Ecco dove rifugiarsi per non morire di caldo

Diverse metropoli da frequenti bollini rossi stanno organizzando i rifugi climatici per ospitare chi non può lasciare la città. Ecco le città italiane che sull’onda di quelle spagnole si sono già organizzate. E a Modena spunta un ecovillaggio…
Alla prossima ondata di calore è bene tenere sotto mano la mappa dei rifugi climatici, ovvero quegli spazi urbani – pubblici e comunque accessibili liberamente – che offrono sollievo durante le ondate di calore estivo, sempre più frequenti e intense a causa dei cambiamenti climatici.
È buona cosa prendere in considerazione di non tentare a tutti i costi di resistere al caldo: i decessi stanno aumentando e la cosa sta diventando preoccupante.
Durante l’ondata di calore tra il 23 giugno e il 2 luglio 2025, uno studio condotto da Imperial College London e London School of Hygiene & Tropical Medicine ha stimato 2.300 decessi legati al caldo in 12 città europee. Di questi, circa 1.500 morti (il 65%) sono attribuibili direttamente al cambiamento climatico.
Insomma, per non far rifugiare nei centri commerciali la gente che, magari a casa non possiede un condizionatore d’aria, diversi comuni italiani (andando al seguito di municipalizzate europee come quelle spagnole) hanno pensato di allestire dei luoghi dove le temperature sono più miti (grazie a vegetazione, ombra o climatizzazione), con facile accesso ad acqua potabile, con sedute, ventilazione e servizi essenziali e soprattutto con apertura gratuita durante le emergenze meteo sanitarie da caldo.
Questi luoghi svolgono una funzione vitale soprattutto per fasce vulnerabili come anziani, bambini e persone fragili, e si inseriscono nel più ampio concetto di resilienza urbana e giustizia climatica.
Rifugi climatici in italia: una rete in espansione
Le città italiane stanno iniziando a creare e mappare i rifugi climatici, prendendo spunto da modelli come Barcellona. Ma anche Parigi si è mossa per tempo con soluzioni ad hoc.
- Bologna ha attivato una rete di 15 rifugi climatici, tra cui biblioteche, centri civici e piazze coperte (come la Lucio Dalla)
- Firenze ha una mappa attiva online con 44 rifugi climatici: 37 aree verdi attrezzate e 7 spazi pubblici climatizzati
- Torino ha biblioteche, parchi e fontane urbane che sono stati ufficialmente riconosciuti come luoghi di rifugio. La città lavora anche sull’espansione del verde urbano
- Napoli dispone di oasi verdi, portici storici e iniziative civiche come quelle promosse da Cleanap che ha messo a punto una rete non formale di rifugi anti-caldo
- a Roma è in corso un progetto di mappatura dei luoghi freschi pubblici; alcuni centri anziani e biblioteche già funzionano come rifugi
- a Milano i lavori sono in corso: il capoluogo lombardo non ha ancora una rete ufficiale, ma nel piano aria-clima si prevede l’implementazione di spazi verdi e refrigerati accessibili a tutti. Intanto chi può si rifugia nelle biblioteche
Un caso studio d’eccellenza: l’ecovillaggio Montale
A Montale, frazione di Castelnuovo Rangone (Modena), si trova un ecoquartiere che è già, di fatto, un rifugio climatico certificato. Il Cnr – Istituto per la bioeconomia ha validato i suoi benefici ecosistemici:
- 105 tonnellate di CO2 assorbite dal verde dal suo impianto
- 30,5 tonnellate/anno di CO2 sequestrate attualmente
- 20 tonnellate/anno di ossigeno prodotte
- 43 kg/anno di inquinanti atmosferici rimossi (O3, NO2, PM10, PM2.5)
- 4 m3/anno di acqua piovana assorbita, contrastando il rischio idraulico
Con quasi 6.000 tra alberi e arbusti e 8.000 m2 di prato, ecovillaggio Montale offre un microclima più fresco, ombreggiato e salubre, in grado di proteggere la comunità locale dal caldo estremo.
Secondo l’agronoma Marcella Minelli che ha curato l’analisi Esg del progetto, l’efficienza dell’area verde nel generare servizi ecosistemici raggiunge l’85% del potenziale massimo: un modello replicabile per l’urbanistica climatica del futuro.
In molte città italiane, i rifugi climatici stanno entrando nei Paesc (piani d’azione per l’energia sostenibile e il clima), ma serve uno sforzo sistemico per garantirne l’accessibilità capillare.
L’obiettivo? Offrire almeno un rifugio a 10 minuti a piedi da ogni cittadino, come accade a Barcellona. E dove il clima morde, il verde può essere la risposta.
Crediti immagine: Depositphotos
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