Invecchiamento e memoria: nuova ricerca ne mostra la reversibilità

Uno studio della Virginia Tech dimostra che il declino della memoria legato all’età può essere invertito attraverso interventi molecolari mirati. Nuove prospettive per il cervello che invecchia.

Novembre 17, 2025 - 20:24
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Invecchiamento e memoria: nuova ricerca ne mostra la reversibilità
Medico che tiene in mano un modello anatomico del cervello, simbolo della ricerca scientifica sulla memoria e sull’invecchiamento cerebrale.

Invecchiamento e memoria: nuove ricerche mostrano che il declino cognitivo potrebbe essere reversibile

Un team di scienziati della Virginia Tech ha ottenuto risultati che potrebbero cambiare il modo in cui comprendiamo l’invecchiamento cerebrale. Secondo le nuove evidenze, alcuni dei meccanismi che provocano la perdita di memoria negli individui anziani non sarebbero irreversibili, come si è creduto per decenni.

Un intervento mirato sulle aree chiave della memoria

I ricercatori hanno utilizzato sofisticati strumenti di editing genetico CRISPR per intervenire su specifiche alterazioni molecolari che colpiscono due regioni fondamentali nel processo mnemonico:

  • l’ippocampo, essenziale per la formazione di nuovi ricordi

  • l’amigdala, coinvolta nella memoria emotiva

Nei ratti anziani, questi interventi hanno permesso di ripristinare funzioni cognitive compromesse, suggerendo che alcuni cambiamenti legati all’età possano essere corretti in modo mirato.

Riattivare un gene silenziato: il ruolo dell’IGF2

Un secondo esperimento ha analizzato un’altra componente cruciale: il gene IGF2, noto per il suo ruolo nei processi di memoria. Con l’avanzare dell’età, questo gene tende a essere “silenziato” attraverso un meccanismo chiamato metilazione del DNA.
Gli scienziati sono riusciti a invertire questo processo utilizzando tecniche di editing epigenetico, riattivando il gene e osservando un netto miglioramento nelle prestazioni mnemoniche degli animali.

Risultati che aprono nuove prospettive

Le scoperte indicano che il cervello che invecchia non è destinato a un declino permanente. Al contrario, alcune funzioni possono essere recuperate tramite interventi molecolari ad alta precisione.
Questi risultati potrebbero aprire le porte a nuovi approcci terapeutici per affrontare disturbi cognitivi legati all’età, e forse, un giorno, anche patologie più complesse come il morbo di Alzheimer.

Una nuova visione dell’invecchiamento cerebrale

Le ricerche suggeriscono quindi che l’invecchiamento neurale potrebbe essere un processo molto più dinamico e modificabile di quanto si pensasse. Sebbene siano necessari ulteriori studi prima di poter applicare queste tecniche agli esseri umani, i dati ottenuti rappresentano un passo avanti significativo nella comprensione del declino cognitivo.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia