Bilancio Ue, il pollice verso di Wwf e Greenpeace: «Così si indebolisce la lotta alla crisi climatica»

Lug 17, 2025 - 19:30
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Bilancio Ue, il pollice verso di Wwf e Greenpeace: «Così si indebolisce la lotta alla crisi climatica»

L’entusiasmo espresso da Ursula von der Leyen per la proposta di bilancio pluriennale Ue presentata ieri dalla Commissione europea si sta dimostrando sempre più un caso isolato.  Dopo la bocciatura arrivata dai relatori del testo al Parlamento europeo per la mancanza di ambizione (nel merito) e di trasparenza (nel metodo), e dopo le critiche mosse da sigle ambientaliste europee, ulteriori critiche arrivano dal mondo dell’associazionismo. 

Greenpeace Italia esprime profonda preoccupazione per la proposta di riforma della Politica agricola comune (Pac) messa a punto da Bruxelles. Il nuovo regolamento, viene sottolineato, non prevede alcun finanziamento vincolante destinato alle misure ambientali e climatiche, indispensabili per mitigare l’impatto devastante del settore agricolo e per preservare le fondamenta della nostra produzione alimentare. Attualmente, la Pac destina circa un terzo dei suoi fondi a iniziative ambientali e di lotta al cambiamento climatico, mentre la nuova proposta abbandona ogni forma di garanzia su tali investimenti, affidando agli Stati membri la piena discrezionalità nell’allocazione delle risorse. In sostanza, potrebbero essere azzerati i contributi destinati all’agricoltura verde, compromettendo la tutela del nostro territorio, della biodiversità e la lotta contro lo spopolamento delle campagne.

«Affidare agli Stati membri il potere di decidere quanto investire nelle misure verdi e chi beneficia degli aiuti è estremamente preoccupante e mette a rischio l’obiettivo stesso della Pac», dichiara Marco Contiero, direttore della Politica agricola di Greenpeace Europa. «La discrezionalità mette a rischio non solo il finanziamento di azioni concrete contro l’impatto ambientale insostenibile dell’agricoltura industriale, ma rischia di favorire il perpetuarsi di una distribuzione scandalosamente diseguale dei sussidi, premiando le aziende più ricche e inquinanti. Senza regole chiare, controlli severi e una supervisione rigorosa, l’Unione Europea rischia di accelerare sia la chiusura delle piccole aziende agricole, sia il deterioramento degli ecosistemi a cui tutti teniamo».

 Per l’organizzazione ambientalista, ci sono però alcuni elementi positivi nella proposta. La Commissione prevede misure significative per modificare l'attuale sistema di sussidi, basato principalmente sull'estensione di superficie coltivata, che fa sì che la maggior parte dei fondi agricoli dell'Ue vada a ricchi proprietari terrieri e aziende agricole industriali. Il nuovo piano fisserebbe un limite massimo all'importo dei fondi pubblici che ogni azienda agricola può ricevere, i pagamenti basati sugli ettari coltivati diminuirebbero con l'aumentare delle dimensioni delle aziende agricole e i fondi dovrebbero essere destinati in modo più mirato agli agricoltori bisognosi. Greenpeace avverte che dare ai governi nazionali ampia discrezionalità nel decidere quali aziende agricole hanno bisogno di un sostegno supplementare rischia di compromettere questo approccio progressista volto ad affrontare le enormi ingiustizie nell'agricoltura europea.

Ciò, sottolinea l’associazione, è particolarmente importante per un Paese come l’Italia, con un tessuto agricolo frammentato e molte famiglie di agricoltori in difficoltà economica. Inoltre, la Commissione intende introdurre limiti di densità di animali allevati nelle aree vulnerabili all’inquinamento da azoto, insieme a incentivi per estensivizzare la produzione zootecnica e per sostenere la transizione verso sistemi più sostenibili. Si tratta di primi necessari passi verso una zootecnia a basso impatto.

Non poche criticità del testo messo a punto da Bruxelles vengono segnalate anche dal Wwf, che prende atto della decisione della Commissione Ue di mantenere un obiettivo di spesa ambientale al 35%, che include clima e biodiversità. Tuttavia, aggiunge il Panda, «il livello di ambizione appare molto ridotto rispetto al bilancio precedente, nonostante l’urgenza di aumentare gli investimenti pubblici in questi settori»: «Riunire tutte le spese ambientali sotto un unico target rischia di marginalizzare la biodiversità e di far passare come “decarbonizzazione” soluzioni false o dilatorie. Inoltre, l’assenza di obiettivi settoriali e le debolezze nella metodologia di tracciamento possono svuotare di efficacia il target stesso. Senza criteri chiari, trasparenti e garanzie vincolanti sull’uso dei fondi da parte degli Stati membri, il 35% rischia di diventare la foglia di fico di Ursula von der Leyen».

