La santa alleanza Trump-Putin contro l’Europa, e la complicità dei patrioti nostrani

Dicembre 8, 2025 - 01:30
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La santa alleanza Trump-Putin contro l’Europa, e la complicità dei patrioti nostrani

I pochi commentatori assennati del nostro disgraziatissimo paese si sono giustamente soffermati sulla dichiarazione di guerra di Donald Trump all’Europa, codificata nella nuova Strategia di Sicurezza Nazionale che ovviamente Trump non ha né scritto né letto (Trump è un uomo orale, da reality show, mentre il documento è opera dei veri fascisti dell’Amministrazione, da Stephen Miller a J.D. Vance, con la volenterosa complicità di quel pesce lesso di Marco Rubio, ma forse in questo caso “nazisti” è parola più esatta di “fascisti”).

Lasciamo da parte l’imbecillimento diffuso tra i trumpiani d’Italia, i quali invece hanno applaudito la fine della sicurezza europea garantita dagli americani e l’inizio della campagna statunitense di destabilizzazione politica della democrazia liberale europea con il sostegno ai partiti nazi-fascisti europei, che si andrà ad aggiungere a quella russa già in corso con tanti auguri a quel che resta dello stato di diritto.

I più fessi di tutti sono quelli che nell’applaudire il piano Marshall “al contrario” congegnato dai trumpiani per distruggere l’Europa, e quindi anche l’Italia, come ci aveva avvertito Mario Draghi nel suo famoso e inascoltato rapporto, credono che la retrocessione della sovranità europea agli Stati nazionali aprirà una nuova stagione d’oro per l’Italia non accorgendosi che gli americani hanno scritto nero su bianco proprio in quel documento strategico che dell’Europa non gliene frega niente perché non ha risorse naturali sufficienti né forza militare adeguata, quindi figuriamoci che diranno dell’Italietta autarchica e fantasy di Atreju, di Retequattro e dei quotidiani di Angelucci. Citofonare Brexit, per maggiori ragguagli.

Raramente si sono visti in politica movimenti così autolesionisti come quelli che fanno capo alla destra italiana, e per la verità non solo alla destra. Si definiscono sovranisti e primaglitalianisti ma rientrano piuttosto nella categoria dei kamikaze giapponesi, e vanno ben oltre i Tafazzi della sinistra, mentre i cosiddetti pacifisti, degni eredi degli staliniani “partigiani della pace”, «non vogliono affatto la pace, sono a favore della guerra ma tifano per gli avversari» (copyright Christopher Hitchens).

Basta vedere quanto gioiscono sui social per la fine della sicurezza e del welfare state (pensioni, sanità, istruzione) in Europa, pagati direttamente e indirettamente per ottant’anni dallo zio Sam.

Non credo che i sovranisti italiani siano davvero dei traditori della patria, almeno non credo che lo siano tutti, penso piuttosto che siano semplicemente irresponsabili.

Il problema principale però non siamo noi, sono innanzitutto gli americani, ancora prima dei russi e dei cinesi, i quali a breve approfitteranno anche loro del ritiro americano e dell’idiozia italiana per guadagnare consensi e posizioni in tutta Europa.

Il punto è sempre lo stesso, e qui lo scriviamo da tempo: l’America non fa più l’America, anziché fare il poliziotto del mondo si è messa a fare l’agente destabilizzatore del pianeta. L’America è guidata da una cosca di affaristi interessati soltanto al business personale e da un setta nazional-razzista che si ispira ideologicamente all’apartheid sudafricano. Entrambi, affaristi e neo afrikaaners, sono spalleggiati e istigati dai nuovi «conquistadores digitali» (copyright Giuliano da Empoli) che alimentano il caos globale e sfruttano l’arma dell’algoritmo per intorpidire la società aperta, che completamente rimbambita li accoglie accelerando la propria fine.

Questi ultimi sono oligarchi di regime che parteggiano per gli eversori dello Stato di diritto, annebbiano le menti occidentali e criticano, di concerto con i macellai del Cremlino e i razzisti della Casa Bianca, la società e le istituzioni europee accusandole di censura del dibattito pubblico, malgrado gli unici a censurare siano russi, cinesi e compagnia malvivente, tanto che uno degli sgherri di Putin per denunciare su X, sulla scia di Elon Musk e J.D. Vance, l’inesistentd mancanza di libertà di parola in Europa ha dovuto usare una vpn francese perché X in Russia è, appunto, vietato.

La Strategia di Sicurezza Nazionale dimostra per iscritto il cambiamento epocale in corso, e forse lo fa ancora di più l’incredibile discorso di Pete Hegseth, il ciarlatano televisivo messo da Trump a capo del Pentagono, in occasione dell’anniversario dell’attacco giapponese a Pearl Harbor nel 1941.

A metà tra la neo-lingua di Orwell e la parodia di Monty Python, Hegseth ha ricordato Pearl Harbor con un discorso pronunciato alla  Biblioteca presidenziale di Ronald Reagan in cui ha rinnegato la dottrina Reagan, e ha abbracciato la politica estera americana isolazionista che ha portato alla tragedia di Pearl Harbor. Un testacoda perfetto, un’esatta fotografia dello spirito del tempo non più basato sui dati di fatto.

L’America, ha detto Hegseth, non si farà distrarre dal promuovere la democrazia e dai cambi di regime, cioè da tutto ciò che gli americani hanno fatto dopo il 1945 per creare quelle formidabili condizioni di relativa pace e di prosperità senza precedenti che il mondo libero ha vissuto negli ultimi ottanta anni.

Come ha scritto l’ormai ex repubblicano Bill Kristol, «Pearl Harbor è stato il culmine e la conseguenza di due decenni di ritirata americana verso l’isolazionismo, il nazionalismo, lo sciovinismo, il protezionismo, e il rifiuto di difendere la democrazia e di affrontare i dittatori. Ora abbiamo iniziato di nuovo quel percorso».

L’America trumpiana si sente ingabbiata nella trappola della guerra dagli impegni militari e politici nei confronti degli alleati europei e della Nato, ma come ha spiegato Robert Kagan è vero esattamente il contrario. Negli ultimi 80 anni, l’America non ha mai combattuto per difendere gli alleati, proprio perché l’alleanza politica e l’impegno militare solidaristico come quello contenuto nell’articolo 5 della Nato hanno perfettamente funzionato come deterrente nei confronti dei male intenzionati.

Le guerre combattute dagli americani, infatti, sono state tutte guerre per o contro paesi che Washington ha ritenuto essere importanti, anche se non esisteva nessun trattato con loro: «È l’affidabilità dell’impegno la fonte di stabilità – ha detto Kagan – ma in questo momento siamo tutt’altro che affidabili».

Lo diceva Draghi, lo dicono i giovani paesi europei più esposti alla minaccia russa, lo dicono i leader più illuminati del Continente e in particolare i più esposti tra gli adulti italiani, Carlo Calenda e Pina Picierno, ma ormai è nata ufficialmente la santa alleanza tra Putin e Trump contro l’Unione Europea. «La resistenza all’offensiva degli autocrati contro l’Europa e le nostre democrazie – ha scritto il leader della sinistra riformista francese Raphael Glucksmann – è la grande battaglia del nostro tempo». Solo che non ne siamo ancora consapevoli, né pronti.

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Redazione Redazione Eventi e News