Inflazione UK al 3,6%: sfida per governo e famiglie

Lug 17, 2025 - 10:00
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Inflazione UK al 3,6%: sfida per governo e famiglie

L’inflazione è uno dei temi più sentiti dal pubblico britannico. Non è un numero astratto, ma una misura concreta di quanto costa vivere, comprare cibo, pagare bollette e viaggiare. A luglio 2025, la notizia che l’inflazione del Regno Unito è salita inaspettatamente al 3,6% ha sorpreso economisti e politici. Non solo ha segnato un allontanamento dall’obiettivo del 2% della Bank of England, ma ha anche posto il governo laburista di Keir Starmer, in carica da oltre un anno, di fronte a un serio test di credibilità economica.

Questo articolo esplora il nuovo dato, le sue cause, le implicazioni per la politica monetaria, le difficoltà per le famiglie britanniche, le strategie del governo e il contesto internazionale che incide sui prezzi. Un viaggio completo per capire perché questa cifra, apparentemente tecnica, può decidere le sorti di un intero mandato di governo.

Il dato di giugno: un aumento inatteso

A giugno 2025 l’Office for National Statistics ha comunicato che l’indice dei prezzi al consumo è salito al 3,6% su base annua, in crescita dal 3,4% di maggio. Una sorpresa amara per analisti e decisori politici che speravano in una stabilizzazione o in un lieve calo.

L’inflazione rimane così ben sopra l’obiettivo del 2% della Bank of England, indicatore della salute dell’economia e del potere d’acquisto delle famiglie. Dopo una serie di mesi in cui i prezzi sembravano rallentare, questa inversione di tendenza ha riaperto il dibattito su quanto sia fragile la discesa dell’inflazione e su quali settori stiano contribuendo maggiormente alla nuova impennata.

Secondo l’ONS, l’aumento è stato trainato soprattutto dai prezzi degli alimentari e dai carburanti. I generi alimentari di base hanno visto rialzi significativi, mentre l’energia legata ai trasporti ha risentito delle dinamiche globali sul petrolio.

Anche i servizi mostrano segni di persistenza inflattiva: i salari continuano a crescere in settori come la ristorazione, l’ospitalità e i servizi alla persona, alimentando i costi per consumatori e imprese.

Il risultato complessivo è che la tanto attesa “normalizzazione” dei prezzi è stata rimandata, con effetti importanti sulle politiche economiche del governo e della Banca d’Inghilterra.

Per approfondire i dati ufficiali è possibile consultare il sito dell’Office for National Statistics.

Le implicazioni per la politica monetaria

Il dato del 3,6% cambia le aspettative sulla politica monetaria del Regno Unito. Per mesi gli analisti avevano ipotizzato che la Bank of England potesse iniziare a ridurre i tassi di interesse già entro l’autunno, incoraggiata da un trend disinflazionistico.

Con il dato di giugno, questo scenario diventa meno probabile. Attualmente i tassi di riferimento sono al 4,25%, già a livelli storicamente elevati per gli standard britannici.

Il governatore Andrew Bailey ha accolto con prudenza il nuovo dato, sottolineando che la lotta all’inflazione non è ancora vinta. Il problema non riguarda solo l’energia o i beni volatili, ma la cosiddetta inflazione di fondo, particolarmente ostinata nel settore dei servizi, dove la crescita salariale continua a spingere i prezzi.

Una discesa troppo prematura dei tassi potrebbe stimolare la domanda e alimentare nuove pressioni inflattive, vanificando gli sforzi degli ultimi due anni. Allo stesso tempo, mantenere tassi elevati più a lungo rischia di frenare la crescita economica, in un paese che ha appena lasciato alle spalle una breve recessione tecnica e che vede ancora una crescita anemica.

Il dilemma della Bank of England è dunque complesso: bilanciare la necessità di frenare l’inflazione con l’urgenza di non soffocare l’economia. Una decisione che influenzerà mutui, credito alle imprese e la spesa pubblica.

Per seguire gli sviluppi e le analisi ufficiali, si può consultare la Bank of England.

L’impatto sul governo di Keir Starmer

Il dato sull’inflazione rappresenta una sfida politica notevole per il governo laburista, guidato da Keir Starmer e dalla cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves.

