Ultimo ballo a Parigi: Demna chiude il suo decennio da Balenciaga
“I gave you all the love I got. I gave you more than I could give. I gave you love”. Sebbene la canzone di Sade suggerisse tutt’altro mood, nella storica sede della maison al numero 10 di avenue George V, la collezione couture 2025 di Demna per Balenciaga – l’ultima disegnata dallo stilista georgiano – sapeva di festa e celebrazioni. Lo si capiva già dalla colonna sonora, che includeva i nomi di tutte le persone che hanno lavorato con lui. Simon, Valentine, Lola. Nomi pronunciati uno a uno, come a dire “presente”, in uno show che sancisce la fine di un ciclo – tra i più discussi e provocatori dell’intero settore – e l’inizio di una nuova era, quella che presto passerà nelle mani di Pierpaolo Piccioli, anche lui presente tra il pubblico.
E se, in qualche modo, sapeva di festa, era anche perché ad assistere e applaudire le creazioni dello stilista c’erano tutti gli amici della casa, chi seduto e chi in passerella: da Kim Kardashian a Isabel Hupper, da Naomi Campbell a Eva Herzigová, dai giovani Mark Ėjdel’štejn e Patrick Schwarzenegger a Kyle MacLachlan. In molti stavano leggendo i titoli di coda di un decennio creativo fatto di sogni (quella presunta mail che Demna inviò in giovane età prima di uno stage rifiutato), rivoluzioni fedeli alla forma, ricordi d’infanzia, ritorni in passerella (proprio quella couture, reintrodotta dallo stilista), scandali (l’ambigua amicizia con quello che fu Kanye West e le polemiche legate a una campagna con protagonisti dei bambini), ma soprattutto uno sguardo costante e critico sul mondo, come la moda dovrebbe sempre fare.
Un percorso lungo, che ha portato Demna – come si legge nella nota della collezione – a dichiararsi “soddisfatto in questa infinita ricerca della perfezione impossibile, l’etica fondante di Cristóbal Balenciaga”. Una ricerca iniziata e chiusa con Parigi, perché i look sfilati sono stati fotografati in tutta la città, “come un omaggio al luogo in cui ho iniziato la mia carriera nella moda”.
Così, riferimenti a Monsieur Balenciaga affiorano in tutta la collezione, in modo conscio e inconscio. L’abito Danielle, ricreazione di un completo pied de poule indossato nel 1967, è tagliato con quell’attitudine che Cristóbal Balenciaga incarna. Un motivo floreale del 1957 rivive in un tailleur con gonna e borsa abbinata, interamente ricoperti di paillettes perfettamente allineate, a evocare “la tovaglia della cucina di mia nonna durante la mia infanzia”. Un cerchio che si chiude e una promessa che si rinnova, da sempre marchio di fabbrica di Demna, spinta creativa su tutti i fronti.
Nel complesso, l’intera architettura della collezione – tra interpretazioni couture di capi archetipici, citazioni a un tailoring severo e monumentale per le donne, e riferimenti all’Età d’Oro di Hollywood, “una mia ossessione costante” – si scontra con l’incognita del futuro, di cui, forse, si sa ancora poco. Un futuro che, da una parte, vede lo stilista di Nettuno alla guida creativa della storica casa di moda (in quello che i social già titolano ‘un ritorno al passato’); dall’altra, sposta – come in un sogno surreale, e per molti detrattori apocalittico – Demna verso la direzione di Gucci, in un attesissimo debutto a settembre.
Ed è proprio lì, in quell’abbraccio a François-Henri Pinault (patron di Kering) prima di una sfida complessa, e in quell’inchino (il primo dalla sua nomina dieci anni fa) a una folla di invitati pronta per un altro ballo, che si chiude una stanza e se ne apre un’altra.
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