Jonathan Anderson vince la sfida da Dior. Esordio maschile tra coolness e heritage
L’esordio di Jonathan Anderson alla direzione creativa di Dior ha confermato la sua visione cinematografica della moda. Il nuovo corso della maison è stato inaugurato venerdì scorso presso l’Hôtel National des Invalides di Parigi, dove si è svolta la sfilata più attesa della fashion week maschile, dedicata alle collezioni primavera/estate 2026.
Il défilé è stato preceduto dalle consuete immagini pre-show dedicate all’arrivo delle celebrities, intervallate da un originale mini-film che ha visto la partecipazione di Sam Nivola e Robert Pattinson, quest’ultimo storico volto della maison del gruppo Lvmh. Già i primi frame evidenziano un approccio fresco, impersonificato perfettamente dai giovani interpreti immersi nella campagna, tra agnelli e campi fioriti, prima di correre a Parigi per non perdere la sfilata.

Anderson ha sapientemente rivisitato i capisaldi del guardaroba maschile con l’inconfondibile coolness che ha caratterizzato la sua direzione creativa di Loewe. La prima uscita riassume perfettamente il mood dell’intera sfilata: una Bar jacket in tweed con collo a lancia a contrasto, indossato sopra il capo-feticcio di questa collezione — i maxi bermuda cargo bianchi con multilayer stile origami che riprendono una silhouette d’archivio couture disegnata da Christian Dior. Ai piedi, calze a righe e sandali rétro dal sapore infantile. Alcune borse, già comparse giorni prima sui canali social del marchio, elaborano in chiave decorativa i titoli di grandi classici della letteratura internazionale, da ‘Dracula’ a ‘Les Fleurs du mal’.
L’intero défilé ha alternato indumenti formali tipicamente borghesi con capi informali da Gen Z: le giacche militari, i trench e i long coat dialogano con il denimwear e la lingerie a vista. I gilet, le camicie bastoncino e le cravatte regimental strizzano l’occhio ai suit di ispirazione anglosassone; i maxi papillon annodati al collo sono invece un rimando all’eleganza francese. La logomania ha (finalmente) lasciato spazio alla sartorialità rilassata. La palette cromatica attinge ai classici del menswear, arricchiti da tonalità sorbetto, in primis rosa e celeste.

Negli ultimi anni, lo stilista nordirlandese ha consolidato un rapporto professionale e personale con il regista Luca Guadagnino, in prima fila ad applaudirlo insieme ad alcuni interpreti dei suoi film: Daniel Craig, Mia Goth, Josh O’Connor, Mike Faist e Michael Stuhlbarg. In front row anche l’attore Louis Garrel, il campione Roger Federer, la pop star Sabrina Carpenter e numerosi colleghi, tra cui Pierpaolo Piccioli, Donatella Versace, Silvia Venturini Fendi, Glenn Martens e Pharrell Williams. Lo spazio per è stato ispirato dalle sale rivestite di velluto della Gemäldegalerie di Berlino. Le pareti erano ornate da due nature morte dell’artista francese del XVIII secolo Jean Siméon Chardin, appositamente prestate dal Museo del Louvre e dalle National Galleries of Scotland. Nei giorni precedenti il designer aveva condiviso le foto di Jean-Michel Basquiat e Lee Radziwill scattate da Andy Warhol.
Le recensioni sono state molto buone. “Se il piccolo Lord Fauntleroy avesse trascorso un anno alla U.S.C. e poi fosse tornato per una partita di basket a Versailles, ecco come si vestirebbe. Non era un ‘New Look’ con la N maiuscola. Non era così radicale o scioccante. Ma era un nuovo look terribilmente affascinante”, ha scritto entusiasta il The New York Times. “Questo è il tipo di magia high-low che Anderson ha trasferito dal suo marchio a Loewe, e poi ha utilizzato per rivoluzionare il marchio Lvmh trasformandolo in un fenomeno di successo finanziario e di critica nell’arco di un decennio. Sono tempi in cui la posta in gioco è alta e il mercato del lusso è sotto attacco più di quanto non lo sia stato per decenni. Anderson non si scompone. C’era un luccichio nei suoi occhi quando ha detto: ‘Penso che sia un bene che il mercato sia difficile, perché significa che è pronto a cambiare. E io lavoro sempre meglio sotto pressione'”, ha scritto Vogue Us.

“La moda come atto di fede: Anderson ha superato questa sfida da Loewe e, a giudicare dalle prime reazioni, sarà in grado di trasferire questa maestria anche a Dior. Trovare il futuro nel passato non è un concetto particolarmente innovativo, ma se penso per un attimo che tutto ciò che Anderson ha fatto è quasi come un film, capisco come sia riuscito ad attrarre un cast di personaggi così straordinario a Loewe e al suo marchio”, ha riportato Business of Fashion.
Il debutto di Anderson da Dior si è però consumato solo in parte, ad attenderlo ci sono ancora il prêt-à-porter femminile e la sua prima prova con la haute couture. Contando anche gli impegni con il proprio brand Jw Anderson, lo stilista lavorerà a oltre 15 collezioni all’anno.
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