Italia peggio di un anno fa per auto elettriche: diffusione 4 volte inferiore rispetto agli altri Paesi Ue

Agosto 30, 2025 - 07:30
 0
Italia peggio di un anno fa per auto elettriche: diffusione 4 volte inferiore rispetto agli altri Paesi Ue

Passano i mesi, ma per l’Italia nulla cambia dal punto di vista dei progressi verso una mobilità a minori emissioni. Anzi, facendo il confronto con gli altri Paesi europei, la situazione da noi diventa addirittura peggiore rispetto al passato. Gli ultimi dati forniti dall’associazione di categoria Unrae (Unione nazionale rappresentanti veicoli esteri) non fanno che confermare i ritardi del nostro Paese rispetto a una transizione verso l’elettrico. Compiuto il giro di boa del primo semestre dell’anno, le immatricolazioni di luglio ci dicono che, tra i principali mercati europei, siamo ultimi per vendite di auto elettriche. Ci dicono anche che le auto elettriche pure da noi sono quasi quattro volte meno di quelle circolanti nei confini comunitari. E ci dicono che il divario rispetto i dati Ue è aumentato, non diminuito, rispetto a un anno fa.

Ecco, nel dettaglio, cosa si legge nell’ultimo report fornito dall’Unrae rispetto alle auto ricaricabili (Electrically-Chargeable Vehicles, acronimo ECV) in generale e, in particolare, riguardo le elettriche pure (Battery Electric Vehicle, BEV) e alle ibride plug-in (Plug-in Hybrid Electric Vehicle, PHEV): «Nel mese di luglio l’Italia si conferma in ultima posizione per auto ricaricabili (ECV) fra i Major Markets, al 12,3% complessivo. Con un 4,9% per le BEV e 7,4% per le PHEV, resta ampio il divario dalla Germania con ECV al 28,7% (BEV al 18,4% e PHEV 10,3%), dal Regno Unito con ECV al 33,8% (BEV 21,3% e PHEV 12,5%), dalla Francia con ECV al 24,0% (BEV 16,8% e PHEV 7,2%) e dalla Spagna con ECV al 21,3% (BEV 8,8% e PHEV 12,5%). Nel totale del mercato europeo le ECV coprono il 27,5% di share: BEV al 17,2% (+3,6 p.p.) e PHEV al 10,3% (+3,2 p.p.)». Dati che confermano appunto i ritardi dell’Italia rispetto al resto d’Europa e che col passare del tempo non fanno che aumentare, anziché diminuire. Si legge sempre nell’analisi fornita dall’Unrae: «Il divario dell’Italia rispetto alla media europea nelle auto elettriche pure si conferma pesante anche a luglio, con uno scarto di 13,8 punti percentuali, 3,8 volte inferiore rispetto agli altri paesi europei (4,9% contro il 18,7% dell’Europa escludendo l’Italia). La situazione peggiora rispetto a dodici mesi fa, quando la distanza era di 11,6 punti (3,4% contro il 15,0% dell’Europa senza l’Italia)».

Il quadro non cambia se anziché focalizzare l’attenzione al solo mese di luglio si allarga lo sguardo ai primi sette mesi del 2025. Anche in questo caso l’Italia risulta ultima tra i cinque principali mercati europei «con una quota di ECV al 10,7% (BEV al 5,2% e PHEV al 5,5%), contro la Germania con ECV al 27,8% (BEV 17,8% e PHEV 10,0%), il Regno Unito con ECV al 32,0% (BEV 21,5% e PHEV 10,5%), la Francia con ECV al 23,5% (BEV 17,5% e PHEV 6,0%) e la Spagna con ECV al 17,5% (BEV 7,8% e PHEV 9,7%). Nel totale del mercato europeo le ECV coprono il 26,3% di share: BEV al 17,4% (+3,6 p.p.) e PHEV all’8,9% (+1,8 p.p.)».

Se a livello europeo sono molte e diversificate le operazioni in corso per sostenere una mobilità a minori emissioni, sia a livello di istituzioni comunitarie che a livello di operatori del settore, in Italia è stato lanciato un bonus rottamazione (con fondi sottratti alle nuove colonnine di ricarica) che ha tutte le caratteristiche, in quanto a complessità, numero di requisiti necessari e limitazioni, per trasformarsi nell’ennesimo buco nell’acqua.

Spiega il direttore generale dell’Unrae, Andrea Cardinali, guardando tanto a quel che si sta muovendo a livello comunitario e nei rapporti con gli Stati Uniti quanto a livello nazionale: «L’accordo commerciale Ue–Usa sui dazi apre uno scenario complesso: se da un lato offre stabilità al commercio internazionale, dall’altro impone all’Italia di vigilare sugli effetti che potrebbero ricadere sulla nostra componentistica, cuore pulsante delle esportazioni verso gli Stati Uniti. Parallelamente, l’Italia deve colmare il gap che ci separa dall’Europa sulla mobilità elettrica: oggi la quota di BEV è quasi quattro volte inferiore alla media degli altri Paesi, e il ritardo nell’attivazione degli incentivi sta anche congelando il mercato. È fondamentale che le misure diventino subito operative, senza introdurre ulteriori paletti che ridurrebbero la platea dei modelli incentivabili e la capacità di utilizzare efficacemente i fondi disponibili. In questo contesto, diventa ancora più urgente un intervento sulla fiscalità delle auto aziendali in ottica di decarbonizzazione: chiediamo con forza una revisione complessiva, ancorché graduale, sfruttando la Delega Fiscale già prorogata, per aumentare la detraibilità dell’Iva, la deducibilità dei costi e ridurre i tempi di ammortamento».

Tra l’altro, se i 597 milioni per il bonus rottamazione il governo li ha sottratti al piano per l’installazione di nuovi punti di ricarica, Cardinali osserva che «lo sviluppo capillare dell’infrastruttura di ricarica rappresenta un fattore determinante per l’espansione della mobilità elettrica nel nostro Paese»: «Gli ultimi dati Eafo aggiornati al 30 giugno 2025 posizionano l’Italia al sedicesimo posto nel ranking europeo con 13,2 punti di ricarica ogni 100 chilometri di rete viaria, significativamente sotto la media continentale di 19,5 punti. Inoltre, per sostenere efficacemente il processo di transizione, risulta fondamentale garantire costi di ricarica più accessibili, su scala europea come raccomanda l’Acea ma in particolar modo in Italia dove il problema è particolarmente acuto».

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia