"La flotta" il libro che riconduce Sigonella a Tangentopoli

Ottobre 13, 2025 - 21:30
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"La flotta" il libro che riconduce Sigonella a Tangentopoli

AGI - "Fu una splendida operazione diplomatica ma un suicidio nei rapporti internazionali. Non è un caso che la classe politica di allora venne poi travolta dall'inchiesta Mani Pulite". L'ex commissario della Flotta Lauro, Flavio de Luca, non ha dubbi sul filo rosso che lega la crisi di Sigonella alla fine della Prima Repubblica.

A quarant'anni dai quei giorni drammatici nel libro "La Flotta - Prova generale di Tangentopoli" (Graus Edizioni), analizza le conseguenze di quella prova di forza. Il 7 ottobre del 1985 un commando terroristico palestinese dirottò la nave Achille Lauro, vicenda che si concluse con la crisi diplomatica di Sigonella tra l'11 e il 12 ottobre. Fu davvero l'ultimo sussulto di orgoglio nazionale come spesso si dice? "Si'. è stato l'unico momento che io ricordi in cui ci fu veramente un senso di unità e di sentimento nazionale, nemmeno con l'attentato ai nostri militari in Libano fu cosi'. Invece durante il dirottamento dell'Achille Lauro io registrai una forte spinta, anche dall'opposizione, a sostenere il governo.

A Tel Aviv in quei giorni De Mita mi chiese la cortesia di non attaccare il governo guidato da Craxi, lui che era un suo avversario politico. A quei tempi ai congressi Dc c'erano gli striscioni 'Demitizziamo Craxi'".

Cosa ricordi di quei giorni convulsi? "Mi ricordo dell'incontro a casa di Andreotti poche ore dopo il dirottamento, la sua calma quasi innaturale, l'idea di avere tutto sotto controllo: 'Ho già parlato con Arafat' mi disse. Poi passai a prendere in un noto locale di Roma l'allora ministro dell'Industria, Renato Altissimo, e lo trovai che stava scrivendo una canzone con Mogol. Andammo insieme alla riunione a palazzo Chigi, dove Spadolini spingeva per avallare un intervento delle forze armate israeliane, trovando la ferma opposizione di Craxi. Io mi schierai con Bettino, l'incursione israeliana sarebbe stata un disastro. Terminata la crisi andai a prendere i passeggeri a Fiumicino: l'ambasciatore americano Rabb mi voltò le spalle e non mi rivolse parola. Mi si gelò il sangue, li' capii che gli americani ce l'avrebbero fatta pagare".

All'Italia quanto è costato quel 'no' agli Usa e quali sono state le conseguenze politiche?

"Dobbiamo ricordare che noi facemmo scappare sotto il naso degli americani Abu Abbas, capo del commando terroristico. Questo nonostante gli Usa ne avessero chiesto formalmente l'estradizione, portando una serie di documenti a sostegno della richiesta. Questo fece incrinare i rapporti, gli statunitensi si convinsero che quella classe politica non era piu' affidabile: avevamo scelto l'Olp e non gli Stati Uniti. E la frattura non si ricompose, altro che 'Dear Bettinò come scrisse il presidente Reagan in una lettera. Ce la fecero pagare e la Prima Repubblica fini' quel giorno".

Intendi dire che ci sono connessioni con Tangentopoli? "Penso di si, gli Stati Uniti hanno interpretato quel rigurgito di nazionalismo come un nostro desiderio di affrancazione. Con la caduta del Muro di Berlino l'Italia perse molto della sua valenza strategica, il suo ruolo di ultimo perimetro difensivo dell'Occidente - dice -. Dopo Sigonella, con una classe politica indebolita e invisa, la magistratura ebbe campo libero e diede il colpo di grazia alla Prima Repubblica".

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Redazione Redazione Eventi e News