Il 2025 dell’UE dalla A alla Z

Dicembre 22, 2025 - 10:02
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Il 2025 dell’UE dalla A alla Z

Bruxelles – Allargamenti annunciati e compiuti, trasformazioni avviate e riviste, e poi guerra russo-ucraina, tensioni commerciali, e le scelte della Bce in materia di tassi. Tanti e di ogni tipo gli accadimenti di un anno ricco di avvenimenti che hanno riguardato l’Unione europea da vicino. Eunews continua nel suo ormai tradizione esercizio di selezione degli eventi che si ritengono significativi, sempre nel rispetto della formula di questo esercizio. Ecco, dunque, il 2025 dell’Ue dalla A alla Z secondo Eunews:

ALLARGAMENTO: il 2025 potrebbe essere l’anno che definisce il nuovo allargamento dell’Unione europea, per l’ingresso di nuovi Stati membri. Il pacchetto sull’adesione che la Commissione UE presenta a fine anno (4 novembre) fissa tempistiche chiare per Montenegro e Albania: per la prima il completamento dei negoziati viene segnato per il 2026, per la seconda si indica il 2027. Saranno dunque questi due Paesi ad ingrandire le fila del club a dodici stelle, se le riforme proseguono come stimato e le previsioni di Bruxelles sono soddisfatte. Dopo anni di lavori potrebbe sbloccarsi finalmente qualcosa. L’ultimo allargamento è avvenuto nel 2013, con l’ingresso della Croazia. Da allora nessun altro è entrato, al contrario è uscito il Regno Unito. Il 2025 potrebbe dunque segnare un momento chiave per un’inversione di tendenza.

BILANCIO PLURIENNALE: nel corso dell’anno che si chiude la Commissione presenta la proposta di nuovo bilancio pluriennale dell’UE, dando avvio al consueto processo di negoziazione su uno dei temi tradizionalmente più delicati, che si apre in maniera più tesa del consueto: la proposta di mettere insieme in un unico fondo le risorse per la politica agricola (PAC) e la coesione lascia tutti scontenti. Il Parlamento europeo bolla l’impianto complessivo della proposta come “barzelletta”, mentre in Consiglio gli Stati contestano la richiesta di un ammontare di risorse, considerata come eccessiva, e l’idea per dotare l’UE di nuove risorse proprie, vale a dire soldi che non devono versare i governi. La Commissione decide di andare avanti e non apportare correzioni. Il 2026, da questo punto di vista, potrebbe rappresentare un punto di svolta, in un senso come nell’altro.

COLLEGE D’EUROPE: a fine anno un’inchiesta su presunta corruzione e frode investe il Servizio per l’azione esterna (SEAE), responsabile per le relazioni diplomatiche con gli altri Paesi extra-UE, e il College d’Europa, la scuola di formazione e preparazione per i futuri funzionari europei. Secondo l’Agenzia anti-frode dell’UE (OLAF) e la procura europea l’istituto avrebbe beneficiato di informazioni riservate ottenute in anticipo per aggiudicarsi il bando per il programma di formazione del SEAE. Fermati la rettrice del College d’Europa, Federica Mogherini, e l’ex ambasciatore d’Italia presso l’UE, Stefano Sannino. Entrambi vengono accusati formalmente di corruzione e frode e rilasciati sotto condizioni, ed entrambi si dimettono dai rispettivi incarichi, ma l’inchiesta travolge l’UE e la sua immagine.

DAZI: il 2025 è l’anno dello scontro commerciale tra Unione europea e Stati Uniti, con l’amministrazione Trump che minaccia tariffe commerciali elevate e che impone l’UE a negoziare un accordo che porta dazi del 15 per cento su molte merci. L’intesa viene annunciata a fine luglio al termine di mesi di tensioni e negoziati tentati tra le due parti. La Commissione europea esulta per aver evitato una guerra commerciale e dato prevedibilità a imprese e investitori, ma l’accordo viene criticato da più parti.

ESTREMA DESTRA: al pari del 2024, anche il 2025 dell’UE è all’insegna dell’avvicinamento del partito popolare (PPE) alle forze di estrema destra, con uno spostamento non solo verso il polo dei conservatori (ECR), ma pure quello dei sovranisti (PfE) ed euro-scettici (ESN). L’esempio più lampante di questo nuovo assetto politico il voto sulla rendicontazione di sostenibilità per le imprese che si consuma a ottobre: al momento della verità il compromesso trovato tra PPE, socialisti e liberali salta. I voti combinati di PPE, PfE, ESN e ECR producono uno spostamento verso destra che ridisegna tutta l’agenda politica. E’ il PPE che scopre di essere signore e padrone del Parlamento, con due maggioranze possibili, l’una opposta all’altra.

FRANCIA E GERMANIA IN CRISI: il 2025 è probabilmente l’anno che certifica la fine dell’UE a trazione politica franco-tedesca. In Germania le elezioni federali del 23 febbraio vedono l’affermazione dell’unione CDU/CSU e il ritorno alla testa del governo di un esponente – Friedrich Merz – del partito che fu di Angela Merkel. I socialdemocratici finiscono al terzo posto, con l’estrema destra euroscettica di AfD seconda forza politica. Il nuovo governo si forma solo due mesi dopo, e comunque dopo che Merz manca il voto di fiducia per dissidenti al momento della consultazione parlamentare: è la prima volta dal 1949 che viene mancata la maggioranza assoluta al cancelliere indicato. Merz assume la carica dopo un secondo voto, e si erge a leader tutt’altro che saldo. Ancor più traballante la situazione in Francia, dove le crisi di governo si susseguono senza sosta. Ad agosto il Parlamento sfiducia François Bayrou e il suo collegio, e il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, deve provvedere a ricostituirne un altro. Lo fa pescando tra le fila di ESN (Insieme per la Repubblica), la maggioranza presidenziale, e incaricando Sébastien Lecornu, il cui esecutivo ha però vita breve: si insedia il 9 setetembre e si dimette un mese più tardi, per cessare funzioni il 12 ottobre. “Colpa” di Macron, che ha voluto formare immediatamente un nuovo esecutivo, incapace di funzionare per i dissidi interni alle diverse anime della tutt’altro che salda coalzione. Macron segue però lo stesso approccio e conferma immediatamente Lecornu e la nuova squadra di ministri, solo leggermente diversa e con l’inclusione di tecnici (Jean-Pierre Farandou al Lavoro, Monique Barbut alla Transizione ecologica, Serge Papin alle PMI e commercio, Philippe Baptiste a Istruzione e ricerca, Eduard Geffray all’Educazione nazionale, Philippe Tabarot ai Trasporti, Vincent Jeanbrun alle Politiche abitative). Nel frattempo la Francia diventa sorvegliata speciale dell’Eurogruppo per lo stato di salute dei conti pubblici: è il motore franco-tedesco che si inceppa, e l’UE non ha più una forza trainante.

GREEN DEAL: il 2025 vede una ridefinizione degli obiettivi di sostenibilità previsti nel Green Deal, l’ampia agenda dell’UE per la doppia transizione verde e digitale. Sulla deforestazione si registra un intervento per nuove semplificazioni che intendono allargare la maglie, oltre alle richieste di nuovi rinvii della legga. Ma soprattutto, è la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ad annunciare la disponibilità a più flessibilità per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, aprendo all’utilizzo di biocarburanti avanzati, un’opzione su cui l’esecutivo comunitario non aveva mai dato il proprio benestare. Il Green Deal non è in discussione, ma viene limato. Sono comunque passi indietro rispetto alla precedente legislatura.

HOUSING: il 2025 dell’UE è all’insegna di un’attenzione tutta nuova alla crisi abitativa. Il 30 gennaio si insedia la commissione parlamentare speciale, creata con l’obiettivo di trovare situazione ad una problematica diffusa in tutto il territorio dell’Unione europea. La mobilitazione politica è senza precedenti: si arriva a ipotizzare un fondo unico europeo da 300 miliardi, e per la prima volta, in occasione del vertice del Consiglio europeo di ottobre, il tema diventa oggetto di dibattito dei capi di Stato e di governo, che produce conclusioni. Viene dato mandato alla Commissione europea di definire un piano ambizioso, e si stabilisce che nel 2026 verrà istituito un summit ad hoc sul tema.

INVESTIMENTI: il 2025 dell’UE per la seconda Commissione von der Leyen segna un nuovo capitolo nella definizione di meccanismi e strategie per promuovere gli investimenti. Per rimanere competitivi la BCE vede in rialzo la necessità di investimenti all’anno, calcolati in 1.200 miliardi di euro tra il 2025 e il 2031 rispetto agli 800 miliardi calcolati in precedenza. L’esecutivo comunitario allora prova a invertire la rotta, attraverso iniziative volte a intercettare risorse tutte da trovare. Ci si arriva a fine anno, attraverso interventi mirati pensati per le sfide specifiche, accompagnate da strategie di educazione finanziaria per incentivare gli investimenti dei risparmiatori.

LIBRO BIANCO PER LA DIFESA: il 2025 dell’UE è all’insegna della difesa. Il 14 marzo la Commissione presenta la strategia volta a costruire quel pezzo di integrazione da sempre mancate. Il documento traccia le linee per trasformare l’Unione europea dal punto di vista politico e industriale, con l’esecutivo comunitario che prova a istituire una cabina di regia sovra-nazionale. Elemento cardine della proposta SAFE, il meccanismo da 150 miliardi di euro di prestito agli Stati membri per finanziare l’industria pesante. Precedenza ad appalti congiunti, creazione di consorzi e aree di intervento prioritarie le disposizioni impartite ai governi attraverso un’agenda che nel corso del 2025 vede iniziative volte a tradurre il libro bianco per la difesa in realtà. Readiness 2030 è la strategia di sicurezza interna che arriva poche settimane dopo il libro bianco, mentre a ottobre viene svelato il calendario di lavoro per permettere all’UE di essere attrezzata per ogni sorta di minaccia entro il 2030. L’1 settembre la ripartizione per Paese dei fondi SAFE: l’UE fa sul serio.

MOZIONE DI CENSURA: il 2025 si caratterizza per le mozioni di censura contro Ursula von der Leyen e la sua Commissione, ben tre nello scorcio di pochi mesi. Il primo voto di fiducia si tiene il 10 luglio, con l’Aula che respinge la censura (360 voti contrari, 175 a favore e 18 astensioni). La richiesta di verifica del sostegno della maggioranza alla Commissione viene chiesto dall’europarlamentare conservatore Gheorghi Piperea, sulla scia degli accordi sui dazi. Il 9 ottobre si votano altre due mozioni di censura, presentate dalla sinistra radicale (laSinistra) e sovranisti (PfE) per ragioni diverse: la prima contesta l’aver calpestato il Green Deal e negoziato accordi commerciali dannosi per l’economia UE, i secondi accusano la Commissione di assenza di trasparenza nella negoziazione dei contratti per i vaccini anti-covid. L’Aula di Strasburgo respinge respinto la mozione presentata dal gruppo dei Patrioti con 378 voti contrari, 179 favorevoli e 37 astensioni, e respinge anche la mozione del gruppo The Left con 383 no, 133 sì e 78 astensioni.

NUCLEARE IRANIANO: il 2025 segna la fine del disgelo tra Unione europea e Iran, con l’UE che dopo 11 anni torna a imporre sanzioni contro il regime degli ayatollah per le intenzioni di riprendere i lavori per l’arricchimento dell’uranio e dotarsi di tecnologia nucleare. L’UE aveva iniziato a rimuovere gradualmente le misure restrittive nel 2014, senza mai ripristinarle o senza vararne di nuove, ma il mancato spirito di collaborazione ha indotto l’UE a un ritorno al passato.

OMNIBUS: il 2025 è l’anno della semplificazione normativa. La Commissione europea sceglie di procedere alla revisione di direttive e regolamenti per permettere alle imprese di investire di più e meglio, e lo fa attraverso pacchetti Omnibus che riguardano più ambiti e settori, dalla difesa all’intelligenza artificiale, dalla sostenibilità alle imprese. E’ questo l’impegno dell’esecutivo comunitario per transizioni a misura di imprese e di competitività. L’iniziativa piace alle imprese e parte del mondo della politica, dove non mancano le preoccupazioni per una semplificazione vista come anticamera di deregolamentazione. Il 26 febbraio i primi due pacchetti Omnibus su sostenibilità e investimenti, a cui seguono i pacchetti Omnibus per Agricoltura (20 maggio), mercato interno e PMI (21 maggio), difesa (17 giugno), chimica e cosmetici (8 luglio), digitale (19 novembre) e ambiente (10 dicembre).

PNRR: il 2025 dell’Italia in chiave UE è rappresentato dai progressi registrati in materia di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). L’1 luglio Bruxelles annuncia l’approvazione del programma nazionale per una nuova concessione di risorse, e l’8 agosto la Commissione eroga la settima rata da 18,3 miliardi di euro. L’1 dicembre il governo incassa il via libera dell’esecutivo comunitario per la concessione di altri 12,8 miliardi di euro: è l’OK preliminare necessario per l’erogazione dell’ottava rata. Con le due decisioni del 2025 l’Italia avrà ottenuto 153 miliardi, oltre i due terzi dell’importo totale del PNRR da 194,4 miliardi.

QATARGATE: l’inchiesta sulla presunta compra-vendita di voti all’interno del Parlamento europeo prosegue anche nel 2025. A marzo la magistratura belga chiede la revoca dell’immunità parlamentare per Alessandra Moretti ed Elisabetta Gualmini (PD/S&D), e a dicembre il Parlamento europeo la concede solo per la prima delle due.

RIMPATRIIl regolamento sui rimpatri, insieme ai nuovi criteri per considerare i Paesi terzi sicuri e alla prima lista UE di Paesi d’origine sicuri, consacrano la svolta a destra dell’UE e la nuova stretta sull’immigrazione irregolare. Un’accelerazione impressa dalla premier italiana Giorgia Meloni, dall’omologa danese Mette Frederiksen e dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Vince il ‘modello Albania’ e l’esternalizzazione delle procedure d’asilo e di rimpatrio. I Paesi membri potranno stringere accordi con Paesi terzi per creare hubs al di fuori dell’UE.

SCHENGEN: l’area di libera circolazione, delle persone, delle merci, dei beni e dei capitali nel 2025 conosce una nuova pagina con l’ingresso a pieno titolo di Romania e Bulgaria. Dall’1 gennaio vengono rimossi i controlli alle frontiere di terra, gli unici rimasti, integrando completamente i due Paesi dell’est. Un risultato storico nell’anno in cui l’istituzione dell’area Schengen festeggia il 40esimo anniversario.

TASSI: il 2025 è stato l’anno che ha visto proseguire l’allentamento di politica monetaria della Banca centrale europea, che ha ritoccato più volte al ribasso i tassi di interesse, riducendo quindi il costo di prestito del denaro per le banche e, quindi, per imprese e famiglie. Iniziatvo nel 2024, questo percorso è proseguito anche nel 2025, con il consiglio direttivo che ha tagliato i tassi di interesse a più riprese (gennaio, marzo, aprile e giugno, ma non li ha toccati a dicembre).

UCRAINA: il 2025 vede l’UE ragionare all’utilizzo degli asset russi presenti su suolo europeo per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina. L’idea occupa molto spazio nell’agenda politica, che solo fino a un certo punto viene portata a termine. Nell’ultimo summit dei leader dell’anno si opta per un prestito ponte da 90 miliardi di euro da reperire sui mercati, con garanzie dal bilancio pluriennale comune, e l’intenzione di sciogliere tutti i nodi legali e giuridici sui beni russi nel 2026. E’ l’UE che continua ad aiutare l’Ucraina e rispondere all’avanzata russa, è l’UE che trasferisce al nuovo anno una parte del proprio lavoro.

VARELY 007: quello che si chiude è un anno che segna un nuovo, ulteriore, capitolo del complicato rapporto tra l’UE e l’Ungheria di Viktor Orbán. A ottobre un gruppo di quotidiani rileva l’attività di spionaggio da parte di agenti ungheresi sotto copertura diplomatica, condotta tra il 2012 e il 2018, nel periodo in cui a guidare la Rappresentanza di Budapest presso l’Ue era l’attuale commissario Olivér Várhelyi. Il 2025 è all’insegna di storie di 007 al servizio contro l’Unione europea. Non certo un bell’anno, da questo punto di vista.

ZONA EURO: il 2025 è l’anno che segna il nuovo allargamento dell’unione monetaria: il 4 giugno la Commissione europea raccomanda l’introduzione dell’euro in Bulgaria, a cui segue il parere positivo del Consiglio e della BCE. Dall’1 gennaio 2026 la zona euro diventa a 21 Stati.

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