Una commedia grottesca per un’educazione al fallimento

Dicembre 13, 2025 - 14:00
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Una commedia grottesca per un’educazione al fallimento

Il regista emiliano Emanuele Aldrovandi firma testo e regia di una commedia che si muove sul crinale tra comicità nera e osservazione del quotidiano, raccontando al contempo le ambizioni, le fragilità, ma anche quella corsa al riconoscimento e alla popolarità che sembra segnare ogni età della vita. Lo fa attraverso una scrittura concreta e realistica, e con un allestimento onirico e surreale: cioè che viene messo in scena è il ricordo di un uomo che continua a rivivere la giornata in cui una bambina di sei anni è cambiata per sempre. 

Lo spettacolo racconta la storia di una madre, Marta, e della sua ossessione per la realizzazione di sua figlia Emma, e di come attraverso l’aiuto di vari personaggi elabora un piano bislacco. Lo spettacolo si apre con un sentimento pervasivo di ansia del fallimento, che racconta come il tentativo di proteggere le persone che amiamo possa talvolta trasformarsi in un impulso opposto, che rischia di travolgere in un’ossessione proprio chi vorremmo sostenere.

Aldrovandi prosegue un percorso che negli ultimi anni ha interrogato la pressione sociale e le forme di autoinganno con cui proviamo a governarla. Dopo lo spettacolo L’Estinzione della razza umana, che rileggeva le ferite della pandemia in chiave tragicomica, il nuovo lavoro del regista sposta il baricentro su un terreno più privato. Al centro: una madre convinta di poter garantire alla figlia di sei anni un futuro artistico e lineare, senza inciampi. La donna elabora un piano che sfiora l’assurdo, persuasa che la notorietà immediata sia l’unico modo per evitare alla bambina quelle frustrazioni che lei stessa non ha mai superato. La vicenda si svolge così all’interno di un paradosso: nel tentativo di annullare l’errore, la madre lo moltiplica, trasformando il talento in una corsa contro il tempo.

Il testo approfondisce il tema della performance che governa la società della post-verità, dove l’idea di “qualità” viene sovrastata dalla ricerca della velocità. Aldrovandi osserva cosa accade quando questo meccanismo entra nella sfera affettiva, ridisegnando i rapporti familiari. Ne emerge un quadro in cui il successo appare come un miraggio condiviso, una promessa che illude genitori e figli in egual misura.

La messinscena si affida a un cast formato da Serena De Siena, Tomas Leardini, Luca Mammoli e Silvia Valsesia. La scena curata da Francesco Fassone definisce un ambiente neutro, percorso da segnali che rimandano al mondo dello spettacolo e alle sue trappole. Le luci di Antonio Merola accompagnano l’alternanza tra slanci e pause, mentre i costumi di Costanza Maramotti e il disegno sonoro di Riccardo Tesorini costruiscono un contesto che segue da vicino gli spigoli del racconto. 

La scrittura dello spettacolo, asciutta e diretta, sfrutta il registro grottesco per restituire la sproporzione tra le aspettative degli adulti e la fragilità dei bambini. L’umorismo non allenta la tensione, ma la espone. Ogni scena registra la distanza tra ciò che vorremmo essere e ciò che siamo, senza offrire scorciatoie. La madre protagonista incarna un sentimento diffuso: la convinzione che la frustrazione possa essere cancellata, e che esista un modo per neutralizzare il fallimento. Il teatro ne svela invece l’inevitabilità e suggerisce che proprio l’attrito tra desiderio e realtà costituisce materia di crescita.

In questo senso Come diventare ricchi e famosi da un momento all’altro diventa un piccolo osservatorio sul nostro presente: l’ossessione per l’approvazione immediata, la paura di non essere attuali e al passo con i tempi, la tentazione di trasformare ogni talento in una prestazione. Il pubblico è chiamato a riconoscere dinamiche note e a misurare la distanza tra protezione e controllo. Aldrovandi compone così un racconto che non giudica, ma espone, lasciando che la scena riveli ciò che la società finge di non vedere.

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Redazione Redazione Eventi e News