Il Labour è al governo da oltre un anno e ha costruito la sua narrazione politica sull’idea di riportare stabilità economicadopo gli anni di incertezze, culminati con la crisi di fiducia dei mercati nel 2022 durante il breve governo di Liz Truss.

Rachel Reeves ha insistito su una linea di disciplina fiscale e di credibilità verso i mercati, dichiarando più volte che non ci sarebbero stati “regali fiscali” insostenibili. L’obiettivo era rassicurare gli investitori internazionali e la City, evitando errori passati.

Il problema è che questa strategia si scontra ora con una realtà più ostica: un’inflazione che si ostina a restare alta e che colpisce direttamente le famiglie.

Il governo si trova davanti a un dilemma. Da un lato, ha promesso di sostenere chi è più in difficoltà con misure mirate. Dall’altro, deve evitare spese eccessive che possano minare la fiducia dei mercati o alimentare ulteriormente l’inflazione.

Le opposizioni accusano il governo di non avere un piano efficace sul costo della vita, mentre i sostenitori di Starmer replicano che le cause dell’aumento dei prezzi sono in larga parte esterne e legate a fattori globali fuori dal controllo diretto dell’esecutivo.

Questo scontro politico sarà centrale nei prossimi mesi, soprattutto in vista della manovra d’autunno, che definirà le priorità di spesa e le eventuali misure di sostegno.

Il tema dell’inflazione non è solo tecnico ma profondamente politico: definisce la capacità di un governo di proteggere il potere d’acquisto, di sostenere la crescita e di rispondere alle attese degli elettori.

Il costo della vita e le famiglie britanniche

Al di là delle dinamiche di governo e mercati, l’aumento dell’inflazione ha conseguenze molto concrete sulle famiglie.

Il Regno Unito vive da anni una crisi del costo della vita. L’aumento dei prezzi dei generi alimentari colpisce soprattutto le fasce più fragili della popolazione, che destinano una parte maggiore del reddito alle spese essenziali.

Anche i carburanti più cari incidono sul trasporto privato e su tutta la filiera logistica, alimentando a cascata i costi di molti beni e servizi.

I mutui restano costosi, penalizzati dai tassi alti, e gli affitti continuano a salire, soprattutto nelle grandi città come Londra. Il credito al consumo è più oneroso, frenando gli acquisti importanti.

Nonostante gli aumenti salariali nominali in molti settori, il salario reale resta sotto pressione, eroso dall’inflazione. Le famiglie devono scegliere se tagliare altre spese, ridurre i consumi o attingere ai risparmi.

Questa tensione sociale alimenta anche richieste di maggiori sussidi, di interventi mirati per calmierare prezzi ed energia, ma il governo deve bilanciare queste esigenze con l’obiettivo di non peggiorare il quadro inflazionistico con ulteriore spesa pubblica.

Il tema del costo della vita sarà probabilmente il campo di battaglia politico più importante del prossimo anno.

Il contesto internazionale e le prospettive

Il Regno Unito non è isolato in questa sfida. L’inflazione resta elevata in molti paesi europei, pur con differenze significative.

La guerra in Ucraina ha ristrutturato il mercato dell’energia, portando volatilità nei prezzi del gas e del petrolio. Eventi climatici estremi influenzano la produzione agricola e il costo del cibo.

I trasporti globali hanno visto interruzioni e aumenti dei costi, legati anche a tensioni geopolitiche in aree strategiche come il Mar Rosso o Taiwan.

Tutte queste variabili internazionali si riflettono sui prezzi alla produzione e sul carrello della spesa.

Per il Regno Unito, paese fortemente importatore, la dinamica della sterlina sul mercato valutario aggiunge un’ulteriore complessità. Una valuta più debole rende più costose le importazioni, alimentando un effetto di “imported inflation”.

Gli economisti concordano che la lotta all’inflazione sarà lunga e richiederà un mix di politiche monetarie prudenti e scelte fiscali mirate.

Per il governo di Starmer e Reeves si tratta di una sfida di credibilità e di visione strategica: dimostrare che è possibile aiutare chi soffre il caro-vita senza scatenare nuove fiammate inflattive.

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Redazione Redazione Eventi e News