Nei fiumi e laghi italiani oltre il 60% dei pesci è di origine aliena

Tra le 15 specie di decapodi (granchi e gamberi) d’acqua dolce censite in Italia ben 7 (quasi il 50%) sono aliene. Va ancora peggio per l’ittiofauna: nelle acque interne italiane oltre il 60% dei pesci è ormai di origine alloctona, dal gigantesco siluro (nel Po vi sono esemplari che sfiorano i 3 metri di lunghezza) alla piccolissima gambusia. Quasi tutte le immissioni di specie esotiche sono state effettuate per fini ricreativi, per il gusto di pochi che vogliono pescare qualcosa di esotico danneggiando però un bene comune come la biodiversità.
È quanto emerge dal Living Planet Report, il rapporto biennale del Wwf sulle tendenze della biodiversità globale, negli ultimi cinquant’anni negli ecosistemi d’acqua dolce si è registrato un calo catastrofico che ha raggiunto l’85%; un contesto critico, dove la situazione Italia purtroppo spicca per gravità. La lista rossa dell’Iucn (aggiornata al 2022) evidenzia infatti come 35 specie sulle 56 autoctone, pari al 63%, siano minacciate di estinzione. Ben 15 specie sono classificate in “pericolo critico”, cioè vicinissime all’estinzione: storione cobice, anguilla, savetta, cobite del Volturno, scardola tirrenica, cavedano etrusco, carpione del Garda, panzarolo, trota mediterranea, trota siciliana, trota marmorata, carpione del Fibreno, temolo adriatico, lampreda di fiume, lampreda di mare.
Di fronte a questa situazione un decreto del Ministero dell'Ambiente, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 98 del 14 aprile 2020, in ottemperanza alla Direttiva Habitat (43/92/CEE), ha saggiamente proibito l’immissione in natura di specie ittiche alloctone fatto salvo particolari situazioni. Un divieto che purtroppo, nonostante i chiari indirizzi europei e il riconosciuto grave impatto delle specie aliene, diverse Regioni e Province continuano a cercare di aggirare solo per favorire il divertimento di pochi a danno della collettività, come sta succedendo ad esempio in Piemonte.
Ma anziché tenere la barra dritta, il Governo Meloni potrebbe ulteriormente aprire le porte all’invasione aliena: «Tale è la pressione – dichiarano gli ambientalisti del Panda nazionale – che si vocifera di un imminente cambio di passo del Ministero, che invece di attivare provvedimenti emergenziali per migliorare la qualità ecologica di fiumi e laghi e per la tutela della fauna delle acque interne si appresterebbe ad allargare le maglie per favorire invece ulteriori immissioni di specie aliene solo per favorire la pesca cosiddetta sportiva».
Si tratterebbe di un’inaccettabile deregulation che darebbe il colpo di grazia al già precario stato di conservazione dell’ittiofauna italiana, aprendo la strada a una inevitabile procedura di infrazione da parte della Comunità europea con una più che probabile sanzione economica che finirebbe per gravare sulle tasche degli italiani.
«Se malauguratamente queste voci dovessero trovare conferma – dichiara Luciano Di Tizio, presidente del Wwf Italia – valuteremo con i nostri avvocati la possibilità di segnalare alla Corte dei Conti tutti coloro, funzionari compresi, che avranno avallato un simile assurdo provvedimento: è giusto che a pagare sia chi provoca in prima persona il danno e non i cittadini tutti».
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