Giraffe africane, la rivoluzione scientifica: quattro specie identificate per tutelarne il futuro

Agosto 30, 2025 - 14:30
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Giraffe africane, la rivoluzione scientifica: quattro specie identificate per tutelarne il futuro

Una recente analisi scientifica dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha portato a una revisione storica della classificazione della giraffa africana. Gli esperti hanno identificato quattro specie distinte: la giraffa settentrionale (Giraffa camelopardalis), la giraffa reticolata (Giraffa reticulata), la giraffa masai (Giraffa tippelskirchi) e la giraffa meridionale (Giraffa giraffa). Michael Brown, copresidente del Giraffe and Okapi Specialist Group e coautore dello studio, ha sottolineato che la revisione consentirà di «valutare meglio lo stato di conservazione dell’animale, indirizzare le azioni per proteggerlo e attuare strategie efficaci».

Questa nuova classificazione supera l’approccio tradizionale basato esclusivamente sull’osservazione del mantello, utilizzando invece dati genetici raccolti su oltre 2.000 campioni negli ultimi vent’anni e studi sulla morfologia cranica degli esemplari. L’analisi bio-geografica ha inoltre preso in considerazione barriere naturali, come grandi fiumi, rift valley e zone aride, che hanno contribuito all’isolamento evolutivo delle diverse popolazioni.

Popolazioni e minacce

I dati della Giraffe Conservation Foundation (GCF) mostrano una drastica riduzione degli habitat: le giraffe sono scomparse da quasi il 90% delle aree storiche, con estinzioni soprattutto in Africa occidentale. La giraffa settentrionale è la più a rischio, con soli 6.000 esemplari minacciati da bracconaggio e insufficiente monitoraggio. La giraffa masai, concentrata in Kenya e Tanzania, conta circa 44.000 individui, mentre la giraffa reticolata è stimata in circa 16.000 esemplari, la metà rispetto a 35 anni fa. Solo la giraffa meridionale, con circa 49.850 individui, appare relativamente stabile.

Julian Fennessy, direttore della conservazione del GCF, ha spiegato che «ogni specie affronta minacce diverse e ora possiamo adattare le strategie di conservazione alle loro esigenze specifiche». L’approccio combinato di genetica e lavoro sul campo risulta fondamentale per ottenere risultati concreti.

Un cambiamento storico

L’attuale classificazione unitaria risaliva al 1758, mentre nel 2016 alcuni studi genetici avevano suggerito profonde differenze tra popolazioni, aprendo il dibattito scientifico. La nuova revisione arriva poco prima del Congresso Mondiale sulla Conservazione dell’IUCN, in programma dal 9 al 15 ottobre ad Abu Dhabi, che vedrà riuniti decisori, scienziati, società civile e imprenditori per definire strategie di conservazione e sviluppo sostenibile per il futuro dell’umanità e della fauna globale.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia