Il Regno Unito esclude Israele dal salone della difesa

Agosto 31, 2025 - 05:00
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Il Regno Unito esclude Israele dal salone della difesa

Il governo britannico ha deciso di non invitare alcuna delegazione ufficiale israeliana al salone internazionale della difesa DSEI 2025, che si terrà a Londra dal 9 al 12 settembre. Una scelta senza precedenti che riflette le tensioni crescenti tra Londra e Tel Aviv, maturate durante quasi due anni di conflitto a Gaza. Mentre le aziende private israeliane potranno ancora partecipare all’evento, l’assenza di un padiglione nazionale sancisce una rottura simbolica e politica con conseguenze di rilievo per la diplomazia e l’industria degli armamenti.

La decisione di Londra e il contesto del DSEI

Il Defence and Security Equipment International (DSEI) è la più grande fiera della difesa del Regno Unito e una delle principali al mondo. Ogni due anni, nei vasti spazi dei Docklands di Londra, centinaia di aziende espongono i loro prodotti e tecnologie militari: aerei da combattimento, sistemi di sorveglianza, navi da guerra, droni e armi leggere. L’evento è sostenuto direttamente dal governo britannico, che solitamente invita delegazioni ufficiali dei Paesi partner e ospita stand nazionali destinati a promuovere l’industria bellica di ciascun Paese. È anche un’occasione diplomatica in cui gli Stati cercano di rafforzare legami strategici e commerciali.

Quest’anno, però, il Regno Unito ha deciso di escludere la delegazione governativa israeliana, motivando la scelta con l’escalation del conflitto in corso a Gaza. Un portavoce governativo ha definito “sbagliata” la decisione israeliana di espandere ulteriormente le operazioni militari, sottolineando la necessità di una soluzione diplomatica con un cessate il fuoco immediato, il rilascio degli ostaggi e un maggiore afflusso di aiuti umanitari nella Striscia. L’esclusione ha suscitato reazioni immediate: se da un lato i gruppi pacifisti hanno accolto con favore la notizia, dall’altro molti osservatori hanno interpretato la mossa come un compromesso parziale, volto a bilanciare l’opinione pubblica interna e gli interessi strategici.

Il ministero della Difesa israeliano ha replicato con durezza, definendo la decisione “un atto deliberato e deplorevole di discriminazione” e annunciando il ritiro dalla manifestazione con la cancellazione del padiglione nazionale. Tuttavia, le imprese private israeliane come Elbit Systems, uno dei maggiori produttori di droni e sistemi d’arma, potranno comunque partecipare alla fiera, mantenendo aperti i canali commerciali diretti con clienti e partner. Una distinzione che, secondo molti analisti, rivela l’intento britannico di lanciare un messaggio politico senza compromettere del tutto le relazioni industriali e militari con Israele.

Le pressioni politiche e le reazioni interne

La decisione del governo guidato da Sir Keir Starmer non è nata nel vuoto. Negli ultimi mesi, le autorità britanniche si sono espresse con crescente durezza nei confronti di Israele. Il ministro degli Esteri David Lammy aveva già sospeso i negoziati per un accordo di libero scambio con Tel Aviv e imposto nuove sanzioni contro alcuni coloni israeliani in Cisgiordania, definendo “moralmente ingiustificabile” l’intensificarsi delle operazioni a Gaza. Lo stesso Starmer, intervenendo dopo il bombardamento di un ospedale che aveva causato almeno venti morti, tra cui cinque giornalisti, aveva definito l’episodio “completamente indifendibile”.

Nonostante queste prese di posizione, una parte dell’opposizione e dei movimenti pacifisti ha giudicato la mossa del governo troppo timida. I Liberal Democrats hanno accusato Downing Street di “mettere la testa sotto la sabbia”, sostenendo che l’unico vero passo efficace sarebbe sospendere del tutto le esportazioni di armi a Israele. Anche il gruppo Campaign Against Arms Trade (CAAT) ha bollato la scelta come “vigliacca e simbolica”, evidenziando che non è stato il Regno Unito a cancellare il padiglione nazionale israeliano, ma il governo di Tel Aviv stesso. Inoltre, hanno sottolineato come Londra continui a permettere la presenza di aziende israeliane leader nel settore, salvaguardando di fatto i profitti dell’industria bellica.

Il tema delle licenze di esportazione rimane infatti cruciale: sebbene il Regno Unito abbia sospeso 30 autorizzazioni su 350, ha mantenuto attive quelle relative ai componenti degli aerei F-35, uno dei pilastri della campagna israeliana a Gaza. Secondo il governo, il blocco sarebbe impraticabile poiché i pezzi vengono forniti da una rete di produttori globali. Ma agli occhi di molti critici questa scelta dimostra come la politica estera britannica resti condizionata dagli interessi industriali e dalle alleanze strategiche, in particolare con gli Stati Uniti.

Implicazioni per Londra e prospettive future

La decisione di Londra si inserisce in un equilibrio delicato. Da un lato il Regno Unito cerca di rispondere alle pressioni interne ed esterne per condannare le violenze a Gaza e mostrare una postura etica in politica estera; dall’altro, deve tutelare gli interessi economici e strategici legati al settore della difesa, che rappresenta un pilastro dell’industria nazionale e un importante strumento di politica internazionale. Secondo i dati ufficiali, il Regno Unito è tra i dieci maggiori esportatori di armi al mondo e il DSEI costituisce una vetrina irrinunciabile per attrarre investitori e consolidare relazioni commerciali.

In prospettiva, l’esclusione della delegazione israeliana potrebbe aprire una nuova fase nei rapporti tra i due Paesi. La scelta di Londra non equivale a una rottura definitiva, ma segnala la volontà di esercitare pressione diplomatica su Israele. Resta da vedere se questa linea si tradurrà in misure più incisive, come un embargo totale sulle esportazioni di armi, o se rimarrà confinata a gesti simbolici. Molto dipenderà dall’evoluzione della guerra e dalla risposta della comunità internazionale. La storia recente dimostra che i governi occidentali tendono a bilanciare principi e interessi in un gioco complesso, in cui le considerazioni economiche spesso prevalgono.

Per il momento, il DSEI 2025 rimane il palcoscenico di questa tensione globale. Londra ospiterà le più grandi aziende della difesa del pianeta, mentre sullo sfondo si consumerà il dibattito tra sicurezza, etica e diritti umani. La decisione di escludere Israele dalla rappresentanza ufficiale non fermerà il commercio di armi, ma rappresenta un segnale politico che riflette la crescente difficoltà per i governi occidentali di conciliare alleanze storiche con la pressione dell’opinione pubblica e le tragedie umanitarie che scuotono la coscienza mondiale.

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