Tate: un fondo da record per l’arte del futuro

Giugno 26, 2025 - 22:30
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Tate: un fondo da record per l’arte del futuro

Nel cuore della scena culturale londinese, la Tate si prepara a una delle trasformazioni più significative della sua storia recente.

Mentre il mondo dell’arte affronta sfide economiche e sociali sempre più complesse, questa storica istituzione museale annuncia un progetto ambizioso: un fondo patrimoniale da 100 milioni di sterline per garantire stabilità finanziaria e investimenti a lungo termine.

Ma cos’è davvero un endowment fund? Perché è così importante in un contesto come quello britannico, dove le istituzioni culturali sono spesso sospese tra sostegno pubblico e fundraising privato?

In questo articolo scopriamo nel dettaglio la visione strategica della Tate, i mecenati coinvolti, e cosa significherà questo fondo per il futuro dell’arte nel Regno Unito.

Una strategia per il futuro dell’arte

Tate, tra le più prestigiose istituzioni artistiche del Regno Unito, ha annunciato la creazione di un endowment fund — ovvero un fondo patrimoniale — dal valore potenziale di 100 milioni di sterline.

Si tratta della più ambiziosa campagna di raccolta fondi mai lanciata nella storia del museo, nata con l’obiettivo di garantire stabilità economica e sostenibilità a lungo termine.

La direttrice Maria Balshaw ha descritto l’iniziativa come “essenziale per il futuro della Tate”, ricordando che, nonostante i fondi pubblici, la gran parte del budget annuale dell’istituzione dipende da donazioni, sponsorizzazioni e ricavi commerciali.

Un fondo endowment, come quelli già attivi in molte istituzioni americane (dal MoMA al Met), funziona come un investimento a lungo termine: il capitale viene accantonato e solo i profitti annui generati vengono spesi, solitamente per supportare programmi educativi, mostre o acquisizioni.

Secondo il Guardian, la Tate ha già raccolto oltre 43 milioni di sterline grazie a donazioni iniziali da parte di grandi mecenati britannici e internazionali. L’obiettivo è raggiungere i 100 milioni entro pochi anni.

Chi sono i mecenati del progetto

Tra i primi grandi donatori figurano nomi di assoluto rilievo nel panorama dell’arte e della filantropia: Sir Leonard Blavatnik, il businessman russo-britannico da anni coinvolto nel sostegno alla cultura, ha contribuito con una sostanziosa cifra non rivelata.

Altri importanti mecenati includono la collezionista Maja Hoffmann (founder della Luma Foundation) e la famiglia Hintze, già nota per i suoi contributi alla National Gallery e a Serpentine Galleries.

In totale, più di 25 donatori hanno sostenuto la fase iniziale della campagna. Tutti i contributi sono stati accettati secondo il codice etico della Tate, che negli ultimi anni ha preso le distanze da aziende petrolifere e da fondi giudicati eticamente discutibili.

Una parte dell’interesse del fondo sarà destinata anche a rendere l’accesso all’arte più inclusivo e diversificato, secondo quanto riportato dalla stessa Maria Balshaw: “Vogliamo che l’arte sia un bene pubblico, accessibile a tutte le generazioni”.

Perché è importante un fondo endowment

Il modello di finanziamento misto delle istituzioni culturali britanniche (pubblico + privato) ha mostrato la sua fragilità durante eventi globali come la pandemia di Covid-19.

In quel contesto, molti musei — Tate compresa — si sono trovati a fronteggiare cali drammatici di entrate da biglietteria, bookshop, caffè e donazioni.

L’endowment fund punta a evitare che una simile situazione si ripeta.

Inoltre, l’indipendenza economica permetterà alla Tate di programmare con maggiore libertà artistica, senza dover necessariamente inseguire il successo commerciale immediato.

In questo, la Tate segue l’esempio di grandi musei americani come il J. Paul Getty Museum o il Museum of Modern Art di New York, i cui endowment garantiscono stabilità anche in tempi di crisi.

Quali saranno gli impieghi concreti

La direttrice ha specificato che gli interessi del fondo saranno utilizzati per:

  • Acquisizioni di opere d’arte da parte della Tate Britain e Tate Modern.

  • Sviluppo di progetti educativi e comunitari in collaborazione con le scuole.

  • Supporto a giovani artisti britannici, anche attraverso nuove residenze d’artista.

  • Miglioramento dell’accessibilità fisica e digitale ai contenuti museali.

Il fondo contribuirà anche alla digitalizzazione delle collezioni, all’espansione delle mostre in touring e alla riduzione dell’impatto ambientale delle attività museali.

Secondo quanto comunicato ufficialmente sul sito tate.org.uk, il fondo permetterà di costruire un’eredità duratura per il futuro dell’arte britannica.

Implicazioni politiche e culturali

Non va dimenticato il contesto in cui questo progetto nasce: un periodo di tagli alla cultura e di tensioni politiche intorno al finanziamento pubblico delle arti.

Il progetto rappresenta anche una presa di posizione ideologica: un invito a pensare l’arte come patrimonio collettivo, che va tutelato anche economicamente.

Il modello scelto riflette un avvicinamento al sistema americano, ma senza rinunciare al ruolo pubblico e inclusivo dell’istituzione Tate.

Non è un caso che questo annuncio arrivi mentre altri musei britannici stanno cercando nuove modalità di finanziamento, inclusi abbonamenti, membership e sponsorship selettive.

Come ha osservato l’esperta di politiche culturali Claire Bishop, la stabilità economica è la base per sperimentare davvero nuovi linguaggi artistici e rappresentazioni.

Un precedente per il Regno Unito?

Se il fondo funzionerà come previsto, potrebbe diventare un modello per altri musei pubblici nel Regno Unito e in Europa.

Molte gallerie, specie nei centri meno turistici, soffrono per la cronica mancanza di risorse strutturali.

Tate, forte del suo prestigio internazionale e delle sedi multiple (Tate Britain, Tate Modern, Tate Liverpool, Tate St Ives), ha una posizione privilegiata per attrarre donatori globali.

Tuttavia, rimane il nodo dell’equità: il rischio è che musei meno noti o in zone periferiche non abbiano lo stesso potere attrattivo.

Il governo britannico ha promesso di osservare da vicino il modello della Tate per valutare eventuali estensioni del sistema.

Cosa succede ora

Il fondo è attivo già da giugno 2025. Nei prossimi mesi, saranno annunciati i primi impieghi ufficiali degli interessi generati.

La campagna di raccolta fondi proseguirà con eventi internazionali, serate di gala e campagne digitali rivolte anche a piccoli donatori.

Una pagina ufficiale per il progetto è disponibile su Tate Endowment Campaign, dove è possibile contribuire anche con donazioni individuali.

Per chi ama l’arte, questa è anche un’opportunità concreta per contribuire al suo futuro. Come ha detto la curatrice senior della Tate Modern, Achim Borchardt-Hume, “costruire un fondo è un atto di fiducia nel potere trasformativo dell’arte”.

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Redazione Redazione Eventi e News