.
Ma la proposta non è priva di critiche. Organizzazioni di avvocati, come la Criminal Bar Association, avvertono che ridurre l’ambito dei processi con giuria significherebbe erodere un diritto fondamentale e minare la fiducia pubblica nella giustizia penale. Per molti avvocati penalisti, la giuria non è solo un orpello cerimoniale, ma una vera garanzia di imparzialità, in particolare in un contesto di crescente diffidenza verso le istituzioni.
Alcuni membri dell’opposizione politica hanno definito la proposta “pericolosa” e “una minaccia per i diritti civili”, sostenendo che non si può risolvere il problema dell’arretrato sacrificando le tutele dell’imputato. Per loro, la vera soluzione sarebbe un massiccio investimento nella giustizia: più giudici, più aule, più personale e un migliore supporto agli avvocati penalisti per incentivare la permanenza nella professione.
Il rapporto però risponde a queste critiche sottolineando che senza interventi immediati il sistema rischia di collassare del tutto. Secondo la commissione, investire più soldi è indispensabile, ma non basterà da solo a risolvere un problema ormai sistemico, che richiede una riforma strutturale del funzionamento delle corti penali.
Il tema del backlog non è nuovo. Già nel 2021 il Parliament Justice Committee aveva avvertito che gli arretrati stavano raggiungendo livelli critici, mentre il governo cercava di intervenire con misure temporanee come estendere l’orario di apertura delle corti o utilizzare sale d’udienza temporanee. Ma questi palliativi non hanno risolto il problema di fondo.
La commissione propone anche altre misure oltre alla limitazione dei processi con giuria. Ad esempio, un maggiore uso della tecnologia per le udienze preliminari e i documenti processuali, snellire le regole probatorie che spesso allungano i tempi, e migliorare la gestione amministrativa delle corti. Ma è chiaro che la proposta di ridurre i processi con giuria è quella che ha attirato più attenzione e suscitato le reazioni più forti.
Una crisi di sistema e la sfida per il futuro della giustizia
Il dibattito innescato da questo rapporto non è solo tecnico o amministrativo, ma investe questioni di principio sul funzionamento stesso dello stato di diritto. La giuria è vista da molti come un simbolo della giustizia popolare, un antidoto contro eventuali abusi di potere e un modo per coinvolgere i cittadini nella vita civica. Ridurre la sua portata significherebbe, secondo i critici, allontanare ancora di più la giustizia dalla società, rendendola più elitaria e meno trasparente.
Al tempo stesso, le cifre dell’arretrato sono impietose e mettono in discussione la capacità del sistema di offrire giustizia in tempi ragionevoli. In un’epoca in cui le vittime di crimine denunciano ritardi intollerabili e gli imputati restano sospesi per anni in un limbo giudiziario, il diritto a un processo rapido rischia di svuotarsi di significato.
Il governo britannico ha dichiarato di voler analizzare con attenzione il rapporto. Secondo il Ministry of Justice, la situazione è drammatica e richiede un pacchetto di riforme. Fonti interne al governo hanno ammesso che la proposta di limitare i processi con giuria è politicamente rischiosa, ma potrebbero essere costretti ad adottare misure impopolari per salvare il sistema.
Un altro nodo critico riguarda il reclutamento e la formazione di nuovi giudici e magistrati. I tagli al sistema giudiziario dal 2010 hanno ridotto la capacità di attrarre candidati qualificati, mentre gli avvocati penalisti lamentano tariffe basse e condizioni di lavoro insostenibili. Senza un aumento significativo delle risorse, ogni tentativo di riforma rischia di fallire.
Inoltre, il sistema di giustizia penale non si regge solo sulle aule di tribunale. La crisi carceraria, con prigioni sovraffollate e condizioni degradate, è un altro aspetto che rende il dibattito ancora più complesso. Ridurre i tempi dei processi potrebbe anche comportare un aumento delle condanne, aggravando la pressione sul sistema carcerario già al limite.
Il futuro della giustizia penale in Inghilterra e Galles si gioca quindi su un equilibrio difficile: da un lato garantire il diritto a un processo equo e rapido, dall’altro preservare la partecipazione democratica e la legittimità del verdetto popolare. Qualunque soluzione verrà adottata, dovrà affrontare la sfida di ricostruire la fiducia in un sistema che oggi appare ai limiti del collasso.
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