Manovra 2026: meno tasse su stipendi e più soldi in busta paga?
lentepubblica.it
La nuova Manovra introduce una serie di interventi mirati a ridurre la pressione fiscale sul lavoro e a sostenere il potere d’acquisto, con particolare attenzione ai redditi medio-bassi e ai settori più esposti alle difficoltà del mercato del lavoro: potrebbero esserci meno tasse su stipendi e più soldi in busta paga, ma non si tratterebbe di una misura generalizzata.
Nel dibattito sulla Legge di Bilancio 2026, una delle novità più rilevanti attiene al tentativo di ridurre il peso fiscale sui salari. L’art. 4 del d.d.l. interviene su varie voci della retribuzione, con l’obiettivo di restituire potere d’acquisto alle famiglie e sostenere la produttività delle imprese. Il focus resta sulle fasce di reddito medio-basse, che negli ultimi anni hanno subito maggiormente gli effetti dell’inflazione.
Più soldi in busta paga
Il primo intervento riguarda gli aumenti contrattuali previsti dai rinnovi dei contratti collettivi firmati tra il 2025 e il 2026. Per i lavoratori del settore privato che nel 2026 percepiranno un incremento e hanno un reddito lordo fino a 28.000 euro, l’imposta sulla parte aggiuntiva dello stipendio scenderà al 5%. La tassazione ridotta coinvolgerà oltre 3 milioni di persone, resta però da chiarire l’anno da prendere come riferimento per verificare il rispetto della soglia dei 28.000 euro.
Lavoro notturno, festivo o a turni
La manovra non si concentra soltanto sugli aumenti retributivi, ma coinvolge anche chi svolge lavoro notturno, festivo o a turni. Le relative maggiorazioni potranno essere tassate al 15% fino a un importo complessivo di 1.500 euro, purché il reddito dell’anno precedente non superi i 40.000 euro. La scelta del Governo è volta a riconoscere il peso di lavori che richiedono disponibilità in fasce orarie poco agevoli.
Tassazione premi di risultato
La Manovra incide anche sui premi di risultato, sia per i dipendenti privati ma anche per i dipendenti pubblici. Per il biennio 2026-2027 l’aliquota si riduce all’1% e il limite massimo agevolabile sale a 5.000 euro, al fine di incoraggiare i sistemi retributivi legati agli obiettivi aziendali, sempre più utilizzati nei settori produttivi. Una modifica riguarda anche i buoni pasto elettronici, la cui soglia esentasse passa da 8 a 10 euro, adeguandosi ai costi della pausa pranzo.
Particolare attenzione è riservata ai settori del turismo, del commercio e quello termale, che da anni vivono una forte carenza di personale. Per rendere più attrattivo il lavoro in tali ambiti, il Governo ha previsto una maggiorazione del 15% per turni notturni e straordinari svolti tra gennaio e settembre 2026. L’obiettivo è favorire l’ingresso o il rientro di lavoratori, soprattutto nei periodi di maggiore affluenza.
Le prime simulazioni effettuate
Gli effetti di queste misure iniziano già a emergere dalle prime simulazioni. Nel settore chimico, ad esempio, l’aumento complessivo previsto per il 2026 si aggira intorno ai 1.625 euro, con un risparmio fiscale di circa 470 euro. Nell’edilizia, l’incremento supera i 1.900 euro e il beneficio fiscale sfiora i 500 euro.
Il presidente di Federchimica, Francesco Buzzella, ha sottolineato che queste misure vanno nella direzione giusta, perché premiano merito e produttività. Allo stesso tempo, però, ha evidenziato che la limitazione della detassazione ai contratti firmati nel biennio 2025-2026 rischia di creare disparità tra categorie con tempi di rinnovo diversi. In alcuni settori potrebbe persino rallentare le trattative già in corso, con l’effetto opposto rispetto alle intenzioni del legislatore.
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