Precipitata dalle scale dopo una lite, la mamma e la sorella di Evelin: “Non si è uccisa, era una gran lavoratrice e amava le sue bimbe”

Settembre 3, 2025 - 01:00
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Precipitata dalle scale dopo una lite, la mamma e la sorella di Evelin: “Non si è uccisa, era una gran lavoratrice e amava le sue bimbe”
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Genova. “Evelin era una ragazza amabile, una gran lavoratrice che amava i suoi bambini, non può assolutamente esserci uccisa”. Alexandra e Sonia, rispettivamente sorella e mamma di di Evelin Moori Chamorro, respingono fermamente ogni ipotesi di suicidio per la ragazza di 30 anni morta la scorsa notte precipitando nella tromba delle scale dell’appartamento dove viveva in salita superiore della Noce, in un edificio del Comune che ospita famiglie in emergenza abitativa.

Le due donne, assistite dall’avvocato Paolo Costa, questa mattina erano in Procura quando il pm Giuseppe Longo ha dato al medico legale Davide Bedocchi l’incarico per eseguire l’autopsia sul corpo della loro congiunta e ha iscritto il compagno di 32 anni nel registro degli indagati per omicidio preterintenzionale.

“Non può essersi uccisa, era una persona solare. Era l’unica che lavorava stabilmente e portava i soldi a casa per tutti”. Incredule, i volti segnati dalle lacrime per una tragedia che le ha sconvolte e che lascia fra l’altro due bimbe orfane della loro mamma, vogliono capire cosa sia accaduto quella notte.

Alexandra e Sonia, accompagnate da un’amica genovese, spiegano che Evelin, che da sette anni lavorava come badante e avrebbe dovuto riprendere il lavoro proprio il giorno successivo a quello in cui è morta, quella sera era andata a mangiare con il fratello al ristorante peruviano in centro storico gestito da amici, lasciando le bimbe a casa della loro nonna. 

Il compagno in quei giorni non c’era: “Lui era andato a giocare a calcio, in quei giorni stava festeggiando il suo compleanno ed era stato anche fuori Genova”. L’altra sera però era tornato per riportare le bimbe a casa, ma la nonna aveva preferito tenerle con sé: “Era molto tardi, già dormivano e poi erano più contente di stare a casa mia rispetto all’andare in quell’appartamento dove oltre a Evelin e il compagno si erano installati anche i parenti di lui”.

Quando Evelin è tornata a casa e ha trovato il compagno hanno  litigato. D’altronde, di liti in quell’appartamento dove in uno spazio angusto vivevamo 9 persone, ce ne erano già state diverse.

Cosa sia accaduto esattamente l’altra notte però non sarà semplice accertarlo. Il medico legale dovrà cercare di capire dall’indagine autoptica se le lesioni sul corpo della donna siano tutte compatibili con la caduta o qualcuna di queste possa far pensare a un gesto violento da parte di terzi che non è risultato però da un primo esame esterno. Per il resto non ci sono telecamere nell’androne e nelle scale e nessun testimone oculare.

Il 32enne – che non ha precedenti per maltrattamenti – ha confermato la lite ma ha detto che lui è sceso dalle scale e la donna gli avrebbe detto che si sarebbe buttata se non si fosse fermato. Chi conosceva bene Evelin sembra escludere fermamente il gesto volontario, ma non è escluso che la donna possa essersi inciampata nel tentare di inseguire il compagno. Sempre che la versione dell’uomo sia veritiera. L’accusa di omicidio preterintenzionale – un’ipotesi a garanzia dell’indagato – affinché con un proprio consulente possa partecipare agli accertamenti – è al momento solo un’ipotesi alternativa, quella di una colluttazione o di una spinta nel corso della lite che ha avuto come conseguenza la caduta e la morte della 30enne.

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Redazione Redazione Eventi e News