Londra – Parigi: l’asse antirusso. Ma non solo

Lug 13, 2025 - 20:30
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Londra – Parigi: l’asse antirusso. Ma non solo

di Paolo Falconio * –

Nel nostro eurocentrismo di periferia, dopo fiumi di parole su autonomia strategica (concetto introdotto venti anni or sono, ma interpretato diversamente dagli Stati) e difesa europea in assenza di una politica estera comune (quindi una presa in giro) assistiamo al Trattato di Lancaster 2.0 che di fatto istituisce un coordinamento tra le forze nucleari britanniche e quelle francesi. Il nuovo coordinamento, sancito dalla Northwood Declaration, non implica una condivisione operativa, ma una risposta congiunta in caso di minaccia estrema.
Una buona notizia per la deterrenza contro la Russia con alcuni però sia tecnici, ma soprattutto politici.
In primis non sfugge la vecchia riproposizione di un asse franco britannico che dopo gli eventi della Brexit, è una liquidazione vera e propria delle velleità di difesa europea comune. Londra è extra Ue. Viene il sospetto che l’annuncio del ritorno della Germania a maggiore potenza militare europea preoccupi non solo Mosca, ma forse ancor di più il nuovo direttorio senza portafoglio franco britannico, il quale metterà il cappello nucleare per compensare il peso della Germania. Germania che ha già armi nucleari statunitensi e che assieme ai polacchi ha chiesto comunque il dispiegamento anche di quelle europee. Tuttavia in Germania il dibattito sul dotarsi della bomba è di attualità. Il binomio nucleare è una gran cosa, ma con dei vulnus. Quello francese è che un arsenale di pura deterrenza. Totalmente strategico (mancano testate tattiche), da apocalisse nucleare. Quello britannico è che dipende in tutto e per tutto dagli Usa (oltre a un decennio di fallimento dei lanci da SLBN).
Sono vulnus rilevanti in termini di autonomia strategica e di dottrina della guerra atomica, che ormai da decenni adotta il criterio della proporzionalità. Cosa non da poco in un mondo di mentecatti che guarda alla bomba atomica non più solo come arma di deterrenza, ma sempre più in un’ottica di impiego effettivo.
In questa Unione Europea sempre più evanescente del “facciamo come ci pare”, la nazione più importante è guidata da un ennesimo apprendista stregone: il cancelliere Merz, un genio della finanza, ma con un deficit mentale politico, che da un lato parla della Russia come facevano i tedeschi nel ‘44, oltre ad affermare che bisogna essere grati ad Israele “perché fa il lavoro sporco al posto nostro”. Ossia non si rende conto di quello che dice, anche quando vuol fare un complimento. Dall’altro giura sostegno imperituro all’Ucraina. Voi direte che quest’ultima dichiarazione è un bene. Sì, ma è stato fino a ieri AD di Black Rock Germania: Black Rock, che pesa 1/5 del Pil mondiale, ha comunicato che si sfila dalla ricostruzione dell’Ucraina. Il dubbio che qualche canale aperto tra i due ci sia ancora è legittimo. Sia chiaro non ci sono prove, ma come diceva Andreotti “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”
Insomma un cinismo di bassa lega mai visto.
Abbiamo in Europa eserciti con più generali che caporali, però Francia, Germania e Inghilterra sono gli eredi della storia e si sentono ancora tali, tra lo scherno manifesto di un mondo che avanza e che ha delle politiche estere mature.
L’Italia ha almeno il buon senso di tenersi stretti gli Usa.

* Member of the Consejo Rector de Honor and lecturer at the Sociedad de Estudios Internacionales (SEI).

Articolo in mediapartnership con Nuovo Giornale Nazionale.

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