La formula lifestyle di Pitti Bimbo 101 chiude con 1.100 ingressi (-9%)
L’ultima edizione di Pitti Bimbo ha confermato il trend degli ultimi anni in termini di affluenza. In due giorni (25-26 giugno 2025) la manifestazione ha attratto 900 buyer dei quali il 50% circa arrivati dall’estero. A questi si aggiungono gli oltre 150 tra giornalisti, media e influencer internazionali. Complessivamente, aggiungendo anche le altre categorie di operatori, sono stati 1.100 i visitatori complessivi, in calo del 9% rispetto a un anno fa. Tra i primi 15 mercati esteri di riferimento di Pitti Bimbo 101 si segnalano Regno Unito, Cina, Spagna, Russia, Stati Uniti, Giappone, Arabia Saudita, Bulgaria, Turchia, Germania, Emirati Arabi, Polonia, Belgio, Brasile e India.
Lo scorso giugno la fiera aveva radunato 1.200 compratori in tre giorni con 1.500 visitatori complessivi, in calo rispetto ai 3mila del giugno 2023. A gennaio, in occasione di Pitti Bimbo 100 (22 e 23 gennaio 2025) i buyer erano stati oltre 1.300, di cui 300 dall’estero. Aggiungendo anche le altre categorie di operatori, i visitatori erano stati 1.700.
“In Fortezza, in questi giorni, si è respirata una voglia concreta di proporre idee fresche e prodotti nuovi – afferma in una nota l’amministratore delegato di Pitti Immagine Raffaello Napoleone – ai buyer e alla stampa internazionale arrivati per Pitti Bimbo 101. I quasi 170 marchi che hanno partecipato hanno dimostrato grande consapevolezza del momento che il settore sta vivendo, e delle trasformazioni in atto nel retail globale, ma al tempo stesso hanno espresso una vivace creatività e tanta energia nel rispondere al cambiamento, nell’offrire ai clienti finali prodotti originali e qualitativamente alti. Anche nella modalità stessa di presentazione in fiera. A loro va il nostro ringraziamento, per la fiducia che ci stanno dimostrando in questo nuovo corso di Pitti Bimbo”.
“Pitti Bimbo vuole essere un punto di riferimento importante, fluido e sensibile ai cambiamenti del kidswear, in tutte le sue identità – aggiunge Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine – e questa edizione ha rappresentato un ulteriore passaggio nel percorso di cambiamento del salone. Vogliamo essere a servizio di buyer e aziende e in questi giorni la dimensione di confronto è stata attiva su diversi livelli, in un’ottica di miglioramento continuo, che siamo convinti porterà a ulteriori cambiamenti positivi alla prossima edizione. Su questo fronte devo ringraziare ancora una volta il fondamentale aiuto che ci è arrivato da Maeci e Agenzia Ice, con un competente lavoro di intelligence su alcuni promettenti mercati esteri e con il sostegno a significativi piani di ospitalità”.
Nonostante i cambiamenti messi in atto a gennaio e confermati in questa edizione, è indubbio che l’universo kidswear in Italia abbia subito profondi mutamenti in termini di abitudini di acquisto e distribuzione. Nonostante il management di Pitti Immagine lavori con passione e competenza, la risposta da parte degli operatori tarda ad arrivare. È apprezzabile che la fiera abbia abbracciato una visione sempre più lifestyle includendo momenti di formazione, informazione ed entertainment ma, come emerso in un interessante evento di confronto organizzato proprio da Pitti Bimbo a Milano lo scorso aprile, il settore appare sempre più frastagliato. Il canale wholesale in affanno, il boom del fast fashion e del second hand online continuano ad impattare significativamente sull’abbigliamento per i più piccoli in Italia, già in flessione prima dell’emergenza Covid e ora più frammentato che mai. Per tornare ai fasti del passato – dieci anni fa gli ingressi raggiungevano le 10mila unità – sarebbe forse opportuno considerare l’opportunità di inserire Pitti Bimbo all’interno della Fortezza da Basso durante i giorni di Pitti Uomo, formula già sperimentato post-Covid.
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