Ucraina, Merz annuncia la fine delle restrizioni sulle armi a lungo raggio. Ma il suo vice lo smentisce
Bruxelles – A sentire Friedrich Merz, gli alleati occidentali di Kiev avrebbero rimosso tutte le restrizioni finora imposte sull’uso delle armi a lungo raggio di loro fabbricazione da parte ucraina. Ma per il momento nessuna cancelleria ha confermato l’annuncio di ieri del Bundeskanzler. Nel frattempo, a Berlino è scoppiato il caso politico dopo che il numero due del governo di coalizione Cdu-Spd, il leader socialdemocratico Lars Klingbeil, ha smentito che l’esecutivo tedesco abbia cambiato posizione sull’invio dei missili Taurus all’Ucraina.
Friedrich Merz ha colto tutti di sorpresa ieri (26 maggio) quando, ad un evento nella capitale, ha detto chiaro e tondo che la Germania e i suoi alleati non starebbero più imponendo restrizioni sull’uso delle loro armi in territorio russo da parte dell’esercito ucraino. “Non ci sono più restrizioni sulla gittata delle armi consegnate all’Ucraina, né dai britannici, né dai francesi, né da noi, e nemmeno dagli americani“, ha dichiarato, parlando a nome non solo di Berlino ma anche di Londra, Parigi e Washington.
“Questo significa che l’Ucraina può ora difendersi, ad esempio, attaccando posizioni militari in Russia“, ha aggiunto, osservando che “con pochissime eccezioni, non l’aveva fatto fino a poco tempo fa, ma ora può farlo“. Il capo dei cristiano-democratici tedeschi ha sottolineato che, laddove “la Russia attacca obiettivi civili in modo del tutto spietato”, il Paese aggredito “non lo fa”.
Wir werden alles tun, was in unseren Kräften steht, um die Ukraine weiter zu unterstützen. Das bedeutet auch keinerlei Reichweitenbeschränkungen mehr für Waffen, die wir liefern. Die Ukraine kann sich jetzt auch verteidigen, indem sie militärische Stellungen in Russland angreift.
— Bundeskanzler Friedrich Merz (@bundeskanzler) May 26, 2025
Merz ha inoltre rivelato che sarebbe stato proprio questo uno dei motivi della sua visita a Kiev dello scorso 10 maggio, insieme al presidente francese Emmanuel Macron, al primo ministro britannico Keir Starmer e a quello polacco Donald Tusk. In quell’occasione, i leader “volenterosi” hanno assunto l’impegno di non diffondere pubblicamente l’entità delle consegne di armi all’Ucraina per mantenere un certo livello di ambiguità strategica.
L’annuncio di ieri – rimasto finora senza conferma ufficiale da parte degli altri Paesi menzionati – è parso stravolgere la linea seguita dall’esecutivo tedesco e dai partner occidentali di Kiev negli ultimi tre anni, durante i quali sono state fatte con estrema cautela delle graduali concessioni all’Ucraina riguardo al tipo di sistemi d’arma che poteva utilizzare contro l’invasore. La questione politicamente più delicata ha sempre riguardato, per l’appunto, la possibilità di colpire bersagli oltre il confine della Federazione, in territorio russo.

A lungo i missili a lungo raggio non sono stati nemmeno consegnati a Kiev. Successivamente, le cancellerie occidentali hanno iniziato a inviarli, imponendovi però delle precise restrizioni: tali armi andavano utilizzate esclusivamente all’interno dei confini ucraini, per colpire bersagli russi nei territori occupati. La rimozione di tali limitazioni farà “la differenza decisiva nella guerra“, dice Merz, secondo il quale “un Paese che può opporsi ad un aggressore solo sul proprio territorio non si difende adeguatamente”.
Le parole del leader cristiano-democratico hanno causato confusione nella politica nazionale. Poche ore dopo la fuga avanti del Bundeskanzler, il suo vice Lars Klingbeil (presidente dell’Spd e ministro delle Finanze) lo ha smentito pubblicamente, sostenendo che la posizione del governo non è cambiata: “Non c’è nessun accordo che vada oltre” a quanto deciso dal precedente esecutivo, guidato dal suo compagno di partito Olaf Scholz.
Merz ha così provato oggi (27 maggio) a gettare acqua sul fuoco, specificando che si riferiva ad una decisione presa diversi mesi fa dalla Germania e dai suoi alleati. Parlando accanto al primo ministro finlandese Petteri Orpo durante una conferenza stampa congiunta a Turku, Merz ha rimarcato che “la questione della limitazione della gittata delle armi dispiegate (in Ucraina, ndr) ha avuto un ruolo qualche mese e qualche anno fa“, ribadendo che “i Paesi che hanno imposto limitazioni di gittata hanno da tempo abbandonato questi requisiti“.

Quella di ieri non sarebbe dunque una novità ma piuttosto “qualcosa che sta accadendo da mesi, cioè che l’Ucraina ha diritto ad usare le armi che riceve anche al di fuori dei propri confini, contro obiettivi militari in territorio russo”. Lo scorso novembre, l’allora presidente Usa Joe Biden aveva effettivamente accordato a Kiev la possibilità di utilizzare gli Atacms (300 chilometri di gittata) per colpire obiettivi militari in Russia vicino al confine, e lo stesso mese era arrivato anche da Londra il disco verde all’uso degli Storm shadow con le medesime restrizioni.
Il nodo della questione, dalla prospettiva di Berlino, è la fornitura dei missili da crociera Taurus a Kiev. Scholz si è sempre rifiutato di inviare all’Ucraina queste potenti armi a lungo raggio (con gittata superiore ai 500 chilometri), nel timore che Mosca potesse considerare questo gesto come un’escalation del conflitto e una partecipazione diretta della Germania nella guerra.
Una posizione da sempre osteggiata da Merz, impegnatosi in campagna elettorale ad inviare i Taurus alla resistenza ucraina. Se punterà i piedi coi partner socialdemocratici, il suo governo appena entrato in carica potrebbe andare incontro alla prima seria crisi interna. Ma dopo le precisazioni odierne, questo rischio sembra allontanarsi.
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