Breve elenco di desideri molto utili che Babbo Natale non esaudirà

Ho chiesto a Babbo Natale di permettermi di attraversare in diagonale piazza Maggiore, e non è solo una richiesta che riguarda la mia pigrizia ma anche il bilancio del comune di Bologna: se i sedici milioni di euro che incassano ogni anno dalla tassa di soggiorno pagata dai turisti non li usassero per fare quelle robe che occupano il centro di piazza Maggiore – ora i sassi giganti che chiamano installazione d’arte contemporanea, d’estate le sedie del cinema in piazza – magari li userebbero per ripavimentare le strade, raccogliere la spazzatura, cose così, meno simboliche ma più utili. Sotto l’albero ho trovato un bigliettino che diceva: hai sbagliato destinatario, devi chiedere al sindaco, prova a contattarlo su Instagram, lì è facile che lo trovi.
Ho chiesto a Babbo Natale di svelarmi il contenuto dei vostri pacchi natalizi, perché io me lo ricordo il mondo di prima, quello in cui ancora mi prendevo l’incomodo di fare i regali, e il 24 pomeriggio alla Feltrinelli di largo Argentina noialtri che non ci eravamo sbrigati a deciderci compravamo libri all’ultimo minuto, il libro era il regalo risolutivo, e poi non so cos’è successo, ma quest’anno gli ultimi dati Gfk usciti prima che io scriva questo articolo, quelli relativi alla settimana dall’8 al 14 dicembre, dicono che il mercato librario sia a meno dieci per cento rispetto al 2024, e magari poi avete recuperato tutti il 24 pomeriggio facendo bestemmiare le cassiere delle librerie che vorrebbero andare a prepararsi per la cena della vigilia, ma io temo di no, temo che abbiate proprio smesso di pensare che un libro sia un regalo sensato.
Ho chiesto a Babbo Natale se posso decodificare la vita dalle soluzioni dei giochini del New York Times su cui butto le mattinate, e lui mi ha risposto che se avessi già cominciato gli farei meno domande oziose, lo Strands del 22 era a tema «regali riciclati», e le parole della soluzione erano candela e sciarpa e crema idratante e orecchini e sì, anche libro: se esiste ancora nell’enigmistica, esiste ancora nella vita. Certo però «riciclato» significa che mica lo comprate nuovo, ho obiettato, ma a quel punto Babbo Natale si era già allontanato borbottando sulla slitta: ahò, e quanti cazzi.
Ho chiesto a Babbo Natale se anche qui funzioni come il Financial Times dice funzioni in Inghilterra, dove pare i negozi vendano, da quando si sono americanizzati con gli sconti di fine novembre (quelli della loro festa del Ringraziamento e del nostro desiderio mimetico), più roba scontata un mese prima di Natale di quanta ne venda a prezzo pieno a Natale. Mi ha risposto: secondo te?
Ho chiesto a Babbo Natale come si concili il fatto che si facciano tutti le punture per dimagrire col fatto che lunedì al Ratanà avessero finito i tortellini, ma come avete finito i tortellini, siete un ristorante sotto Natale, avete pure un pastificio, è uno scherzo, è una candid camera, e invece no, li avevano proprio finiti, non ricordo più quante centinaia di chili di ordini da smaltire ci abbia detto Cesare (il cuoco, o come si dice a Milano lo chef) avesse il pastificio, ma porto nel cuore la notizia che un paio di pastifici bolognesi avessero chiamato il pastificio del Ratanà per sapere se avesse dei tortellini da subappaltargli, perché c’era più domanda che offerta. Babbo Natale ha risposto che se non è una certificazione di superiorità di Milano su Bologna questa: manco sui tortellini sappiamo più essere indipendenti.
Ho chiesto a Babbo Natale di giurarmi che nel 2026 non leggerò più neanche mezzo articolo sul fatto che siamo tutti poveri, perché qualche settimana fa ho comprato dei tortellini a poco più di quaranta euro al chilo, e tutti i commensali mi hanno detto che ero pazza, così a basso prezzo saranno fatti col ripieno di pantegane attratte dalla spazzatura bolognese (in lingua locale: rusco), e insomma un mondo in cui va esaurita una pasta che perlopiù costa cinquanta euro al chilo è un mondo che non può dirsi povero senza mettersi a ridere.
Ho chiesto a Babbo Natale di far tornare i dvd, perché io in queste settimane avrei dovuto lavorare e invece devo passarle a rivedere di corsa tutto “Succession”, perché a fine anno lo tolgono da Sky e io sono troppo vecchia per avere il patema che non potrò rivedere una cosa che mi piace, mi avete illuso che l’intero parco audiovisivi del mondo sarebbe stato a mia disposizione sempre e invece mi avete mentito, non si fa.
Ho chiesto a Babbo Natale di non far deprezzare il Nobel prima che io ne abbia vinto uno. Il New Yorker racconta che dei ricercatori hanno inserito in un programma di intelligenza artificiale tutte le opere di Han Kang, poi hanno fatto riscrivere dei paragrafi all’intelligenza artificiale nello stile della vincitrice del Nobel per la Letteratura nel 2024, e alla fine i dottorandi in scrittura creativa chiamati a giudicare la prosa hanno unanimemente deciso che era meglio quella che loro non sapevano essere stata prodotta non da un Nobel ma da un cervellone elettronico. Ho chiesto a Babbo Natale di abolire le facoltà umanistiche e i loro dottorandi di questa ceppa.
Ho chiesto a Babbo Natale, anche da parte vostra, che in questi giorni di interlocutori non accuratamente selezionati e banchetti lunghissimi con gente non esattamente brillante (altrimenti detta: famiglia) ci toccasse a tavola almeno un Martin Amis come raccontato da Zadie Smith. L’elogio funebre che tutti vorremmo è quello che ha scritto Zadie Smith per Amis, sta nel suo “Dead and alive” (in Italia lo pubblica Sur in primavera), e a un certo punto fa così: «Arrivavi nel più impettito dei posti e, se c’era Martin, era un sollievo, pensavi: beh, non sarà una noia totale. Qualcuno con cui bere, qualcuno con cui fumare, qualcuno con cui ridere. Era un genio della conversazione. Non di quelli prepotenti o che vogliono che la pensiate allo stesso modo. Solo deliziato dal dire cose, e poi ascoltarti dire cose, e poi dire altre cose. Sembra facile, ma mica ce ne sono molti che sappiano farlo senza rancore e senza noia».
Ho chiesto a Babbo Natale se si può. Dai, mica sto chiedendo molto, il ritorno della conversazione brillante, solo per poco, solo per alleviare il Natale. Mi ha suggerito di chiedergli regali di più facile realizzazione: la pace nel mondo, i tortellini dimagranti, i sindaci senza Instagram, il Nobel per la Letteratura, la fine delle piattaforme.
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