In dieci anni il Mediterraneo si è preso 33mila vite

Dal 2013 il 3 ottobre è una data da segnare sul calendario. Risale a quel giorno un naufragio al largo di Lampedusa che costò la vita ad almeno 368 migranti. In questa data è stata istituita la “Giornata della memoria e dell’accoglienza” proprio per non perdere la memoria di quella tragedia.
Fondazione Ismu in questa occasione ha fatto presente che quest’anno, al 24 settembre, data dell’ultimo incidente registrato, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni – Oim sono 1.293 i migranti che hanno perso la vita o risultano dispersi nel Mediterraneo.
Non c’è solo la rotta mediterranea
Se si prende in considerazione anche la rotta Atlantica che dall’Africa Occidentale porta alle isole Canarie spagnole (percorso migratorio intrapreso dai migranti in maniera sempre più consistente negli ultimi anni) dall’inizio del 2025 sono 1.646 i migranti morti o dispersi nel tentativo di raggiungere l’Europa mediterranea.
In dieci anni e fino allo scorso 24 settembre, il numero di morti e dispersi nelle rotte migratorie del Mediterraneo sfiora ormai le 33mila unità, e da allora ben sei naufragi hanno causato un numero di vittime stimato superiore a quello del 3 ottobre 2013. Il 78% di queste tragedie si è verificata nel Mediterraneo Centrale, soprattutto con partenza dalla Libia verso l’Italia.
La rotta più pericolosa? Il Mediterraneo Centrale
Mentre il Mediterraneo centrale si conferma la tratta più pericolosa, negli ultimi anni sono cresciuti in modo significativo gli arrivi via mare sulla rotta Atlantica dell’Africa occidentale in direzione delle Isole Canarie spagnole, con conseguente aumento dei naufragi. Complessivamente, i dati mostrano un aumento di morti e dispersi in questa rotta, in particolare nel 2024, quando sono stati 1.215, cioè un terzo delle vittime di tutte le rotte verso l’Europa. Nei primi mesi del 2025 tale viaggio si è rilevato tragico per 353 persone.
Fondazione Ismu ricorda che, proprio di recente, l’Unhcr ha sottolineato che la protezione dei rifugiati e degli apolidi è strettamente legata alla sicurezza in mare, dato che molte persone in cerca di protezione internazionale affrontano viaggi pericolosi verso l’Europa.
Questi percorsi comportano gravi rischi: respingimenti, pratiche dissuasive dannose, sfruttamento da trafficanti e frequenti naufragi.
La raccomandazione: ricerca e soccorso
Da qui le raccomandazioni agli Stati di potenziare le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e lungo la rotta dall’Africa nord-occidentale, rafforzare la cooperazione internazionale e creare urgentemente vie legali e sicure di ingresso che sono misure essenziali per ridurre i viaggi irregolari e proteggere i diritti e la dignità delle persone in fuga.
L’inversione di tendenza negli arrivi
Gli altri dati che Ismu mette in fila riguardano gli arrivi in Italia via Mare che nel 2024 ha registrato 66.617 migranti, segnando una significativa inversione di tendenza dopo quattro anni consecutivi di costante aumento. La significativa diminuzione degli arrivi via mare in Italia nel 2024 è una diretta conseguenza della diminuzione complessiva delle partenze su tutte le rotte e in particolare dalla Tunisia.
Il numero di persone in partenza dalla Tunisia è diminuito dell’80%, passando da quasi 100mila nel 2023 a meno di 20mila nel 2024. Analogamente, gli arrivi dalla Turchia sono diminuiti del 51%, mentre quelli dalla Libia sono diminuiti del 19%.
L’unica rotta a registrare un aumento è stata quella dall’Algeria, dove le partenze sono aumentate del 123%, come si evince anche visivamente dal grafico in alto.
Sulle barche 57 nazionalità diverse
Ma da quali Paesi arrivano i migranti che sono sbarcati? Nel 2024, nei siti di sbarco in Italia sono state registrate persone di 57 nazionalità diverse: i bangladesi hanno rappresentato oltre un quinto di tutti gli arrivi via mare (oltre 14.000 sbarcati), seguiti dai siriani che dopo anni di assenza in graduatoria sono stati il secondo paese di origine degli sbarcati nel 2024, pari al 19% del totale. Tra le altre nazionalità ancora numeri significativi di arrivi via mare per tunisini (12%) ed egiziani (7%).
Tutti i grafici sono di Ismu – Nella foto in apertura una barca di legno dalla Tunisia salvata nel maggio 2024 nella zona Sar di Malta, Foto di Valeria Ferraro/Avalon/Sintesi
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