San Pietro al Monte, il gioiello preservato

Lug 16, 2025 - 23:00
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San Pietro al Monte, il gioiello preservato
Un momento della serataUn momento della serata

Il complesso di San Pietro al Monte sopra Civate è uno tra i monumenti d’arte e di fede più noti e studiati a livello internazionale per la genuina sopravvivenza, quasi indenni, di molti elementi risalenti all’originaria struttura romanica fra cui il ciborio, gli affreschi sopra l’ingresso.

Sulle implicazioni non solo iconografiche ma anche tecniche di quest’ultimi si è parlato nella serata dello scorso 14 luglio, promossa dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese quale omaggio e segno di attenzione verso l’importante emergenza benedettina, in una gremita Sala Neogotica dell’Officina Badoni.

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Il complesso di San Pietro al Monte a Civate (Lc)

Nel saluto iniziale Maria Grazia Nasazzi, presidente di Fondazione Comunitaria del Lecchese, ha ribadito l’importanza del sito monumentale di Civate che ha la fortuna di essere tenuto vivo da un solido tessuto associativo per il quale ha passato la parola ad Andrea Valsecchi, giovane presidente degli Amici di San Pietro, sodalizio che proprio in questo periodo ha festeggiato i cinquant’anni di vita. Tutto il paese di Civate è del resto legatissimo al “suo” San Pietro al Monte e lo hanno testimoniato con la loro presenza alla serata il sindaco Angelo Isella e Claudio Butti, direttore della locale Casa del Cieco.

Entrando nel vivo, il dialogo ha visto protagonisti il professor Marco Rossi, docente di Storia dell’Arte Medievale dell’Università Cattolica di Milano, autore del volume da poco dato alle stampe e dedicato alla comparazione iconografica delle pitture romaniche dei complessi di Galliano e Civate; e il restauratore maestro Giacomo Luzzana, che negli ultimi quarant’anni si è occupato della conservazione e restituzione delle opere d’arte dell’importante monumento di S. Pietro al Monte nonché della vicina chiesa di San Calocero.

L’intervento del presidente degli Amici di San Pietro al Monte

Moderati da Umberto Calvi (Associazione Giuseppe Bovara – Archivi di Lecco e della Provincia), i due protagonisti della serata hanno accompagnato i presenti in un interessante e accattivante viaggio nella complessa e discussa tematica dell’individuazione delle maestranze pittoriche operanti nel cantiere romanico di San Pietro. Il professor Rossi ha in tal senso mostrato immagini che apparentano le opere del santuario montano civatese a lacerti coevi presenti in altre chiese lombarde: come chiarito dal docente, non ha senso parlare di “un autore” ma di un gruppo di maestranze, fra loro intercambiabili, che lavoravano su diversi cantieri ma non per forza con gli stessi pittori.

Il maestro Luzzana, approfondendo il caso di San Pietro, ha confermano di aver individuato sotto il profilo tecnico-esecutivo almeno tre mani diverse nel celebre gruppo decorativo che caratterizza l’ingresso. Le perfette condizioni di conservazione degli affreschi testimonia una padronanza assoluta della tecnica, attuata con estrema precisione, il che dimostra le capacità e soprattutto l’esperienza degli originari esecutori.

Il dialogo non poteva che chiudersi con un tributo verso don Vincenzo Gatti, scomparso dieci anni fa, cui si deve la rinascita del complesso di San Pietro al Monte: ne ha tracciato un sentito e affettuoso ricordo il Maestro Luzzana, chiamato proprio da don Gatti all’inizio della quasi cinquantennale opera di restauro dell’importante basilica benedettina.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia