Stati Uniti, Cina e nuovi mercati: la strategia europea per la sicurezza economica
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Stati Uniti, Cina e nuovi mercati: la strategia europea per la sicurezza economica
Dalle tensioni tra Stati Uniti e Cina alla corsa per le materie prime critiche, fino ai nuovi accordi con Mercosur e India, l’Unione Europea ridefinisce la propria politica commerciale in chiave di sicurezza economica. Leopoldo Rubinacci, della Commissione Europea, spiega come stabilità, diversificazione e cooperazione internazionale siano oggi le leve per proteggere l’autonomia industriale del continente

La sicurezza economica europea non è più una questione solo commerciale, ma un fattore politico che incide sull’autonomia e sulla stabilità del continente. Lo ha spiegato Leopoldo Rubinacci, direttore generale aggiunto alla Direzione Generale del Commercio e della Sicurezza Economica della Commissione Europea, intervenendo al Made in Italy Summit 2025 organizzato da Il Sole 24 Ore. Dalle tensioni tra Stati Uniti e Cina alle trattative con India e Mercosur, Rubinacci ha delineato un quadro in cui Bruxelles punta a ridurre l’incertezza globale e a garantire alle imprese europee «stabilità e prevedibilità», elementi che oggi valgono quanto la competitività.
Geopolitica e commercio: l’Europa tra Washington e Pechino
Il faccia a faccia tra il presidente americano e Xi Jinping ha riaperto il dibattito sul fragile equilibrio tra le due potenze. Per l’Europa, il rischio di restare schiacciata fra due giganti resta reale, ma Rubinacci invita alla cautela: «Qualsiasi elemento che porti meno incertezza deve essere considerato positivo». Il dialogo tra Washington e Pechino, pur tra mille riserve, offre un primo segnale di distensione in una guerra commerciale che negli ultimi anni ha rimodellato i flussi globali.
Uno dei nodi centrali riguarda le materie prime critiche, quelle indispensabili per i settori dell’energia, dell’automotive e della transizione digitale. La Cina, ha ricordato Rubinacci, aveva annunciato all’inizio di ottobre una serie di controlli all’export di terre rare e minerali strategici, con potenziali conseguenze per l’industria europea. Secondo le informazioni raccolte dalla Commissione, l’accordo tra Washington e Pechino avrebbe previsto una sospensione temporanea di queste restrizioni. «Sarà una cosa positiva anche per noi – ha precisato – perché i controlli si applicano a tutti i Paesi, e la sospensione ci permetterà di respirare: le nostre aziende potranno continuare ad acquistare le materie prime di cui hanno bisogno».
Una tregua temporanea, ma preziosa, che si inserisce in un contesto di cooperazione rafforzata con gli Stati Uniti sulla sicurezza delle catene di approvvigionamento. «Abbiamo deciso con gli Stati Uniti di avere una cooperazione rinforzata sulle materie critiche, e facciamo parte di un discorso di diversificazione che anche loro stanno perseguendo». La sicurezza economica europea, dunque, passa dalla capacità di garantire accesso stabile e regolato alle risorse strategiche, senza dipendere in modo eccessivo da un singolo fornitore.
Mercosur e la diplomazia commerciale europea
La rete di accordi commerciali dell’Unione è oggi la più ampia al mondo, e Rubinacci non ha esitato a ricordarlo: 76 Paesi con cui Bruxelles ha siglato intese di libero scambio o di cooperazione economica. La trattativa con il Mercosur – Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay – rappresenta uno dei dossier più sensibili, non solo per la dimensione economica ma anche per la sua valenza geopolitica.
«Il 95% della crescita mondiale avviene al di fuori delle frontiere dell’Unione Europea», ha sottolineato Rubinacci, evidenziando l’urgenza per le imprese europee di accedere a mercati extra-UE con garanzie giuridiche e condizioni di prevedibilità. Gli accordi, ha spiegato, «sono essenziali per aprire mercati e assicurare condizioni stabili alle nostre aziende».
