I Cpr come moderni manicomi: al loro interno le persone diventano fantasmi sedati da psicofarmaci
“La persona in questa foto è 9 mesi che è qui, e non si è mai fatta una doccia: se gli dici di farsela, ti minaccia di tagliarti la gola. Puzza come un morto. Non parla con nessuno, a volte si mette in un angolo e improvvisamente piange, altre volte ride da solo, come in questa foto, scattata qualche notte fa”.
La deriva manicomiale del Cpr di via Corelli è conclamata, come quella di tutti i Cpr di Italia e di Albania, dove l’utilizzo degli smartphone viene vietato, in piena violazione della legge, e dai racconti che riceviamo accade ancora di peggio. Noi abbiamo visibilità di quel che accade a Milano perché una ordinanza del Tribunale del 2021 riconobbe il diritto dei detenuti di mantenere gli smartphone. A Gradisca, lo stesso gestore di Milano, Ekene, consente l’utilizzo, salvo ovviamente punire e trasferire chi viene scoperto a trasmettere immagini fuori. Da quando nel settembre 2020, in pieno covid, ha riaperto il Cpr di via Corelli, le segnalazioni sono sempre le stesse: presenza di persone con malattie mentali, anche per lunghissimi periodi, che quindi fruttano moltissimo per il gestore che guadagna per ogni giorno di presenza in più. Ed è difficile farsi sottoscrivere un mandato a difendere da persone in questa situazione, condannate a restare abbandonate e vedere peggiorare la propria situazione psicofisica.
Il sistema di gestione di queste persone consiste nell’inondarle di sedativi. Ma come ormai sapete non solo le uniche. E questo è un enorme, gigante problema. I sedativi vengono somministrati a chiunque senza diagnosi specifica, in dosi massicce. “Quel giorno che ho calmato afferrandolo quel ragazzo enorme che si agitava forse hanno capito quanto sono forte, se voglio. Da allora, per circa una settimana finché non sono uscito, hanno iniziato a darmi dei sedativi, ma mentre gli altri prendevano 5 gocce a me ne davano 20. Le prendevo alle 15 e alle 20. Ora sono uscito, ma ancora, alle 15 e alle 20 mi sento agitato e sento il bisogno di prenderle ma non le prendo, anche perché non so cosa fosse, era questo nella foto (Valium). Mia nipote si è laureata in neurologia e dice che è perché ho improvvisamente smesso di prendere i sedativi, quando mi hanno rilasciato, mentre avrei dovuto scalarli. L’altro giorno ho attraversato la strada con il rosso senza accorgermene. L’altra sera a cena sono scoppiato a piangere davanti ai miei figli, è stato terribile. Un’altra volta, da mia sorella, ho improvvisamente chiuso gli occhi e mi sono ritrovato a pensare “quando mi rilasciano? voglio uscire e tornare dai miei figli”, invece ero già fuori. Sono preoccupato, ho bisogno di un supporto”.
Sono tantissime le storie come queste, e molto peggiori, quando la somministrazione è durata per settimane o mesi. I Cpr producono disagio, quantomeno psichico (sono “psicopatogeni”), e producono tossicodipendenze a non finire. E’ questo che vuole il Ministero dell’Interno o la Prefettura di Milano? “Quando ritardano nella distribuzione della “terapia”, ci sono persone che impazziscono, cominciano ad urlare e a sbattere calci e pugni sulla porta. Un ragazzo ha strappato una porta pesantissima perché voleva la sua “terapia” che non arrivava.” Per prendere la “terapia”, ti chiamano in infermeria e controllano che tu l’abbia assunta tutta. Se te la danno da prendere dopo, a volte è la polizia che viene a controllare. “Apri la bocca, fammi vedere” spesso gli agenti di polizia (i primi interessati a che si mantenga l’ “ordine” con questo modo molto sbrigativo) si fanno zelanti. “Uno una volta ha aperto la porta blindata perché si era accorto che una persona aveva fatto scivolare il sedativo dal bicchierino invece di ingerirlo. L’ha portato con la forza in infermeria a prenderlo davanti al personale medico e a loro”. Sembrano scene di un film americano di 50 anni fa. Invece è Milano, oggi.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




