Processo Morandi, il pm: “Le deleghe non siano valvole di sicurezza per deresponsabilizzare i vertici, sarebbe un messaggio pericoloso”

Giugno 17, 2025 - 01:30
 0
Processo Morandi, il pm: “Le deleghe non siano valvole di sicurezza per deresponsabilizzare i vertici, sarebbe un messaggio pericoloso”
giovanni castellucci

Genova. I temi della colpa, della posizione di garanzia, del nesso causale, della cooperazione e del ruolo dell’agente modello nel diritto penale sono stati al centro, dopo un primo commovente momento dedicato alle vittime della strage, della prima giornata di requisitoria del pm Walter Cotugno nel processo per il crollo del ponte Morandi.

Una prima disamina generale in punta di diritto per inquadrare giuridicamente il tema delle responsabilità dei 57 imputati, che guarda non solo alla sentenza che dovranno scrivere i giudici Paolo Lepri, Ferdinando Baldini e Fulvio Polidori, ma anche più avanti fino alla Cassazione che proprio sui temi del diritto sarà poi chiamata a vagliare oppure ad annullare una sentenza di condanna.

Ma nelle quattro ore mezza di requisitoria il pm Cotugno, con accanto il collega Marco Airoldi ma anche il procuratore Nicola Piacente, non ha mancato di sferrare una prima stoccata all’imputato numero uno del processo, l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, oggi in carcere perché condannato in via definitiva a 6 anni di reclusione per la strage del bus di Avellino del 2013.

La scelta di Paolo Berti basata su “promesse reciproche”

Castellucci, che in primo grado era stato assolto, nel 2017 mise Paolo Berti, imputato nello stesso processo e condannato già in primo grado (quando era direttore di tronco) a capo della Direzione generale operation, che si occupa proprio di sicurezza. Per Cotugno chi come Castellucci ha la responsabilità dell’organizzazione aziendale ha il dovere di “incaricare persone adeguate e affidabili”. In caso contrario “vìola una evidente regola cautelare nella scelta della persona”. Cosa che avvenne nel caso di Berti secondo l’accusa: “Fu una scelta quantomeno discutibile perché era stato negligente come direttore di tronco tanto da finire imputato e poi condannato” ha detto Cotugno. E secondo l’accusa fu una scelta basata “su promesse reciproche” ha ricordato il pm alludendo alle intercettazioni dove era emerso come Berti aveva nelle indagini per la strage del bus sempre volutamente tenuto fuori da ogni responsabilità Castellucci in cambio della promessa di un posto di lavoro garantito oltre che ottimamente retribuito.

“Deresponsabilizzare chi organizza un’azienda e non controlla è messaggio pericoloso”

La stoccata a Castellucci è stata parte di un’analisi generale sulle responsabilità ai vari livelli: “Dire che una gestione organizzativa inaccettabile non porta a nessuna responsabilità penale sarebbe un messaggio pericolosissimo” spiega il pm che chiarisce che obiettivo dell’accusa nelle prossime udienze sarà proprio anche quella di “cercare di dimostrare la violazione di norme sull’organizzazione delle attività, oltre a quelle sul rischio”.

“Per qualcuno di questi imputati c’è una valvola di sicurezza, costituita dalle deleghe delle responsabilità” ma secondo il pm “ragionare in questo modo porta alla totale deresponsabilizzazione dei vertici alti visto che hanno messo una serie di fusibili, perché il ragionamento sarebbe che se un vertice ha organizzato male ma non aveva una responsabilità diretta sul rischio, le carenze organizzative non possono portare a responsabilità penale”. Ma questo “sarebbe un ragionamento che porta a rischi aberranti“.

Cotugno ha parlato della posizione di garanzia (art. 40 comma 2 del codice penale) secondo la quale non impedire un evento che si ha obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”. E chi ha quest’obbligo in una struttura aziendale complessa? “L’organizzazione aziendale delinea i compiti di tutti i soggetti ed è la somma delle azioni che ognuno deve compiere per impedire l’evento. Ognuno, facendo la propria parte, da il suo contributo per impedire l’evento”.  Quello dei vertici aziendale sono proprio quelli di organizzare al meglio la struttura e controllare che ognuno svolga il suo compito.

Il pm ha parlato in linee molto generali anche di controllo che può essere (ed era nel caso del Morandi) sia interno sia esterno. Un controllo che deve essere “periodico, indipendente, qualificato e completo”. Cosa che non accadde perché “Se controlli se Spea taglia l’erba delle aiuole ma non controlli le opere d’arte, vuol dire che non hai fatto un controllo completo” ha esemplificato. E questo vale a tutti i livelli compresi i responsabili del ministero.

Il processo ‘monstre’ alla fase finale, ma per la sentenza ci vorrà quasi un altro anno

Dopo 203 udienze e quasi tre anni, il processo è arrivato oggi alla fase finale della requisitoria e delle conclusioni Anche questa fase tuttavia sarà monstre come tutto il resto del processo. Domani il pm affronterà il tema della sorveglianza, sempre a livello ancora molto generale.

In queste prime giornate l’accusa illustrerà in linea generale tutto l’impianto accusatorio per poi entrare via viva nelle responsabilità dei singoli 57 imputati. Le richieste di condanna arriveranno a settembre. Poi sarà la volta dei difensori. La sentenza arriverà a grandi linee tra un anno.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News