I nastri olografici sono il futuro del cold storage? Fino a 200 TB per cartuccia

Lug 14, 2025 - 22:00
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I nastri olografici sono il futuro del cold storage? Fino a 200 TB per cartuccia

La maggior parte dei sistemi di cosiddetta “cold storage”, archiviazione per il lungo termine dei dati digitali, si basa ancora su una tecnologia di settant’anni fa: unità a nastro magnetico, note come LTO (Linear Tape-Open). Da tempo si cercano soluzioni più efficienti, ma come spesso accade con gli standard bene affermati è difficile innescare quella migrazione di massa necessaria per imporre un nuovo standard. La startup inglese HoloMem, però, sostiene di avere ciò che serve: un sistema basato su nastri olografici relativamente facile ed economico da implementare, soprattutto perché in gran parte compatibile con tutto il sistema LTO.

La startup è stata fondata da Charlie Gale, che si è fatto le ossa presso Dyson lavorando a robot aspirapolvere e asciugacapelli. Uno dei suoi ultimi progetti è stato la progettazione delle etichette di sicurezza adesive multi-olografiche, e da lì è nata la “olo-scintilla” da cui è poi nata HoloMem. Le caratteristiche salienti di questo sistema sono:

  • Maggior durata: i nastri magnetici hanno una vita dichiarata di 10 anni, quelli olografici 50.
  • Maggior densità dei dati. A parità di formato, una cartuccia HoloMem può contenere fino a 200 TB, più di 11 volte di quelle a nastro magnetico (18 TB). Allo stesso tempo, il nastro HoloMem da 200 TB misura appena 100 metri, mentre quello magnetico da 18 TB è lungo dieci volte tanto.
  • Materiali economici: la testina di un lettore HoloMem è un diodo laser da 5 dollari l’uno, per esempio, e lo stesso nastro olografico, che è già in produzione di massa per altre finalità, ha costi irrisori.
  • Stesso formato fisico delle cartucce LTO, il che significa che gli stessi impianti industriali robotizzati che trasportano la cartuccia magnetica possono trasportare quella olografica.

Come dicevamo, esistono altri protagonisti che stanno cercando di sostituire il vecchio sistema LTO, come per esempio Project Silica di Microsoft e Cerabyte che pensa al vetro come supporto. Ma si tratta di sistemi completamente nuovi, che richiedono tutto un impianto e un’infrastruttura diversi. Questa potrebbe essere la vera carta vincente di HoloMem, anche se comunque si parla decisamente del futuro. Per ora non si sa quando questa tecnologia debutterà sul mercato, infatti, anche se è già stato messo a punto un prototipo funzionante, dietro finanziamento di investitori piuttosto importanti e autorevoli, incluso l’incubatore di Intel. C’è comunque già un primo cliente, quando sarà il momento: TechRe, una società inglese di consulenza sui datacenter, con l’obiettivo di testarne affidabilità, prestazioni e robustezza.


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Redazione Redazione Eventi e News