Pappagorgia, capelli spariti e altre amenità della copertina di Time che non piace a Trump

«His triumph», il suo trionfo, titola la copertina di Time. Ma di trionfale, nell’immagine della cover, c’è soltanto la pappagorgia di Trump. E, poco sopra, la pelata: il ciuffo biondo ossigenato con cui fa solitamente riporto sbugiardato da un crudele controluce.

E per quanto gli strilli in sovrimpressione siano lusinghieri – “The leader Israel needed” (“Il leader di cui Israele aveva bisogno”) e “How Gaza heals” (“Come guarisce Gaza”) – il doppio mento cadente non è passato inosservato al presidente degli Stati Uniti d’America. Che in un post su Truth, il suo social network, ha scritto: «L’immagine potrebbe essere la più brutta di sempre».

Trump non si sofferma sul suo barbaglio – per quanto ci tenga a precisare che non gli siano mai piaciute «le foto dal basso verso l’alto» per chiari motivi – ma punta direttamente all’analisi del ciuffo: «Hanno fatto sparire i miei capelli, e poi messo qualcosa che fluttua sopra la mia testa che sembra una piccola corona galleggiante», ha aggiunto.

Subito trapela il suo lieve delirio narcisistico di personalità: non solo paragona quella leggera spolverata di capelli a una corona (si ricordi il tweet della Casa Bianca in cui compariva proprio con una corona in testa fingendo, per altro, fosse una copertina del Time; “Long live the king” in didascalia), ma si lamenta che sia «an extremely small one», una coroncina estremamente piccola. Se fosse stata più grande, va da sé, nulla da ridire.

Insomma, la copertina del Time deve averlo deluso non poco: l’ego di Trump solitamente si crogiola nell’iconografia del proprio potere, e lo fa al punto da sfociare in ridicola millanteria. Nel 2017, infatti, aveva fatto scandalo (misto a un generale sfottò) che avesse tappezzato i suoi golf club con finte copertine del Time che lo ritraevano ieratico in prima pagina. Fake copertine che il Time, in illo tempore, aveva chiesto di rimuovere.

Una batosta, dunque: un duro colpo d’immagine al ciuffo più famoso del mondo, all’ego ipertrofico più megalomane del globo terracqueo. Ma ormai è fatta, la copertina è lì, non si torna più indietro. E già circolano sui social immagini satiriche di galli con barbaglio e zazzera gialla o di mutandine in nera lingerie a censurare le faglie del flaccido collo di sua maestà il tycoon.

Al vertice di Sharm el-Sheikh del 13 ottobre per consolidare il cessate il fuoco fra Israele e Hamas – in cui Trump dal podio si è lanciato in uno dei suoi tanti one-man show – era presente anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Lo Stato del suo amico autocrate è famoso per tante cose, ma una di queste è poter rendere la sua piccola corona una grande – e soprattutto folta – corona. Tutto a prezzi di favore, s’intende. Ma se ne riparla per la prossima copertina: pensaci, Donald.

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