La Commissione ha già presentato una proposta al Consiglio per autorizzare la firma dell’intesa con il Mercosur, che potrebbe essere formalizzata dalla presidente Ursula von der Leyen entro la fine di dicembre. Rubinacci ha parlato di un lavoro «con grandissima energia» per rispettare le scadenze politiche e istituzionali: un obiettivo che, se raggiunto, segnerebbe un passo decisivo nella costruzione di una rete di sicurezza economica fondata su alleanze regolamentate.
L’accordo con gli Stati Uniti: tra stabilità e criticità
Tra i capitoli già aperti, quello delle relazioni con Washington resta il più complesso. Dopo mesi di tensione, l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno concluso un accordo per la riduzione dei dazi su acciaio, alluminio e altri prodotti industriali, con l’obiettivo di evitare una nuova escalation tariffaria. Rubinacci ha definito l’intesa «molto importante per creare una situazione di stabilità e sicurezza», ricordando che l’alternativa sarebbe stata «molto più costosa per i nostri interessi».
Il governo americano ha ridotto le tariffe al 15% e concesso esenzioni su numerosi prodotti europei, tra cui farmaceutici e aeronautici di rilievo per l’Italia. Tuttavia, alcune criticità restano aperte. Le cosiddette misure 232, che riguardano acciaio e alluminio ma anche prodotti derivati, impongono dazi fino al 50%, creando «enormi difficoltà per le nostre aziende nel dichiarare il contenuto di acciaio e alluminio in dogana».
Il commissario Maroš Šefčovič, impegnato nei colloqui con il Dipartimento del Commercio statunitense, sta cercando di mediare per ridurre gli ostacoli. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra la tutela della produzione interna e la salvaguardia delle esportazioni europee, in un quadro di cooperazione che resta essenziale per entrambe le sponde dell’Atlantico.
Diversificare per rafforzare la sicurezza economica europea
Nel nuovo ordine globale, la diversificazione è diventata la parola chiave della politica commerciale dell’Unione. Non basta più moltiplicare i fornitori all’interno di un singolo Paese: serve ampliare la rete geografica di approvvigionamento. «Fino a poco tempo fa si pensava che fosse sufficiente diversificare il numero di fornitori all’interno di un Paese – ha spiegato Rubinacci –. Ora bisogna diversificare attraverso più Paesi, anche se ciò comporta costi aggiuntivi di certificazione e logistica».
È una trasformazione strutturale che incide sulle strategie industriali europee, chiamate a bilanciare autonomia e apertura, sostenibilità e competitività.
In questa prospettiva, l’India è il prossimo grande interlocutore di Bruxelles. Rubinacci ha confermato che il negoziato commerciale con Nuova Delhi è «complesso ma fondamentale», e che la Commissione «ci crede moltissimo». Le discussioni coprono un ampio spettro di temi – dai mercati pubblici ai servizi, dall’agricoltura alle materie prime – e puntano a costruire un partenariato economico che possa affiancare, e in parte bilanciare, quelli con Stati Uniti e Cina. L’obiettivo, ha aggiunto, è fare «un’avanzata significativa, se non addirittura chiudere una parte importante dell’accordo entro l’anno».
Il precedente canadese e la prova dei fatti
Guardando ai risultati già maturi, Rubinacci ha richiamato il CETA, l’accordo commerciale tra Unione Europea e Canada firmato nel 2016, come esempio concreto dei benefici di una politica commerciale aperta ma regolata. «Tutte le previsioni pessimistiche non si sono realizzate, mentre quelle ottimistiche sono state superate», ha ricordato.
A dieci anni dalla firma, le esportazioni italiane verso il Canada sono cresciute in modo significativo, dimostrando che la liberalizzazione degli scambi, se accompagnata da regole chiare e reciprocità, può tradursi in un vantaggio competitivo per l’industria europea.
Un equilibrio tra autonomia e apertura
Dalle parole di Rubinacci emerge una visione pragmatica della sicurezza economica europea: non un isolamento difensivo, ma una rete di relazioni fondate sulla prevedibilità, sulla diversificazione e sulla stabilità delle regole. La forza dell’Unione, ha sottolineato, risiede nella sua capacità di trasformare la politica commerciale in uno strumento di coesione economica e di resilienza industriale. In un mondo in cui le rotte del commercio cambiano rapidamente, mantenere questa capacità di adattamento sarà la sfida decisiva dei prossimi anni.
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