Federica Pellegrini: “Lo sportivo è una persona dai valori alti, ora anche la moda ci vede”

Il nuoto resta nella sua vita, anche ora che le vasche non sono più il suo campo di gara quotidiano. Lo si intuisce dalla passione con cui Federica Pellegrini, per il secondo anno volto di Nike e Nike Swim (di cui 3A è distributore esclusivo per il mercato italiano), ha scelto di rimanere vicina allo sport che l’ha consacrata più volte campionessa.

Il filo conduttore è la sua Fede Academy, con una partnership – quella con Nike – che va oltre un semplice accordo di immagine. “Sono felice che questa avventura prosegua – racconta Pellegrini a Pambianco Sport – perché condividiamo un assetto valoriale molto simile. Dal 2021 (anno in cui si è ritirata dall’attività agonistica dopo aver vinto l’ultima medaglia d’oro ai Campionati italiani invernali, ndr.) la mia vita è cambiata: non è più solo high performance. Il nuoto fa ancora parte della mia storia e Nike Swim supporta anche la mia accademia, un sostegno importante per garantire ai ragazzi una qualità sportiva molto alta, affiancandoci con prodotti di altissima qualità”.

Guardando alla partnership con il marchio a stelle e strisce, è impossibile non riflettere su come oggi il legame tra sport e moda sia diventato un tema centrale per il settore – in questo spaccato, il tennis, più di altri sport, ha recentemente subito una vera e propria invasione di campo. Un fenomeno che Federica osserva da un duplice ruolo: da un lato come atleta che ha sempre vissuto lo sport ai massimi livelli, dall’altro come donna consapevole del proprio ruolo. “Da sempre lo sportivo piace perché è una persona con valori alti e, soprattutto, con un viso pulito – spiega – non solo in senso estetico, ma perché lo sport è un ambiente che resta pulito anche quando il resto del mondo è toccato da dinamiche complesse. Credo che sia questo ad attrarre i brand, oltre al fatto che, di solito, chi fa sport ha sempre amato la moda. Ma è bello vedere che ora anche la moda riconosce nello sportivo un punto di riferimento”.

Un cambio di prospettiva che, grattando la superficie, indica anche un diverso rapporto con il corpo, le cosiddette forme e, più in generale, gli immaginari legati all’estetica, prendendo le distanze da determinati stereotipi. “A me piace molto questo cambiamento, soprattutto rispetto alla fisicità. Lo sportivo ha una fisicità che prescinde dal proprio sport, quindi trovi fisicità completamente diverse. Soprattutto in campo femminile questo mi piace molto: il fatto di non avere un’omologazione forzata di bellezza, ma finalmente capire che c’è una bellezza che ci accomuna con fisicità completamente diverse”.

Il dialogo con Nike potrebbe evolvere anche oltre il ruolo di ambassador. “Sarebbe bello lavorare a una collaborazione di prodotto, una collezione insieme, anche perché sul costume da nuoto potrei sicuramente dare una mano”, ironizza. Una possibile capsule che, seppur rimanga un desiderio, certamente attirerebbe molti appassionati, unendo l’esperienza tecnica di chi conosce la vasca alle esigenze degli atleti.

E parlando di nuoto, Federica osserva con orgoglio la crescita della nazionale italiana, che negli ultimi anni ha saputo imporsi non solo grazie a singoli talenti ma come squadra.

“Quando ho smesso di nuotare, avevo detto che la squadra che si sarebbe affacciata l’anno dopo sarebbe stata la nazionale più forte, e di fatto è stato così. Hanno preso moltissime medaglie in tutte le grandi competizioni. Non c’è più solo un personaggio trainante, come potevo essere io qualche anno fa, ma c’è una squadra che ha una sua identità, composta da tanti atleti molto forti. Oggi possiamo competere con potenze come America, Australia, Cina, ed è bellissimo”.

E tra gli atleti che segue da vicino c’è sicuramente Nicolò Martinenghi, oro olimpico a Parigi 2024 nei 100 metri rana, allenato dal marito Matteo Giunta (“diciamo che ce l’ho proprio in casa”, ironizza), e un’attenzione particolare al movimento femminile: “Gli altri nomi sono prettamente femminili, perché vorrei che, dopo tanti anni di grandissimi risultati maschili, adesso la squadra femminile cominciasse a farsi sentire”. Certo, trovare ‘il balance’ – come si dice oggi – a determinati livelli, soprattuto se in solitaria, è un lavoro costante e complesso, e Pellegrini lo ricorda bene. “Guardando al mio percorso, è stato quello il difficile: essere l’unica fonte di medaglia della squadra a tantissimi livelli. Agli Europei abbiamo sempre preso tante medaglie, ma dai Mondiali in su è difficile, perché senti enormemente la pressione, di fatto tutti stanno aspettando te. Dall’altro lato, è bello perché se vinci ricevi il triplo dell’entusiasmo. Però se vai male, la caduta è un triplo ‘bleh’. Quindi secondo me la squadra di oggi vive un momento, a livello di equilibrio interno, molto più facile da gestire”.

Nel suo sguardo al futuro c’è anche Milano Cortina 2026, dove la campionessa ricopre il ruolo di ambassador e membro del comitato organizzatore. “Quando parliamo di Olimpiadi, parliamo di una macchina enorme. Basta posizionare i cinque cerchi in piazza Duomo perché la gente senta l’aura olimpica, anche senza magari sapere esattamente cosa sia. È un momento che unisce il mondo e il fatto che le Olimpiadi siano in casa amplifica l’effetto: avere grandi atleti che gareggeranno in Italia per una medaglia è per me incredibile”.

Complice forse una competitività che difficilmente affievolisce nel tempo, oggi Pellegrini rimane impegnata su più fronti, con la Fede Academy in crescita, un libro in uscita e un film in preparazione che racconterà alcuni anni della sua carriera. “Lo sport resta un pezzo di me – conclude – e sono felice di poterlo restituire anche alle nuove generazioni, in forme diverse ma sempre con la stessa passione”.