La sinistra insegue Meloni, ma senza un progetto serio rimarrà indietro

Agosto 6, 2025 - 15:30
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La sinistra insegue Meloni, ma senza un progetto serio rimarrà indietro

Tra i capi del campo largo è ogni giorno una gara a chi è più tosto contro il governo e la presidente del Consiglio. Il martellamento di Matteo Renzi sull’influencer, sui singoli ministri e sul presidente del Senato è quotidiano, spesso violentemente polemico: il leader di Italia Viva ha totalmente azzerato qualunque discussione con gli alleati per convogliare tutta la sua vis polemica, che non gli fa difetto, contro la destra.

Elly Schlein non è da meno. Non c’è dichiarazione, su qualunque argomento, che non includa un attacco a Giorgia Meloni. «Che ha detto oggi?», e i collaboratori la informano, e così si prepara la dichiarazione contro. Colpo su colpo. Sta diventando una fissazione.

All’avvocato Giuseppe Conte, quando parla della premier si gonfiano le vene della fronte – lui abitualmente compassato, in aula persino urla.

Di fronte a questi, Nicola Fratoianni sembra un agnellino, strana sorte per il più estremista di tutti però alla bisogna c’è sempre un Angelo Bonelli ringhiante.

Non gliene passano una: è la loro funzione. Bisogna risalire al Silvio Berlusconi dei tempi d’oro per ritrovare una pari aggressività da parte della sinistra contro l’avversario politico: non siamo ancora al gridare al pericolo per la democrazia ma poco ci manca. Si arriva a teorizzare (con Renzi) che le elezioni del 2027 serviranno innanzitutto per bloccare l’ascesa dell’attuale presidente del Consiglio al Quirinale.

In tutto questo, pesa certamente una competizione a chi la spara più forte nello sgomitamento per la conquista della pole position al gran premio dell’antimelonismo. Nel sempiterno “panino” dei telegiornali, conta molto chi azzecca la migliore frase a effetto: i voti si prendono anche così, almeno così si dice. Alla fine resta la testimonianza di un dovere quotidiano adempiuto – appunto, i venti secondi al tg. Eppure la sensazione è che nel complesso l’opposizione non buchi la patina della noia politica di tutti i giorni, come se recitasse ogni sera la stessa parte, prevedibile e monotona. Perché lo spettacolo è uguale a se stesso. Meloni dice una cosa e dopo l’immancabile coro di laudatores arrivano i capi del centrosinistra con ditino alzato, sguardo cattivo e richiesta alla premier di venire in Parlamento.

In sostanza, la premier batte e la sinistra risponde, ma raramente riesce a fare il break, cioè a strapparle il servizio. L’opposizione gioca sempre di rimessa, in uno stanco ribattere a lei che ha sempre il gioco in mano.

Non mancano gli argomenti per fare polemica, ed è giusto farla. Ma se ci si limita a questo, si insegue. E a correre dietro ci si stanca, come sanno bene i ciclisti. In gergo politico, è il vecchio problema di dettare l’agenda. La sinistra, il centrosinistra, questo non riesce a farlo: a Conte non interessa perché lui vive sulla polemica distruttiva, ma la questione dovrebbe assillare il Partito democratico, che sta lì a inseguire tutti i palloni senza riuscire a costruire il suo gioco.

Lo si dice da anni ma è vero: bisognerebbe avere un’agenda propria. Una politica “per” e non solo “contro”. L’unica vera proposta forte sulla quale il Nazareno ha costruito una linea d’attacco è stata quella del salario minimo: è chiaro che non basta, specie dopo che Meloni l’ha buttata nel cestino.

Nel deserto di iniziative “per” ci sarebbe spazio per quelli che ancora pensano che la politica sia un fatto di idee e non solo uno strumento di propaganda. Ci provano i riformisti, da Giorgio Gori a Pina Picierno, vedremo a settembre cosa proporranno i cattolici di Graziano Delrio. Ci prova Carlo Calenda, si muovono altre personalità, ma sono tentativi ancora minoritari, frammentari, persi nel mare magnum di una politica urlata e subalterna: all’inseguimento oggi di Giorgia Meloni come ieri di Silvio Berlusconi. Si è visto com’è andata, Berlusconi ha governato vent’anni.

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Redazione Redazione Eventi e News