Cresce l’interesse per il biometano, poco sconosciuto ma con caratteristiche promettenti


L’interesse in Italia per l’utilizzo del biometano sta crescendo pur essendo evidenti i principali ostacoli alla sua diffusione – normativi e infrastrutturali in primis. Vediamo insieme quale ruolo potrebbe avere nella transizione energetica del nostro Paese
Il biometano è sempre più al centro del dibattito pubblico a causa del suo potenziale come fonte di energia rinnovabile e pulita, nonché per il suo contributo alla transizione energetica e alla riduzione delle emissioni.
È considerato una soluzione chiave per decarbonizzare diversi settori, come i trasporti e il riscaldamento e per diversificare il mix energetico, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili.
Tuttavia, pur essendo considerato una fonte di energia rinnovabile (anche se ancora poco conosciuta), il biometano non è ancora percepito come completamente pulito, a causa di alcuni fattori che possono generare impatti ambientali.
Questi includono le emissioni durante il processo di produzione, i potenziali cattivi odori, le dimensioni degli impianti e il trasporto delle biomasse (se l’impianto si trova lontano dal luogo in cui verranno recuperate le biomasse, il loro trasporto contribuirà a rilasciare emissioni di CO2 nell’ambiente).
Differenze tra biogas e biometano
Più precisamente, si parla di biogas quando ci si trova in presenza di gas prodotto dalla fermentazione anaerobica di materia organica, come scarti alimentari o deiezioni animali, che contiene principalmente metano e anidride carbonica.
Si parla, invece, di biometano quando il biogas ha subito un processo di purificazione per rimuovere l’anidride carbonica e altri gas, rendendolo molto simile al gas naturale e, quindi, utilizzabile per le stesse applicazioni.
Per i non addetti ai lavori, il processo di trasformazione che avviene all’interno di un impianto di biometano si articola in:
- trasporto, stoccaggio e pre-trattamento delle biomasse
- digestione anaerobica (la sostanza organica viene degradata e trasformata in biogas)
- purificazione o upgrading, che elimina gas e impurità come l’azoto, l’ammoniaca, l’anidride carbonica, per poterlo così immettere nella rete del gas naturale
- stoccaggio e commercializzazione
A questo punto, il biometano ottenuto potrà essere usato per la produzione di energia elettrica o termica e come combustibile nel settore dei trasporti.
Tra le iniziative imprenditoriali più recenti in ambito di biometano in Italia, troviamo di particolare interesse quella della società Biorig. Si tratta della divisione dedicata al biometano della multinazionale spagnola Solarig, già attiva da oltre 15 anni in Italia nel campo delle energie rinnovabili.
L’Italia, per Biorig, rappresenta un mercato di grande interesse, dal momento che ci si attende un forte sviluppo del biometano nel nostro Paese a seguito degli impegni ambiziosi che il nostro Paese ha formalizzato nel Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima), in accordo con l’Unione europea.
È prevista, infatti, una produzione di biometano pari a 5,7 miliardi di metri cubi all’anno da raggiungere entro il 2030, mentre attualmente la produzione nazionale si aggira intorno ai 570 milioni di metri cubi all’anno.
Questo sviluppo sarà sostenuto da incentivi, sia tramite il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e di resilienza) che attraverso altri meccanismi come i Certificati di Immissione in Consumo (Cic – negoziabili e rilasciati dal Gse – Gestore dei servizi energetici – e attestano l’immissione in consumo in un determinato anno di un vettore energetico rinnovabile sostenibile per i trasporti) e accordi di lungo termine.
L’Italia in questo modo mira a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e a decarbonizzare diversi settori; il biometano, con la sua capacità di contribuire fino al 15% della domanda di gas entro il 2030, è considerato un tassello fondamentale in questa transizione.
Lo sviluppo del biometano in Italia è stato frenato in questi anni da una combinazione di fattori, tra cui ostacoli normativi, costi elevati, difficoltà logistiche, e la necessità di aggiornare le infrastrutture di rete.
Inoltre, la mancanza di chiarezza e coordinamento a livello nazionale, insieme alla diffidenza di alcune comunità locali (il cosiddetto effetto Nimby – Not in my back yard, in italiano Non nel mio cortile), ha ulteriormente rallentato la crescita del settore.
Facendo tesoro di quanto già realizzato in Spagna, i vertici aziendali di Biorig prevedono di investire in Italia 300 milioni di euro entro il 2030 per la costruzione di 20 impianti, in grado di produrre 90 milioni di metri cubi di biometano che potrebbero soddisfare il consumo di 360.000 abitazioni.
Crediti immagine: Depositphotos
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