Corneliani verso un 2025 di stabilità. Corre il canale independent negli Usa
Si chiama ‘Summer Solstice’ la proposta primavera/estate 2026 di Corneliani, presentata – non a caso – il 21 giugno, giorno del solstizio d’estate nel calendario di Milano Moda Uomo. “Abbiamo usato il concetto del solstizio come simbolo di cambiamento, di festa e anche di rito – ha raccontato a Pambianconews Stefano Guadioso Tramonte, style director e general merchandising manager del marchio – mettendo in scena nello svelare la collezione, come ormai nostra abitudine, una vera e propria performance che vada oltre la mera presentazione e coinvolga artisti provenienti da altri mondi, a dimostrare come il guardaroba Corneliani sappia ben adattarsi a tutti i profili e le personalità”.
Al centro della proposta, “un’armonia sartoriale rilassata con un raffinato contrappunto casual”, spiega Guadioso Tramonte, che descrive tessuti densi come lana tropical, lana-seta- mohair, il nabuk e la nappa, ma anche l’innovazione dei lini crepe, del ‘sea island’ cotton ultralight e dei cotoni doppiati e termonastrati.
A fare da sfondo, un 2025 che si sta delineando “di stabilità”, ha anticipato Giorgio Brandazza, CEO di Corneliani. “Il primo semestre è andato avanti sulla scia del 2024, lasciandoci cogliere segnali molto positivi soprattutto per quanto riguarda il main brand e la sua fall/winter, che ha registrato a ben guardare un ritorno alla crescita”. Il 2024 del marchio era stato archiviato a quota 75 milioni di ricavi, a sua volta in linea con il 2023. In generale, però, Brandazza descrive un momentum “a due facce”, in linea con il trend tratteggiato già tra la fine del 2024 e l’avvio del nuovo anno: “Le nostre attività retail vanno molto bene e assistiamo a una crescita, mentre appare in chiaroscuro il fronte wholesale”.
Spiegando ancora: “Senza particolari distinzioni geografiche, possiamo dire che procede molto bene il canale dei department store, piuttosto significativo per noi, così come il versante franchising, mentre il mondo del wholesale indipendente si conferma complesso, soprattutto nel sud dell’Europa”. Unica eccezione, tra i rivenditori indipendenti, sembrano essere gli Stati Uniti: “Da un paio d’anni – racconta Brandazza – abbiamo messo il turbo lì anche noi, e il canale independent rappresenta un po’ il nostro punto di ripartenza oltreoceano, da cui ci stiamo già prendendo diverse soddisfazioni”.
E riguardo ai potenziali contraccolpi degli eventuali dazi dell’amministrazione Trump, Brandazza si dice preoccupato soprattutto per il clima di incertezza che generano: “Il problema non sono tanto i dazi, che ovviamente avrebbero delle ripercussioni economiche nell’immediato, ma l’incognita che rappresentano e la conseguente difficoltà, al momento, di fare previsioni”.
A maggior ragione se si considera che, spiega ancora il CEO, per il momento le politiche di pricing non hanno intaccato Corneliani: “Noi siamo rimasti all’interno di un posizionamento con un rapporto qualità-prezzo interessante nel premium luxury con forte enfasi sulla qualità. Quando abbiamo fatto dei ritocchi, cosa che è avvenuta nelle pre-collezioni, non siamo stati penalizzati. Chi lavora nei segmenti più alti, invece, temo avrà qualche conseguenza in più. Se il nuovo regime si rivelerà folle se ne riparlerà, ma per il momento speriamo di rimanere indisturbati nella nostra fascia”.
Guardando più in generale ai progetti a breve e medio termine del marchio, Brandazza descrive un periodo conservativo ma di semina: “Quando il panorama è più o meno stabile, quello che si fa è non aprire troppi nuovi fronti – che comunque ci sono, si pensi all’apertura in Arabia Saudita e i progetti su Dubai – e lavorare invece sul costante miglioramento della qualità, del posizionamento distributivo e della gestione aziendale, per fare in modo che prodotto e in generale il lifestyle siano sempre più convincenti”.
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