La co-progettazione del PIAO: un’opportunità per le amministrazioni locali
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La co-progettazione del PIAO consente alle amministrazioni locali di trasformare un obbligo burocratico in un processo partecipativo, generando valore pubblico, maggiore trasparenza e servizi più aderenti ai bisogni reali della comunità.
Il Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO), introdotto dal D.L. 80/2021, rappresenta una delle innovazioni più rilevanti per la Pubblica Amministrazione italiana. Nato per semplificare e razionalizzare gli strumenti di programmazione, il PIAO accorpa in un unico documento piani prima separati – dalla performance alla prevenzione della corruzione, dalla gestione del personale al lavoro agile – con l’obiettivo di rendere più coerente e trasparente l’azione amministrativa.
Tradizionalmente, la redazione del PIAO è stata percepita come un adempimento tecnico, interno agli uffici. Tuttavia, la possibilità di redigerlo attraverso la co-progettazione apre scenari nuovi e promettenti: il piano diventa non solo un documento di governance, ma un processo partecipativo che coinvolge enti del Terzo Settore, cittadini e altri attori del territorio.
Perché la co-progettazione?
La co-progettazione, codificata nell’art.55 del Codice del Terzo Settore, è una modalità innovativa di gestione delle attività di pubblico interesse che supera il tradizionale rapporto tra amministrazione e cittadini basato su delega o appalto. Invece di limitarsi a definire unilateralmente obiettivi e servizi, l’ente pubblico avvia un processo collaborativo con soggetti del Terzo Settore, associazioni, comunità locali e cittadini, costruendo insieme analisi dei bisogni, obiettivi e soluzioni operative. Questo approccio consente di:
- Integrare competenze e risorse tra amministrazione e società civile.
- Rendere i servizi più aderenti ai bisogni reali, grazie al contributo diretto degli utenti finali.
- Favorire inclusione e coesione sociale, coinvolgendo attivamente comunità e associazioni.
- Generare valore pubblico, inteso come benefici tangibili e intangibili per la collettività.
Esempi dal territorio
Alcune amministrazioni locali hanno scelto di trasformare l’adempimento del PIAO in un’occasione di partecipazione e innovazione, adottando la logica della co-progettazione. Significa coinvolgere cittadini, associazioni e realtà del territorio non solo come “destinatari” dei servizi, ma come co-autori delle scelte strategiche.
Il Comune di Bologna ha avviato tavoli di co-progettazione per integrare nel PIAO obiettivi legati al welfare di comunità. Le associazioni di quartiere hanno contribuito a definire priorità su inclusione sociale e servizi educativi, rendendo il piano più aderente ai bisogni reali.
Il Comune di Prato ha sperimentato la co-progettazione per affrontare il tema della povertà educativa. Il PIAO è diventato uno strumento per coordinare scuole, cooperative sociali e famiglie, con risultati concreti: doposcuola diffusi e percorsi di sostegno personalizzati.
Il Comune di Firenze ha inserito nel PIAO obiettivi di sostenibilità ambientale co-definiti con associazioni ambientaliste e comitati cittadini. Questo ha portato a un piano di mobilità più condiviso e a iniziative di sensibilizzazione che hanno avuto maggiore successo.
Inoltre, nel campo dell’anticorruzione e della trasparenza (che sono sezioni obbligatorie del PIAO), la partecipazione esterna può dare un contributo decisivo. Immaginiamo processi in cui cittadini, associazioni e soggetti economici collaborano alla mappatura dei rischi, alla definizione delle misure preventive, al monitoraggio dei risultati. Non siamo nel campo dei beni comuni materiali, così come spesso siamo soliti pensare nell’ambito dell’amministrazione condivisa, bensì siamo nel campo dei beni comuni immateriali e prendersene cura significa avere cura della salute della democrazia. Il PIAO, quindi, con le sue sezioni obbligatorie dedicate a questi temi, è il luogo perfetto per istituzionalizzare questa apertura. Alcuni tentativi locali mostrano la direzione: tra questi il progetto “Common – Comunità Monitoranti” del Gruppo Abele e di Libera
I vantaggi per le amministrazioni locali
Adottando questo approccio, il PIAO non è percepito come un documento “tecnico”, ma come un patto con la comunità che rafforza la legittimazione democratica.
I cittadini e le organizzazioni vedono come vengono prese le decisioni e possono incidere: la partecipazione di soggetti esterni riduce il rischio di decisioni percepite come calate dall’alto.
Il PIAO partecipato genera innovazione: idee nuove emergono dal confronto con chi vive quotidianamente i problemi e il confronto con realtà del territorio porta idee nuove e soluzioni più creative rispetto a un approccio burocratico.
Inoltre, la collaborazione evita duplicazioni e sprechi, favorendo una programmazione integrata e sostenibile e permette un allineamento con il PNRR: la logica del PIAO co-progettato risponde agli obiettivi di modernizzazione e digitalizzazione previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Un cambio culturale
La co-progettazione del PIAO segna un passaggio culturale: la Pubblica Amministrazione non è più solo “gestore” ma facilitatore di processi collettivi. In questo modo, il piano diventa un vero strumento di valore pubblico, capace di rafforzare la fiducia tra istituzioni e cittadini. Si passa da una PA centrata sul controllo e sulla riduzione dei costi (logica del New Public Management) a una PA orientata alla creazione di valore pubblico, dove il cittadino non è un destinatario passivo ma un attore del processo.
Questa trasformazione richiede:
- Competenze nuove negli uffici pubblici, capaci di gestire processi partecipativi.
- Disponibilità al dialogo e alla mediazione tra interessi diversi.
- Strumenti digitali per facilitare la consultazione e la collaborazione.
Conclusione
Redigere il PIAO attraverso la co-progettazione significa trasformare un obbligo normativo in una leva di democrazia partecipativa. Le amministrazioni locali che scelgono questa strada non solo rispettano la legge, ma costruiscono un rapporto più stretto con la comunità, rafforzano la fiducia istituzionale e migliorano la qualità dei servizi. In un’epoca di crisi sociale ed economica, questo approccio rappresenta una delle vie più concrete per rendere la Pubblica Amministrazione un vero motore di sviluppo inclusivo e sostenibile.
Roberto Onorati
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