Leggere la scienza: ecco i libri da leggere per un’estate consapevole

Scienza è un termine che racchiude una miriade di discipline e prospettive, le cui acquisizioni non sono sempre facili da condividere con il pubblico più ampio. Un libro pubblicato di recente chiarisce cosa fare (e cosa non fare) per diventare comunicatori efficaci e spendere, magari, le proprie conoscenze in ambiti della ricerca anche distanti tra loro
Si avvicina l’estate, il periodo dell’anno in cui tra ferie e ritmi più rilassati si riesce più facilmente a ritagliarsi spazi per leggere, anche libri non necessariamente leggeri.
Cominciamo la nostra breve panoramica con Comunicare la scienza (Carocci), che spiega come raccontare nel modo più efficace l’avventura della scienza.
Scritto da Silvia Bencivelli, giornalista e autrice, Francesco Paolo de Ceglia, professore di storia della scienza all’università di Bari, e da Ruggero Rollini, divulgatore scientifico, il volume parte da una ricostruzione dei vari modelli di comunicazione della scienza che si sono succeduti nel tempo.
Se all’inizio l’impostazione era più pedagogica (e paternalistica), nel tempo è diventata più dialogante, con e le varie parti (scienziati, comunicatori e pubblico) coinvolte, ciascuna con le proprie specificità e prospettive.
Vengono poi esaminati i vari ambiti in cui possono operare i professionisti della comunicazione della scienza: l’editoria periodica, con quotidiani e riviste, il web, a partire dai blog e dai siti web fino ai social, croce e delizia, anche per il dilagare della disinformazione e delle varie teorie pseudoscientifiche – qui gli autori indicano alcune caratteristiche che permettono di distinguere a colpo d’occhio tra scienza e paccottiglia.
Non manca poi un’attenzione alla radio e ai podcast e alla televisione e al documentario, che in passato è stato uno dei vanti del nostro sistema televisivo. Infine, visto che la scienza si comunica (anche) nei musei, un capitolo è dedicato proprio alle varie istituzioni che allestiscono mostre ed eventi.
In ciascun ambito, gli autori mantengono sempre un taglio molto pratico e forniscono consigli pratici e suggerimenti a chi vuole cimentarsi nella comunicazione delle esperienze più esaltanti del nostro tempo.
Come cambia la trattazione scientifica
Scienza chiara, scienza oscura di Gianfranco Pacchioni (il Mulino) approfondisce invece le trasformazioni che stanno caratterizzando la scienza negli ultimi decenni e che hanno subito un’accelerazione dopo la rielezione di Donald Trump.
Pacchioni, docente di chimica dei materiali all’Università Milano-Bicocca, parte dalla constatazione che se in passato la scienza era gestita e finanziata da istituzioni pubbliche, e la ricerca puntava (prevalentemente) al miglioramento delle condizioni della società, negli ultimi anni si è assistito all’affermazione delle grandi aziende del settore tecnologico, che in breve tempo hanno esteso il loro raggio d’azione a settori completamente nuovi.
La ricerca viene quindi sempre più finanziata dalle aziende, che dettano le linee di indirizzo – che non necessariamente hanno in mente il bene comune – e macinano (e brevettano) risultati in settori come l’intelligenza artificiale, l’esplorazione spaziale, i computer quantistici, la ricerca medica e l’esplorazione spaziale.
In più, molte di quelle stesse aziende non hanno remore a prestare risorse e intelligenze al settore militare, per definizione opaco. Pacchioni si domanda, quindi, se è ancora possibile fidarsi della scienza e la risposta che dà si basa (ma poteva esser diversamente?) sui cardini del metodo scientifico: servono conoscenza dei meccanismi di funzionamento della scienza, consapevolezza delle ricadute delle tecnologie che escono dai laboratori (ambito che non può essere lasciato alle aziende, e da questo punto di vista il tema dell’Ia è enormemente importante) e controllo, che deve essere esercitato dalla società nel suo complesso.
Capire il mondo partendo dal piccolo…
I microbi salveranno il mondo? (il Mulino) apre invece a un cambio di prospettiva radicale: come è chiaro fin dal titolo, il volume approfondisce un ambito della ricerca scientifica, quello della microbiologia, tanto affascinante quanto poco conosciuto.
I microbi, batteri e virus, sono le forme di vita più antiche, hanno colonizzato praticamente ogni ecosistema del nostro Pianeta e, in un esempio clamoroso di coevoluzione, hanno contribuito in modo determinante a plasmarne l’evoluzione (secondo molti astrobiologi, non solo del nostro ma anche di moltissimi altri pianeti).
Semplicemente, senza di loro la vita sulla Terra non esisterebbe (questo ovviamente vale anche per noi esseri umani, visto che ogni adulto porta a spasso un paio di chili di microbiota che, se alterato, può aprire la strada a patologie come obesità, cancro, malattie autoimmuni e neurodegenerative).
Le stime sul numero di specie variano, ma alcune proiezioni stimano che potrebbero essere un triliardo (non è uno sbaglio: un triliardo, mille miliardi di miliardi) e di queste solo una frazione infinitesimale (meno di 1.500) sono pericolose per l’uomo.
Come messo in luce dagli autori (Duccio Cavalieri e Rino Rappuoli, microbiologi e Lisa Vozza, divulgatrice scientifica), ci siamo sostanzialmente concentrati sull’eliminazione delle minacce, che abbiamo aggredito con antibiotici e sterilizzanti che però colpiscono in modo indiscriminato anche le specie innocue.
Bisogna cambiare approccio e negli sforzi per tutelare la biodiversità non può non rientrare anche la tutela delle specie microbiche: con una sintesi efficace, gli autori propongono di abbandonare l’antropocene e passare al microbiocene, un’epoca iniziata quattro miliardi di anni fa che terminerà solo quando finirà la vita sul nostro Pianeta.
Crediti immagine: Depositphotos
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