Anna Wintour lascia la direzione di Vogue America dopo 37 anni
Dopo 37 anni, Anna Wintour lascia la direzione di Vogue America. La storica direttrice non lascerà tuttavia i piani alti di Times Square, restando comunque ai vertici di Condé Nast come responsabile dei contenuti editoriali, nonché supervisore della testata che ha guidato con successo per quasi quattro decadi.
Le voci dell’annuncio delle sue dimissioni si susseguono orami da almeno un paio d’anni, e forse il primo vero segnale è del dicembre 2024 quando la rivista sceglie il suo primo guest editor in assoluto, lo stilista Marc Jacobs, che mette in copertina la modella Kaia Gerber; l’accoglienza del numero positivamente.
Anna Wintour ottiene il suo primo ruolo nel giornalismo di moda come assistente editoriale a Harper’s & Queen (oggi Harper’s Bazaar UK), nei primi anni ’70. Nel 1975 si trasferisce negli Stati Uniti, dove lavora come fashion editor per riviste come Savvy e New York Magazine, distinguendosi per la sua visione editoriale audace. È nel 1983 che entra poi in Condé Nast come Creative Director di Vogue U.S. sotto la direttrice storica Grace Mirabella. Qui comincia a imporre il suo stile deciso e diretto, fatto di scelte nette e uno sguardo globale. Nel 1985 viene prima nominata direttrice di British Vogue, dove inizia a costruire la sua reputazione da rivoluzionaria: cambia staff, abbandona le vecchie convenzioni e propone servizi più audaci. Ritorna negli Usa nel 1987 per dirigere House & Garden, trasformandolo temporaneamente in una rivista fashion-oriented e finalmente nel 1988 ottiene il ruolo che la consacra: Editor-in-Chief di Vogue U.S.
Appena affidatole il ruolo, Wintour licenzia gran parte dello staff, cambia estetica e strategia, guadagnandosi il soprannome “Nuclear Wintour” per il suo stile radicale. Ma di fatto, sotto la guida di Anna Wintour, Vogue si è fatto simbolo della trasformazione da rivista di moda ad istituzione culturale globale. Ha saputo fondere alta moda e cultura pop, innovare il linguaggio visivo e digitale, lanciare eventi di portata mondiale e guidare con visione vera una delle più potenti riviste di settore. È stata pioniera di copertine con rappresentazione più ampia di etnie e corpi diversi, pur sotto il fuoco delle critiche quando i progressi non sono stati sufficienti, e ha tenuto a valorizzare celebrità di fama mondiale anziché semplicemente vestire una modella per una copertina. Nel maggio 1989 appare infatti in cover Madonna, segnando un’innovazione epocale che apre la strada a tanti personaggi: Naomi Campbell è la prima modella afroamericana sul numero di settembre 1989, e poi figure pubbliche come Hillary Clinton, Michelle Obama, Lady Diana e Kim Kardashian. Una transizione che verrà poi adottata dalle riviste di moda di tutto il mondo.
Negli anni 2007/2008 guida Vogue attraverso la transizione verso il digitale e i social media, rafforzando l’influenza online. E mentre nel 2013 diventa artistic director di Condé Nast e nel 2020 viene nominata Global Chief Content Officer, supervisionando tutte le edizioni internazionali di Vogue, Vanity Fair, GQ e altro, il brand Vogue si espande con oltre 28 edizioni internazionali (Africa dal 2021, India dal 2007).
Anna Wintour ha anche guidato la trasformazione dell’annuale evento di raccolta fondi del Costume Institute del Metropolitan Museum of Art, il Met Gala, portandolo da semplice evento mondano a uno dei red carpet più chiacchierati al mondo.
La sua influenza si estende ben oltre la moda: come ha documentato la biografa Amy Odell nel suo libro del 2022 ‘Anna: The Biography’, tutti, da attori come Bradley Cooper agli atleti come Serena Williams, oltre che chiaramente gli stilisti di tutto il mondo, si sono affidati ai consigli e ai suggerimenti di Wintour nei momenti cruciali della loro carriera. Lo racconta nel dettaglio anche il documentario del 2009 ‘The September Issue’ che mostra il dietro le quinte della rivista ma anche della person.
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