Corea del Nord. Lavrov in visita per la cooperazione militare
di Giuseppe Gagliano –
La visita del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in Corea del Nord non è un semplice evento diplomatico: è un segnale forte, un simbolo di un’alleanza che va rafforzandosi e che potrebbe ridisegnare equilibri ben oltre il teatro di guerra ucraino. Dal 2022, quando l’invasione russa dell’Ucraina ha sancito l’isolamento di Mosca rispetto all’Occidente, la Russia ha cercato nuovi partner in grado di garantire supporto materiale e politico. Pyongyang, da sempre relegata ai margini del sistema internazionale e strangolata dalle sanzioni, ha colto l’occasione per uscire dall’ombra. Secondo l’intelligence ucraina, la Corea del Nord si prepara a inviare altri 25-30mila soldati a sostegno delle forze russe, dopo i circa 11mila uomini già inviati lo scorso anno. Le immagini satellitari diffuse recentemente mostrano un’intensa attività logistica tra Russia e Corea del Nord: navi per il trasporto truppe, aerei cargo, scambi di armamenti e formazione congiunta. Un rapporto di undici Stati membri delle Nazioni Unite ha confermato che Pyongyang ha fornito a Mosca almeno 100 missili balistici e milioni di proiettili di artiglieria. La Russia, pur con le sue fabbriche militari impegnate giorno e notte, dipende ormai dalle forniture nordcoreane per mantenere alta la pressione sul fronte ucraino. Ma questo non è solo uno scambio commerciale. È la nascita di una pericolosa sinergia militare tra due Stati accomunati dall’ostilità verso l’Occidente e dall’abilità nel muoversi ai margini delle regole internazionali. Lavrov, in visita a Pyongyang per un “dialogo strategico” di secondo livello, probabilmente incontrerà anche Kim Jong Un. In agenda, oltre al rafforzamento dei legami economici e militari, c’è la possibilità di un coordinamento più stretto in Asia, dove Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone guardano con crescente preoccupazione a questa saldatura russo-nordcoreana. L’amministrazione americana di Donald Trump, già impegnata in una strategia di escalation in Ucraina, non nasconde la frustrazione per questa alleanza. Washington teme che un’asse Mosca-Pyongyang possa estendersi a Pechino, alimentando un blocco autoritario capace di influenzare sia la guerra in Europa sia le dinamiche di sicurezza in Asia-Pacifico. In questo scenario, la Corea del Nord diventa non solo un fornitore di armi e uomini, ma un attore geopolitico che, per la prima volta dopo decenni, sembra determinato a giocare un ruolo diretto nelle crisi internazionali. Per Mosca, invece, l’intesa con Pyongyang è un’ancora di salvezza: un modo per aggirare le sanzioni e mantenere viva una macchina bellica che rischia di bloccarsi sotto il peso delle perdite e dell’isolamento economico. Ma dietro le strette di mano e le dichiarazioni di amicizia, resta una domanda inquietante: fino a che punto Putin e Kim sono disposti a spingersi? Il rischio è che questa cooperazione non si limiti alla guerra in Ucraina, ma diventi la premessa per nuove tensioni globali, con conseguenze imprevedibili anche per la stabilità dell’Asia orientale.
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