 Secondo l’associazione ambientalista è ora compito dei degli Stati membri e del Parlamento europeo alzare l’asticella e garantire che almeno il 50% del bilancio sia destinato a veri investimenti per il clima e la natura. ​

Tra le decisioni più gravi da rivedere, viene sottolineato, c’è la soppressione del Programma Life, l’unico strumento Ue interamente dedicato a progetti per il clima, la biodiversità e l’ambiente. «Nel tentativo di semplificare, la Commissione ha creato un mostro burocratico. Smantellando l’attuale programma Life e fondendolo nei due grandi pilastri del nuovo QFP, destinati a coprire una lunga lista di obiettivi senza priorità chiare, rischia di privare di fondi azioni cruciali per natura e clima».

Ancora più preoccupante, per il Panda, è il fatto che la Commissione si attribuisca piena discrezionalità su come e quanto perseguire tali obiettivi, minando la stabilità del sostegno per agricoltori, silvicoltori e autorità locali, e riducendo il ruolo del Parlamento europeo nella definizione del bilancio dell’Ue. «Un errore clamoroso che mette a rischio migliaia di progetti in tutta Europa e in Italia (principale beneficiaria del Programma). Senza Life, viene meno un canale di finanziamento accessibile, trasparente e stabile per la società civile, il mondo scientifico e gli enti locali».

Anche la proposta della Commissione europea per la Pac post-2027 rappresenta per il Wwf un passo indietro nella costruzione di un sistema alimentare realmente sostenibile: nonostante l’introduzione di un tetto ai pagamenti per ettaro, che mira a correggere alcuni squilibri storici nella distribuzione dei fondi, il cuore della proposta è fortemente indebolito da un’impostazione che privilegia la flessibilità nazionale a scapito di obiettivi ambientali comuni vincolanti. «La totale assenza di vincoli di spesa e valutazione dei risultati per le misure agroambientali e climatiche, ora completamente lasciate alla discrezionalità degli Stati membri, rischia di svuotare di contenuto gli strumenti più importanti per proteggere suolo, acqua, biodiversità e clima».

​Allo stesso tempo, la retorica della Commissione sul passaggio dagli obblighi agli incentivi appare infondata, per il Panda: nella proposta non vi è alcuna garanzia che incentivi reali verranno messi in campo, né che saranno sufficienti a compensare la perdita di vincoli minimi. In un contesto di crisi climatica e ambientale senza precedenti, questa PAC lascia mano libera ai governi nazionali senza assicurare né responsabilità né risultati. Il rischio concreto è che si continui a finanziare modelli agricoli intensivi e distruttivi, ignorando le leggi ambientali e compromettendo ancora di più il futuro della nostra agricoltura.

L’associazione attira inoltre l’attenzione sui sussidi dannosi, segnalando che le intenzioni ci sono, i fatti no: la Commissione conferma l’impegno – almeno sulla carta – a eliminare i sussidi dannosi per l’ambiente, applicando il principio “Do No Significant Harm” previsto dal Regolamento Finanziario. Ma anche qui, le eccezioni previste nella proposta destano grande preoccupazione, e rischiano di svuotare di significato questa promessa. «Eliminare i sussidi che danneggiano clima e natura non è solo una priorità ambientale, è anche una scelta economicamente intelligente: consente di liberare risorse, correggere distorsioni e rafforzare una politica industriale veramente sostenibili».  

Serve un cambio di rotta, dice in conclusione il Wwf: «La proposta della Commissione rappresenta una svolta negativa che non possiamo accettare. Chiediamo al Governo italiano e a tutti gli europarlamentari italiani di intervenire subito per: salvare il Programma LIFE come strumento autonomo, stabile e accessibile a tutti i beneficiari; garantire che almeno il 50% del bilancio UE sia destinato a investimenti ambientali veri e verificabili; eliminare realmente i sussidi dannosi, senza eccezioni; Pac, fissare obiettivi ambientali per clima e biodiversità vincolanti con una spesa minima obbligatoria, introdurre il valore del lavoro e la multifunzionalità nei criteri per i pagamenti diretti. L’Europa non può affrontare le crisi climatica e della biodiversità con bilanci deboli, vaghi e incoerenti. È il momento di decidere se vogliamo davvero un futuro sostenibile – o solo farne retorica».

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