Un esercito di lavoratori invisibili: i dati sul precariato tra dipendenti e partite IVA
lentepubblica.it
I dati di un recente dossier elaborato da NIdiL-CGIL forniscono un quadro impietoso e sconfortante sul precariato tra dipendenti e partite IVA.
C’è un’Italia che timbra il cartellino, risponde al telefono nei call center, guida i visitatori nei musei, traduce testi, crea loghi per aziende e accudisce i bambini negli asili comunali. Un Paese fatto di persone che contribuiscono alla crescita economica, ma che non riescono a costruirsi una vita stabile. Sono oltre un milione tra collaboratori e titolari di partita IVA “esclusiva”, vale a dire senza altra fonte di reddito.
Questi lavoratori – una parte significativa del tessuto produttivo – ricevono compensi troppo bassi per garantire una vita dignitosa. E se il presente è difficile, il futuro appare ancora più incerto: pensione rimandata a 71 anni e assegni che difficilmente supereranno le poche centinaia di euro.
Lo rivela una dettagliata analisi condotta da NIdiL CGIL insieme all’Osservatorio Pensioni della CGIL sui dati ufficiali INPS della Gestione Separata. Lo studio traccia un quadro duro: la legge di Bilancio in discussione non affronta minimamente questo problema, lasciando migliaia di persone senza prospettive né tutele.
Compensi troppo bassi per vivere
Tra chi lavora in modo parasubordinato, esistono due grandi categorie: i collaboratori esclusivi e i professionisti con partita IVA esclusiva. Entrambi svolgono incarichi fondamentali, spesso continuativi, ma le entrate annue raccontano un’altra realtà.
Collaboratori esclusivi
• 8.566 euro l’anno in media, circa 566 euro al mese
• Le donne – quasi la metà del totale – scendono a 6.839 euro
• Gli under 35 si fermano a 5.530 euro
Tra loro rientrano figure come operatori dei call center, personale educativo precario e tanti altri lavoratori indispensabili al funzionamento di servizi pubblici e privati.
Professionisti senza ordini né albi
• 18.094 euro medi annui
• Le donne guadagnano 15.700 euro
• I più giovani non raggiungono 14.400 euro
Sono freelance che operano in settori culturali e creativi, dal restauro all’editoria, passando per traduzioni e comunicazione.
Nonostante la formazione spesso elevata e competenze specialistiche, i redditi restano ben al di sotto del necessario per coprire spese di casa, salute e vita quotidiana.
Tutele sociali quasi inesistenti
Il problema non si ferma al reddito basso. La precarietà rende quasi impossibile accedere alle protezioni sociali che spettano a qualsiasi lavoratore: malattie, maternità, sussidi in caso di perdita del lavoro.
Un indicatore drammatico è quello dei contribuenti netti: persone che, pur pagando i contributi, non ottengono un solo mese pieno di copertura previdenziale. Di conseguenza restano esclusi da ogni tutela.
• Tra i collaboratori esclusivi, sono il 22,5%, oltre 64 mila persone
• Tra i liberi professionisti, circa 36 mila, molti dei quali donne e giovani
Lavorano, versano contributi, ma non ottengono nulla in cambio. Una sorta di limbo lavorativo in cui i diritti svaniscono.
Anche chi lavora abbastanza da raggiungere un anno contributivo pieno – cosa che richiede un reddito minimo di oltre 18.500 euro annui – rappresenta una minoranza:
• Solo l’8% dei collaboratori arriva ai 12 mesi
• Tra i professionisti esclusivi la percentuale sale al 35%, ma perlopiù si tratta di uomini
Per donne e under 35 la situazione è ancora più critica: carriere discontinue, compensi bassi e tempi di lavoro spezzettati compromettono qualsiasi forma di stabilità.
Un futuro previdenziale che fa paura
Con stipendi così bassi e contribuzione irregolare, accedere alla pensione in un’età accettabile è spesso impossibile.
Per chi riesce a racimolare 30 anni di contributi pieni:
• Un collaboratore esclusivo potrebbe lasciare il lavoro a 64 anni con circa 853 euro al mese
• Un professionista esclusivo dovrebbe aspettare almeno 67 anni e otterrebbe circa 646 euro al mese
Ma questa è una possibilità riservata a una piccola minoranza.
Per la grande maggioranza – il 92% dei collaboratori e il 65% dei professionisti – l’unica via accessibile resta l’uscita dal lavoro a 71 anni, con una pensione minima
Un assegno che non garantisce certo una vecchiaia serena, dopo una vita trascorsa tra lavoro precario e redditi insufficienti.
Il paradosso della Gestione Separata
A rendere il quadro ancora più sconcertante è un dato economico che emerge dallo studio:
La Gestione Separata INPS ha un attivo di 9,6 miliardi di euro solo nel 2024.
Versano contributi consistenti, ma ricevono pochissimo in cambio. Si tratta di un avanzo di gestione stabile da anni, che evidenzia un disequilibrio strutturale e un uso distorto delle risorse prodotte da questi lavoratori.
Una fetta di mercato del lavoro da non ignorare
NIdiL CGIL ricorda che tra chi confluisce nella Gestione Separata ci sono anche figure molto pagate, come amministratori di società, che alzano la media dei redditi. Ma i più fragili restano schiacciati e invisibili.
Questa categoria sostiene quasi 3 miliardi di euro in contributi ogni anno. E riceve in cambio:
• 97 milioni in prestazioni temporanee
• 2,5 miliardi per le pensioni complessive (dove però pesano molto i redditi alti)
La maggior parte continua a pagare senza ricevere protezioni adeguate. Un sistema che, così com’è, non difende il lavoro, ma lo consuma.
Serve un cambio di rotta: immediato e strutturale
La legge di Bilancio in discussione – sottolinea lo studio – non introduce alcun miglioramento. Nessun intervento:
- sull’aumento dei compensi
- sulla continuità contributiva
- sull’accesso alle pensioni
- sulle tutele in caso di malattia, maternità o disoccupazione.
Il rischio? Che una generazione intera invecchi senza sicurezza economica, costretta a lavorare ben oltre i limiti fisici e ricevere comunque una pensione insufficiente.
Il costo sociale dell’indifferenza
Quello dei parasubordinati non è un problema marginale. È un tema che riguarda:
- competitività economica
- natalità e scelte di vita
- salute pubblica
- coesione sociale.
Non si può costruire un Paese solido condannando oltre un milione di lavoratori a una vita di sacrifici senza una prospettiva dignitosa.
Ignorarli oggi significa pagare un prezzo altissimo domani.
I dati sul precariato tra dipendenti e partite IVA nello studio NIDIL-CGIL
The post Un esercito di lavoratori invisibili: i dati sul precariato tra dipendenti e partite IVA appeared first on lentepubblica.it.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




