Raddoppiare il livello di elettrificazione nell’Ue farebbe risparmiare fino a 160 miliardi all’anno

Punto primo: l’Unione europea importa il 98% del suo petrolio e del suo gas, mentre gli alti prezzi dell'energia danneggiano la competitività europea e il costo della vita è la prima preoccupazione degli elettori europei. Punto secondo: dal 2008, l'Ue ha speso 317 miliardi di euro all'anno per importare combustibili fossili. Si tratta, giusto per fare un paragone con un comparto sempre più in primo piano negli ultimi tempi, di tre volte la spesa per la difesa degli Stati membri dell'Ue nello stesso periodo. Terzo, e più importante, punto: raddoppiando l'elettrificazione, come previsto dalla Commissione europea nella sua valutazione d'impatto 2040, si possono dimezzare i costi di importazione dell'Ue, con un risparmio di 160 miliardi di euro all'anno.
A mettere in fila queste cifre e a tirare le somme è il think tank danese Concito, che in vista della riunione di giovedì a Copenaghen dei ministri dell’Energia europei ha pubblicato un approfondito studio riguardante il mercato energetico del nostro continente. Il titolo è “European electrification. For a more secure, competitive, fair and sustainable Union”, e in 34 pagine fitte di dati, grafici e tabelle mostra la convenienza, in termini economici, oltre che ambientali e di indipendenza rispetto a Stati esteri, di un’accelerazione nell’elettrificazione europea. Un’accelerazione che deve essere maggiore nei prossimi cinque anni di quel che gli Stati membri hanno fatto dal 2000 ad oggi. E che, se mantenuta costante fino al 2030, farebbe appunto entrare nelle casse europee risparmi ingenti, che supererebbero di gran lunga gli investimenti annuali aggiuntivi richiesti per le reti (+60 miliardi di euro) e per le energie rinnovabili (+40 miliardi di euro).
Spiega Nicolai Bech Kofoed, senior analyst di Concito: «La produzione di elettricità nell'Ue è più pulita che mai, ma l'elettrificazione europea ha ristagnato per decenni, mentre la Cina sta correndo in avanti. Raddoppiando l'elettrificazione, l'Ue può dimezzare i costi di importazione dei combustibili fossili e ridurre i prezzi dell'energia per l'industria e le famiglie europee. Inoltre, può contribuire a una giusta transizione aggiungendo milioni di posti di lavoro locali e qualificati».
Oltre che in termini economici, la sfida va giocata dall’Unione europea anche per un buon risultato sul piano ambientale. Il raggiungimento dell'obiettivo climatico fissato per il 2040, viene sottolineato nello studio del think tank danese, richiede un'elettrificazione rapida, profonda e strutturale. «Per favorire questo cambiamento storico, la Commissione europea dovrebbe proporre e promuovere politiche che accelerino l'elettrificazione nei settori più importanti, decarbonizzando al contempo l'approvvigionamento elettrico dell'Ue».
Tra le misure che andrebbero adottate nel breve periodo a livello europeo viene richiamata l’applicazione e la salvaguardia della legislazione dell'Ue in materia di clima ed energia, avviare procedure di infrazione in caso di grave inadempienza nell'attuazione, ad esempio in materia di regolamentazione del mercato dell'energia elettrica. Viene anche proposto di mantenere l'integrità ambientale dell'ETS2, di concentrare la riduzione del rischio della Bei sulle reti, lo stoccaggio e l'elettrificazione industriale, di concentrare ancora di più il Fondo per l'innovazione sull'elettrificazione, di concentrare il Fondo sociale per il clima sulla transizione delle famiglie vulnerabili dal riscaldamento e dai trasporti fossili. Il think tank propone anche misure da attuare nel breve e nel lungo periodo a livello nazionale. Tra quelle nel breve si parla di attuare correttamente la legislazione dell'Ue in materia di clima ed energia e di adeguare gli aiuti di Stato e le imposte/tasse per le famiglie e le industrie al fine di incentivare l'elettrificazione. Tra le proposte per il lungo periodo, viene segnalata la necessità di investire nelle reti, nell'accumulo di energia, nell'efficienza energetica e nelle energie rinnovabili e anche di investire nell'istruzione e nella riqualificazione della forza lavoro.
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