Anime of the Month – Tojima Wants to Be a Kamen Rider

Ottobre 15, 2025 - 22:30
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Anime of the Month – Tojima Wants to Be a Kamen Rider

Ci sono passioni che non si spengono mai. Ci sono sogni che, anche quando la vita prende altre strade, restano lì, silenziosi ma vivi, pronti a riaccendersi al momento giusto. È questo il cuore pulsante di Tojima Wants to Be a Kamen Rider, la nuova serie anime tratta dall’omonimo manga di Yokusaru Shibata (Air Master, 81 Diver), realizzata in collaborazione ufficiale con Toei Company e Ishimori Productions — le stesse realtà che hanno dato vita al leggendario franchise di Kamen Rider.

Più che una semplice parodia, Tojima Wants to Be a Kamen Rider è una lettera d’amore all’eroismo, alla nostalgia e al sogno di restare bambini anche quando il mondo ti impone di diventare adulto.

Il protagonista, Tanzaburo Tojima, è un uomo di 40 anni, single e operaio edile, che da bambino aveva un unico grande sogno: diventare un Kamen Rider in carne e ossa. Crescendo, ha dovuto accettare la dura realtà — i Kamen Rider non esistono, Shocker, la malvagia organizzazione contro la quale combatte il Rider, è solo un’invenzione televisiva, e la vita vera è fatta di bollette, fatica e giornate tutte uguali. Eppure, qualcosa dentro di lui non si è mai spento.

Quando una serie di crimini comincia a scuotere la sua città — del tutto ispirati alle gesta della malvagia organizzazione Shocker — il fuoco che lo animava dall’infanzia torna a bruciare. Tojima decide di indossare una semplice maschera di Kamen Rider e di agire. Non ha superpoteri, né una moto futuristica, ma ha qualcosa di ancora più raro: la convinzione che anche un uomo comune possa fare la differenza.

Tanzaburo Tojima, è un uomo di 40 anni, single e operaio edile, che da bambino aveva un unico grande sogno: diventare un Kamen Rider

A differenza di molte parodie moderne, Tojima Wants to Be a Kamen Rider non si limita a prendere in giro il genere tokusatsu: lo celebra, lo abbraccia, e lo umanizza. L’ironia è presente, certo, ma è un’ironia tenera, malinconica e sincera. Ogni colpo, ogni posa eroica mal riuscita, ogni frase detta con troppa enfasi rivela non solo il lato ridicolo, ma anche quello profondamente umano di chi non ha mai smesso di credere nel bene.

Shibata riesce in un’impresa notevole: usare la comicità per raccontare la crisi dell’età adulta, la disillusione, ma anche la forza di rialzarsi quando la vita sembra averti tolto tutto — perfino i sogni.

La serie si arricchisce ulteriormente con l’introduzione di Yuriko Okada, giovane insegnante di 24 anni che, come Tojima, ha un’ossessione per il mondo dei Kamen Rider. Il suo modello è Electro-Wave Human Tackle, la storica partner di Kamen Rider Stronger. Anche lei si allena ogni giorno, sognando di diventare una vera eroina.

Quando scopre che un misterioso “Kamen Rider” (Tojima, ovviamente) ha già fatto notizia, la sua determinazione diventa competizione. La dinamica tra i due è irresistibile: da una parte l’idealismo ingenuo di un uomo di mezza età che non si arrende, dall’altra l’ambizione accesa e impaziente di una giovane donna che vuole dimostrare il proprio valore.

Il risultato? Un duello generazionale travestito da commedia d’azione, dove entrambi, tra goffaggini e momenti di vero eroismo, imparano cosa significhi davvero essere un eroe.

Nonostante il tono da commedia, Tojima Wants to Be a Kamen Rider non rinuncia a una costruzione narrativa complessa. Il mondo in cui si muovono i protagonisti è un curioso ibrido tra il quotidiano e il surreale: i criminali che si travestono da Shocker, la follia di chi prende troppo sul serio la finzione, e l’emergere di veri “trasformati” lasciano lo spettatore con il dubbio che forse, in fondo, la linea tra realtà e sogno non sia poi così netta.

Il messaggio è chiaro: l’eroismo non è un potere, ma un atto di fede. E chi sceglie di credere, anche solo per un istante, diventa davvero un eroe.

Usare la comicità per raccontare la crisi dell’età adulta

Essendo una produzione riconosciuta da Toei e Ishimori Productions, la serie è costellata di riferimenti, citazioni e piccoli omaggi che ogni fan di Kamen Rider coglierà al volo. Dalle pose iconiche alle battute storiche, fino ai design dei villain “fatti in casa”, tutto è pensato per ricordare mezzo secolo di storia del tokusatsu giapponese.

Ma la grandezza di Tojima Wants to Be a Kamen Rider sta nel suo non rivolgersi solo ai fan: chiunque abbia mai avuto un sogno impossibile, chiunque si sia sentito troppo vecchio o fuori luogo per inseguirlo, troverà in Tojima una figura commovente, ironica e terribilmente vera.

L’eroismo non è un potere, ma un atto di fede

Tojima Wants to Be a Kamen Rider è una storia di riscatto e di passione, una parabola moderna sull’essere adulti senza dimenticare il bambino che eravamo. È un’opera che ride di sé stessa ma mai dei suoi ideali, e che riesce a mescolare risate e riflessione come solo le migliori commedie giapponesi sanno fare.

Perché, in fondo, il mondo ha sempre bisogno di un eroe — anche se indossa una maschera di plastica e un cuore pieno di sogni.


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