Raccogliendo scintille di luce come stelle dell’emisfero Sud



1. “Vogliono donare la vita a Dio”,
confida don Mario Peretti, fidei donum della Chiesa di Milano alla Chiesa di Buenos Aires.
Parla di incontri e di confidenze, di giovani uomini e donne che compiono cammini e si pongono domande. Don Mario ha profuso molto impegno per tenere vivi, qualificati, coerenti con le intenzioni originarie i due istituti che sono frutto della sua intraprendenza e della generosità di molti amici milanesi, il Collegio Madonna di Lujan in Parque Patricio nella capitale e il collegio Madonna di Lujan di Maximo Paz. Ma racconta dell’accompagnamento vocazionale di ragazzi e ragazze in ricerca come del suo ministero più bello e del suo servizio più prezioso.
La pastorale giovanile è pastorale vocazionale: lo slogan, che ripetiamo spesso, mi sembra praticato con entusiasmo nell’opera di don Mario.
Quello che convince e suscita ammirazione è la vivacità, l’intraprendenza, la gioia con cui don Mario a 83 anni si dedica ad accompagnare giovani di cui “potrebbe essere nonno”. E invece è presenza che incoraggia la confidenza, la disponibilità, l’orientamento a donare la propria vita a Dio.
2. La sede della pastorale universitaria
nella facoltà di Ingegneria. «Almeno qui la pastorale universitaria ha una sede in Università» dice don Giorgio Assenza, fidei donum della Diocesi di Milano nella Diocesi di Buenos Aires.
Si entra in un palazzo imponente e un po’ inquietante: c’è infatti pericolo che cadano calcinacci e cornicioni (nella facoltà di ingegneria!). Si entra in un atrio di grigiore e di manifesti aggressivi. Non si trova l’indicazione della sede della pastorale universitaria perché la bacheca con gli avvisi è stata rovinata da ostinati vandalismi. Ad ogni modo guidati da don Giorgio si scende per antiche scale fino a un sotterraneo desolato, un corridoio dove sono depositati materiali di imprecisabile destinazione. Proprio lì, accanto a una porta, c’è una targa. La porta si apre per coloro che si ritrovano per il rosario settimanale, cinque o forse sette studenti, a volte anche dieci.
Ecco: la pastorale universitaria nella Facoltà di Ingegneria di Buenos Aires è fatta anche così: piccoli numeri, persone convocate per “passa parola”, devozioni semplici, gioia di incontrarsi. Sarà il seme più piccolo di tutti i semi, una immagine del Regno di Dio?
3. «Noi siamo specialisti in disgrazie»
dice il vescovo di Copiapo per darmi una idea della sua diocesi e della sua gente.
Il territorio, infatti, è frequentemente turbato da movimenti tellurici, dalle forme più o meno intense fino ai veri e propri terremoti: perciò in ogni chiesa, in ogni casa, rimangono le ferite dei fenomeni sismici: fessure, crepe, pareti con intonaci frantumati, soffitti storti.
In territorio, il deserto più arido del pianeta, conosce solo un piccolo ruscello quasi estinto. Quando piove, però può essere un disastro: la terra non assorbe l’acqua e si precipita a valle trascinando fango e sassi, e distrugge case e vite umane, come è successo qualche anno fa, nella disastrosa alluvione del 2015.
Il territorio è straordinariamente ricco di metalli preziosi, rame, oro, litio: le imprese minerarie ricavano profitti che superano ogni immaginazione. Ma le scorie per la lavorazione dei metalli sono accumulate fino a cambiare il profilo della valle e quando soffia il vento – e soffia ogni giorno – la polvere di questi cumuli di scorie diffonde per tutta la valle polvere di arsenico che avvelena l’aria e la terra.
Molti immigrati senza documenti, senza diritti, senza pretese si accampano alla meglio nella baraccopoli che circonda la città: abitazioni precarie, senza acqua, illuminati da una energia elettrica rubata, spaventati dalla minaccia di essere espulsi, esposti a qualsiasi ricatto per adattarsi a lavori che nessuno vuole fare, ma che loro non possono rifiutare, se vogliono avere qualche soldo per una vita stentata.
