Virus West Nile: arrivano le indicazioni dell'Istituto Superiore di Sanità

Lug 23, 2025 - 19:30
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Virus West Nile: arrivano le indicazioni dell'Istituto Superiore di Sanità

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Dopo un decesso nella provincia di Latina, il sistema sanitario intensifica il monitoraggio: le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità sul Virus West Nile, che non vogliono creare allarmismo ma comunque invitano alla prudenza.


Al 20 luglio 2025, in Italia sono stati confermati dieci casi di infezione da virus West Nile dall’inizio dell’anno. Sette di questi si concentrano nel Lazio, tutti nella provincia di Latina, dove si è registrata anche una vittima. Lo rende noto l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che partecipa al sistema di sorveglianza nazionale insieme al Ministero della Salute.

Rispetto allo stesso periodo del 2024, quando erano stati notificati 13 casi senza decessi, l’attenzione è ora maggiore per l’aggravarsi del quadro clinico in alcuni pazienti. Dei sette contagi riscontrati nel Lazio, sei hanno sviluppato la forma neuro-invasiva della malattia, particolarmente pericolosa, mentre un caso ha manifestato soltanto sintomi lievi. I pazienti colpiti hanno un’età compresa tra i 63 e gli 86 anni, con una mediana di 72 anni. Quattro sono uomini, tre donne.

Virus West Nile: le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità

Il West Nile è un agente patogeno appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, individuato per la prima volta nel 1937 in Uganda, nel distretto omonimo. È oggi presente in vari continenti, tra cui Africa, Europa, Asia occidentale, America e Australia.

La trasmissione avviene principalmente attraverso la puntura di zanzare infette, in particolare del genere Culex, che fungono da vettori dopo aver contratto il virus da uccelli selvatici. In misura molto minore, la trasmissione può avvenire anche tramite trasfusioni, trapianti o da madre a feto. Non è invece contagioso tra esseri umani per via diretta. Anche alcuni animali domestici come cavalli, cani e gatti possono essere colpiti, seppur raramente.

Sintomi e forme cliniche

La fase di incubazione può variare da due a quattordici giorni, ma può estendersi fino a tre settimane nei soggetti con fragilità immunitaria.

Molti infetti restano asintomatici. Tra coloro che sviluppano sintomi, circa un quinto lamenta manifestazioni lievi: febbre, malessere, nausea, cefalea, sfoghi cutanei o ingrossamento dei linfonodi. Nei bambini è più comune una febbre lieve, mentre nei giovani si osservano febbre più elevata, dolori muscolari e oculari. Negli anziani o nelle persone con condizioni di salute compromesse, la malattia può assumere forme più aggressive.

Nei casi più gravi, che riguardano meno dell’1% degli infetti, il virus può intaccare il sistema nervoso centrale, provocando encefaliti, meningiti o paralisi. I sintomi severi includono febbre alta, tremori, confusione, disturbi visivi, fino a convulsioni e coma. In situazioni estreme, il danno neurologico può essere permanente o fatale.

Come si diagnostica

L’identificazione del virus avviene mediante test di laboratorio eseguiti su campioni di sangue o, se necessario, su liquido cerebrospinale. Si cercano anticorpi specifici di tipo IgM, che tuttavia possono persistere a lungo anche dopo la guarigione. Per questo motivo, è spesso necessario ripetere il test a distanza di tempo, soprattutto se il prelievo è stato effettuato nei primi giorni dall’esordio dei sintomi, periodo in cui il risultato potrebbe risultare negativo. In alternativa, è possibile ricorrere alla PCR o alla coltura virale.

Prevenzione: l’importanza di difendersi dalle zanzare

Attualmente non esiste un vaccino contro il virus West Nile. Alcuni prototipi sono in fase di sperimentazione, ma per il momento la strategia più efficace rimane la prevenzione. L’obiettivo è ridurre il rischio di punture, soprattutto nelle ore critiche del giorno, all’alba e al tramonto.

Ecco alcune misure consigliate:

  • applicare repellenti cutanei e indossare abiti che coprano gambe e braccia quando si è all’aperto;

  • installare zanzariere alle finestre;

  • eliminare i ristagni d’acqua, svuotando regolarmente vasi, secchi o sottovasi;

  • cambiare spesso l’acqua nelle ciotole degli animali;

  • tenere le piscinette per bambini svuotate e capovolte quando non in uso.

Trattamenti disponibili

Non esistono farmaci specifici contro l’infezione. Nei casi lievi, i sintomi tendono a risolversi spontaneamente nel giro di pochi giorni o settimane. Nelle forme più gravi, è necessario il ricovero ospedaliero, con terapie di supporto come la somministrazione di liquidi per via endovenosa o l’assistenza respiratoria.

Le autorità sanitarie ribadiscono l’importanza di mantenere alta l’attenzione durante i mesi estivi, quando le zanzare sono più attive. Una corretta informazione e comportamenti preventivi possono fare la differenza nel contenere la diffusione del virus.

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