Ghana. Mahama riforma la sicurezza del paese

di Giuseppe Gagliano –
Dal suo insediamento a gennaio 2025, il presidente del Ghana John Dramani Mahama ha posto al centro della sua agenda politica una profonda ristrutturazione del sistema di sicurezza nazionale, un’operazione che coinvolge esercito, polizia e servizi segreti. Questa mossa, annunciata con decisione e accompagnata da un investimento di 1 miliardo di cedi ghanesi (circa 60 milioni di dollari), risponde alle crescenti sfide interne ed esterne che il Paese deve affrontare in un contesto regionale sempre più instabile. Ma quali sono i dettagli di questa riforma e quali le motivazioni che la rendono così urgente?
Il Ghana, spesso considerato un faro di stabilità democratica in Africa occidentale, si trova oggi a confrontarsi con minacce che richiedono un apparato di sicurezza moderno ed efficiente. A nord il confine con il Burkina Faso, lungo circa 600 chilometri, è poroso e vulnerabile all’infiltrazione di gruppi jihadisti che operano nel Sahel. Secondo fonti della sicurezza ghanese, il traffico di armi, carburante e persino esplosivi attraverso i valichi non ufficiali rappresenta un rischio crescente. La siccità che affligge le regioni settentrionali, unita a tensioni interetniche e a un alto tasso di disoccupazione giovanile, crea un terreno fertile per la radicalizzazione, come evidenziato dal ricercatore Alhassan Tahiru. Questi fattori rendono il nord del Ghana, in particolare l’area di Bawku, un punto critico per la sicurezza nazionale.
A ciò si aggiunge la necessità di mantenere la stabilità interna in vista delle elezioni del 7 dicembr, un appuntamento che, come sottolineato da analisi recenti, potrebbe essere bersaglio di tentativi di destabilizzazione. In questo contesto la riforma del sistema di sicurezza voluta da Mahama si configura come una risposta strategica per rafforzare le istituzioni e preservare la coesione nazionale.
Uno dei primi passi di Mahama è stato nominare nuovi vertici per le forze di sicurezza. Attraverso una serie di incarichi strategici, il presidente ha collocato funzionari di fiducia in posizioni chiave all’interno dell’esercito, della polizia e dei servizi segreti. Questo rinnovamento, annunciato ufficialmente il 15 gennaio 2025, mira a garantire un coordinamento più efficace e una maggiore accountability. Mahama ha esortato i nuovi responsabili a operare con eccellenza, equità e impegno per le riforme, sottolineando l’importanza di un sistema di sicurezza che sia al servizio di una società giusta e ordinata.
Parallelamente il governo ha stanziato un budget di 1 miliardo di cedi per il retooling delle agenzie di sicurezza, come annunciato a seguito di una riunione del Consiglio di Sicurezza nazionale nel giugno 2025. Questo investimento è destinato a migliorare le capacità operative delle forze armate e di polizia attraverso l’acquisizione di nuove attrezzature, la modernizzazione delle infrastrutture e la formazione del personale. Secondo il Ministro dell’Interno, Muntaka Mohammed-Mubarak, l’obiettivo è rafforzare la capacità di risposta delle forze di sicurezza alle minacce emergenti, che si tratti di criminalità organizzata, infiltrazioni jihadiste o disordini interni.
Le Ghana Armed Forces, che comprendono esercito, marina e aviazione, hanno una lunga tradizione di contributi a missioni di pace internazionali, come quelle in Libano, Afghanistan e durante il genocidio ruandese, dove i soldati ghanesi hanno ricevuto elogi per il loro operato. Tuttavia, l’esercito ghanese, nato nel 1959 dopo l’indipendenza dalla Gran Bretagna, ha spesso sofferto di carenze strutturali, come evidenziato da un rapporto del 1967 che lamentava la trascuratezza del benessere delle truppe a causa degli impegni politici dei vertici militari.
Oggi, sotto la guida di Mahama, l’esercito sta vivendo una fase di rinnovamento. La modernizzazione include l’aggiornamento delle unità di supporto al combattimento, come il 66th Artillery Regiment, e un focus su tecnologie avanzate per il controllo delle frontiere. Inoltre, il Ghana beneficia di misure di assistenza internazionale, come gli 8,25 milioni di euro stanziati nel 2023 dall’Unione Europea attraverso lo Strumento Europeo per la Pace, destinati a rafforzare le capacità difensive del Paese.
Anche la polizia nazionale e i servizi segreti sono al centro della riforma. La polizia ghanese, spesso criticata per inefficienze e accuse di corruzione, sta ricevendo un impulso per migliorare la formazione e l’equipaggiamento, con particolare attenzione alla gestione delle tensioni interetniche e alla prevenzione della criminalità nelle aree urbane come Accra. I servizi segreti, invece, stanno rafforzando le loro capacità di intelligence per contrastare le minacce transnazionali, in particolare quelle legate al jihadismo e al traffico illecito.
Questa ristrutturazione non è priva di sfide. La frammentazione delle agenzie di sicurezza, un problema storico in molti Paesi, richiede un coordinamento efficace per evitare sovrapposizioni o lacune operative. Inoltre, la nomina di nuovi funzionari potrebbe generare resistenze interne, specialmente tra chi teme di perdere influenza o posizioni di potere.
La rapidità con cui Mahama ha agito sul fronte della sicurezza riflette la consapevolezza delle crescenti minacce che il Ghana deve affrontare. La combinazione di investimenti finanziari, nomine strategiche e cooperazione internazionale posiziona il Paese per affrontare con maggiore resilienza le sfide regionali. Tuttavia, il successo di queste riforme dipenderà dalla capacità di tradurre le risorse in risultati concreti, come un migliore controllo delle frontiere, una riduzione delle tensioni interne e un rafforzamento della fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Il Ghana di Mahama si trova a un bivio: da un lato, il desiderio di consolidare il suo ruolo di modello democratico in Africa; dall’altro, la necessità di non sottovalutare i rischi che premono ai suoi confini. La ristrutturazione del sistema di sicurezza rappresenta un passo audace, ma solo il tempo dirà se sarà sufficiente a garantire la stabilità di un Paese che rimane un punto di riferimento per l’intera regione.
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