Ecco, le disgrazie. E anche le sorprese, la semplicità sorridente dell’ospitalità. Gli specialisti in disgrazie accolgono i visitatori con una cordialità semplice e commovente. Offrono il caffè. Sorridono. Ricevono con stupita gratitudine il dono di un rosario…
4. «Il Cile è come un’isola:
a est la cordigliera di montagne invalicabili, a ovest l’oceano immenso, a sud il gelo insopportabile, a nord il deserto impraticabile. È come un’isola: perciò chiunque venga da qualsiasi parte è accolto con la meraviglia dei semplici, l’affetto della gente, la gratitudine come di una visita incoraggiante e amica», mi dice il vescovo Riccardo Morales di Copiapo per darmi una idea dei sentimenti con cui siamo accolti dalla sua gente.
E in questa specie di isola si dedicano al servizio della gente le suore. Vengono da diversi paesi dell’America ispanica, hanno titoli di studio e eccellente formazione, sono intraprendenti e circondate da un affetto e da un rispetto commovente. Le suore, ragazze giovani e di mezza età, animose nell’arrampicarsi su pendii impressionanti con camionette che non temono nulla o quasi. Le suore: entrano in tutte le case, conoscono ogni famiglia, sanno delle malattie diffuse, raccolgono le confidenze che le donne condividono solo con loro. Le suore: con quel realismo disincantato di chi non si aspetta niente da nessuno e però pretende da tutti quello che possono dare: i documenti, il lavoro, i vestiti per proteggersi dal grande freddo. Le suore: pregano, fanno pregare, cantano, vanno a vedere quello che nessuno vuole vedere, contrastano la burocrazia esasperante, insegnano, imparano. Sorridono. Poche. Le suore.
5. Questo popolo vive della devozione alla Madonna.
La Madonna del Carmine, patrona del Cile, la Madonna della Candelaria venerata in Copiapo, ogni santuario, ogni segno della presenza della Madonna segna la vita, il calendario, le danze di ogni paese e di ogni mese dell’anno», mi dice il vescovo Riccardo per aiutarmi a comprendere i tratti che caratterizzano l’interpretazione della vita della gente di questo paese.
La devozione a Maria è vissuta come quell’essere un bambino in braccio alla sua mamma. È una fiducia in cui la carezza è più significativa di un discorso, la presenza è più rassicurante di un intervento risolutivo, la ripetizione dell’”Ave Maria” (“Dios te salve, Maria”) è più convincente di una meditazione. La gente accampata tra cartoni e lamiere, la gente indaffarata nelle vie della città, la gente che si ferma a chiacchierare in piazza, ecco: la gente in una cosa si ritrova. La festa della Madonna è la festa di tutti. Non si aspettano la rassicurazione della garanzia di trovare strade sicure e vite senza problemi. Sanno però di avere vicino Maria, la mamma, la patrona, la regina, la serva del Signore.
6. «Siamo partiti dal niente:
una vecchia scuola fatiscente e una trentina di bambini. Oggi la Scuola Italiana ha settecento iscritti, strutture solide, un progetto educativo ispirato all’insegnamento della Chiesa e la fierezza di essere italiani», mi spiega uno dei fondatori dell’istituto di eccellenza per che accoglie ragazzi e ragazze dai tre ai diciassette anni.
Mi hanno invitato per farsi conoscere, per raccontare una storia di sacrifici, di amicizia, di memoria, di intraprendenza. Mi hanno invitato a benedire gli studenti e a piantare un ulivo come la promessa di frutti generosi. Quale augurio, quale messaggio sta scritto nell’impresa? Forse si potrebbe formulare l’augurio e l’incoraggiamento con le tre A: adelante! alegria! amistad! (avanti!: il futuro è il tempo della speranza, della stima di sé, della risposta alla vocazione e alla promessa di Dio; gioia: la relazione con Gesù è fonte di una gioia che resiste nelle giornate facili e nelle giornate difficili; amicizia: il coraggio è più grande e lo sguardo più lungimirante se si cammina insieme).
Qual è la tua reazione?






