Donatella Rettore: 70 anni di stile e provocazione

70 anni e non sentirli. Donatella Rettore festeggia un compleanno importante e continua a essere una forza della natura. Anzi, un’icona. Con la sua voce tagliente, i testi ironici e irriverenti, lo stile anticonformista e camaleontico, ha rivoluzionato la scena musicale italiana dagli Anni 70 in poi.

Prima che il pop diventasse spettacolo, lei lo era già: chioma biondo platino, abiti di latex, trucco teatrale e un’attitudine punk che l’ha resa inconfondibile. A cavallo tra rock, disco e new wave, Rettore ha incarnato una femminilità libera, selvaggia e mai addomesticata.
Canzoni come Splendido splendente, Kobra e Lamette sono diventate inni di ribellione, così come i suoi look: provocatori, kitsch, visionari. Non ha mai inseguito le mode. Semmai le ha anticipate.

Donatella Rettore negli Anni 80
Dagli esordi alla metamorfosi glam
Nata a Castelfranco Veneto nel 1955, Donatella Rettore debutta nel 1973 con un’immagine ancora convenzionale. La svolta arriva nel 1979 con Splendido splendente: il brano, una critica alla chirurgia estetica, è un inno all’autodeterminazione del corpo. Rettore si presenta con capelli ossigenati, body aderenti e una nuova estetica ispirata al glam rock. È la nascita di un personaggio: una creatura di scena che mescola irriverenza, ironia e sensualità spudorata.
Anni 80: tra hit e provocazioni
Il decennio successivo è il suo regno. Con Kobra (1980), Donatella (1981), Lamette (1982) e Femme Fatale (1983), sforna un successo dopo l’altro. Ogni apparizione televisiva diventa un evento. Al Festival di Sanremo è divisiva: troppo eccentrica, troppo avanti. Ma proprio per questo irripetibile. I look? Tute in lurex, pantaloni animalier, mantelli, corsetti, stivali sopra il ginocchio. È una pantera glam, un mix esplosivo di rock e teatralità. E mentre il pop italiano ancora fatica a uscire dagli schemi, Rettore li demolisce con un sorriso sfrontato e la sua inconfondibile erre moscia.

Donatella Rettore nel 1989
Un’estetica che anticipa i tempi
Prima di Lady Gaga, prima di Madonna: Rettore era già tutto. Il suo modo di stare in scena, di trasformare il corpo in costume e il costume in messaggio, anticipa l’estetica queer e genderfluid degli anni Duemila. Latex, piume, borchie, trucco esagerato: la moda per lei non è mai stato solo abbellimento, ma linguaggio visivo e identità. Anche nelle cover dei dischi (vere opere di pop art), la sua immagine esplode in tutta la sua eccentricità: ritratta come una Barbie punk, una dominatrice postmoderna o una Venere psichedelica.

La cover dell’album Magnifico Delirio del 1980
Silenzi, ritorni, verità
Dagli Anni 90 in poi, la sua presenza si fa più intermittente. Ma ogni ritorno è un colpo di teatro. Partecipa a reality (ospite del Grande Fratello, è stata concorrente de La Fattoria), lancia nuovi brani, si racconta con disarmante sincerità: parla di abusi, di femminismo, di amore libero. Senza mai tradire se stessa. E anche quando il mercato musicale cambia direzione, lei resta fedele alla sua poetica dirompente, fatta di giochi di parole, doppie letture e autoironia feroce.
L’eredità (pop) di una ribelle

Ansa
Oggi Donatella Rettore è considerata una musa da artisti come Achille Lauro e Myss Keta. La sua influenza si avverte nei videoclip contemporanei, nei look sopra le righe, nella voglia di abbattere i confini tra i generi. A 70 anni continua a salire sul palco con l’energia di una ventenne, a cantare le sue hit con ironia, orgoglio e una dose di anarchia. Perché Donatella è così: fuori dalle etichette, fuori dagli schemi, fuori controllo. E proprio per questo, perfettamente coerente.
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