Normativa Ue anti-greenwashing in stallo. L’Italia fa marcia indietro
In stallo la normativa europea anti-greenwashing. Da tempo in cantiere a Bruxelles con l’obiettivo di obbligare le aziende dei Paesi membri a dimostrare con prove concrete e scientifiche le proprie dichiarazioni ambientaliste, la direttiva ‘Green Claims’ è a un punto morto a causa delle tensioni tra i commissari Ue e, in seconda battuta, anche il dietrofront dell’Italia.
“Stiamo premendo il pulsante pausa”, ha confermato la presidenza polacca alla guida Ue, annunciando di aver cancellato l’incontro negoziale previsto con l’Eurocamera, potenzialmente decisivo per un accordo. Dietro le quinte, le richieste dei partiti Ecr e Ppe di rivedere al ribasso o, meglio, ritirare la direttiva.
Nello specifico, si legge su Greenreport, Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva della Commissione Ue e commissaria per la Transizione green e la concorrenza, ha portato avanti per tutta la seconda parte della scorsa settimana un acceso confronto con la commissaria per l’Ambiente Jessika Roswall, alla quale il Partito popolare europeo si era appellato per, appunto, affossare la norma.
Infine lo scacco finale: il governo italiano ha tolto il proprio sostegno alla direttiva, facendo venire meno la maggioranza nel Consiglio Ue e dando così manforte ai partiti conservatori nel mettere in stand-by la normativa.
E mentre a Bruxelles si tirano le fila, alzano la voce associazioni ambientaliste e ong che chiedono alle istituzioni europee norme più stringenti e vincolanti nel solco del Green Deal.
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