Dalla memoria al cervello: ecco il neurone artificiale che impara con la luce
L’avanzata dell’intelligenza artificiale non passa soltanto dal software, ma anche dal cuore dell’hardware. Lo dimostra un gruppo di ricercatori della Fudan University, che ha sviluppato un neurone artificiale capace di avvicinarsi con più realismo al comportamento delle cellule cerebrali umane. La loro idea si fonda su un materiale ultrafine, il disolfuro di molibdeno (MoS₂), e sulla memoria dinamica a accesso casuale (DRAM), due componenti fusi in un dispositivo che riproduce la plasticità intrinseca del cervello.
Le macchine ispirate alla biologia, note come sistemi neuromorfici, hanno l’obiettivo di replicare l’adattabilità dei neuroni, ossia la capacità di rafforzare o indebolire i collegamenti in base all’esperienza. Questo meccanismo, chiamato plasticità sinaptica, è alla base della memoria e dell’apprendimento. Emularlo significa poter progettare algoritmi di intelligenza artificiale che non solo elaborano dati più velocemente, ma che lo fanno riducendo drasticamente i consumi energetici, un aspetto cruciale in un’epoca in cui i data center assorbono già quote significative di elettricità.
Il neurone artificiale ideato dal team guidato da Yin Wang e Saifei Gou ha due pilastri. Da un lato la DRAM, che funziona immagazzinando cariche elettriche nei condensatori: il livello della carica viene modulato come accade nel potenziale di membrana dei neuroni biologici, determinando se la cellula si attiverà o meno. Dall’altro c’è un inverter elettronico, un circuito capace di invertire un segnale da alto a basso voltaggio, generando impulsi elettrici simili agli spike con cui comunicano i neuroni.
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