A 50 anni, la rinascita di Avo dentro (e fuori) l’ospedale
Un gesto gentile può molto. Anche quando non risolve un problema pratico, ma porta sollievo all’inevitabile apprensione che si prova per una visita specialistica o un intervento chirurgico proprio o di una persona cara. Lo sanno bene i volontari di Avo, presenti negli ospedali e nelle strutture sanitarie del paese da cinquant’anni, storico anniversario che è stato celebrato a Milano, città dove l’Associazione Volontari Ospedalieri è nata nel 1975 per un’intuizione del primario di Sesto San Giovanni Emilio Longhini che seppe capire che al malato, oltre alle cure mediche, servono attenzione, ascolto e vicinanza umana che, nell’epoca di umanizzazione della medicina, dovrebbero essere di tutti.
«Le idee ispiratrici di Avo erano molto attuali: nel primo corso di formazione per volontari si parlava di pre e di post ricovero, di malato grave, con questo intendendo il fine vita, di interventi in famiglia e di servizi esterni» dice Francesco Colombo, presidente di Avo, ripercorrendo mezzo secolo di storia nel quale Avo ha operato nel paese arrivando a contare 12 mila i volontari, con 220 sedi, presenti in 19 Regioni e impegnati in 700 tra ospedali e strutture di ricovero.
Per gran parte della sua storia, Avo ha operato negli ospedali, ma per rispondere ai nuovi bisogni ha saputo adattarsi, rinnovarsi e ampliare il suo raggio di azione. «Avo è abilitata a curare le relazioni e, quindi, è trasversale rispetto alle crescenti fragilità della società, dove c’è molta solitudine e i bisogni si possono incontrare anche al domicilio, tante sono le famiglie mononucleari che invecchiano». A Milano, il 47,3 % dei nuclei familiari è formato da una sola persona, dato che include oltre 300 mila gli anziani. «La presenza dei volontari Avo, e della rete che sanno creare anche tra loro, è crescente in numerosi contesti, in linea con quel messaggio di quel primo corso di formazione cinquant’anni fa. Manteniamo saldi i valori, principi, stile e cultura ispiratori, ma adattandoli ai tempi».
Tanto che, dopo il periodo difficile vissuto durante la pandemia, c’è oggi una nuova attenzione, anche da parte dei giovani, che sono i più difficili da coinvolgere per tutto il mondo del volontariato. I corsi di formazione tornano a essere frequentati. Non è solamente un’occasione da non sprecare, osserva Colombo con ottimismo, ma è l’evidenza che chi accusa i giovani di non volersi impegnare sbaglia: «Dobbiamo saperli coinvolgere, spesso i vertici delle associazioni dimenticano che i giovani non sono come un vagone da posizionare su un binario. La loro forza trainante è generativa, devono poter essere lasciati liberi di creare e di realizzare la loro propria espressività. Un volontario che compie un gesto di cura è un essere umano che trasferisce emozioni. Come quelle trasmesse da un concerto dal vivo per gli anziani o da uno spettacolo divertente per i piccoli pazienti pediatrici, attività per cui un giovane più sentirsi più portato rispetto allo stare al letto del paziente».

Tra le tradizionali attività dei volontari, c’è l’accoglienza, che richiede capacità comunicative empatiche ma anche abilità di mediazione e risoluzione di conflitti, quanto mai cruciali di fronte agli episodi di violenza, diffusi un po’ in tutto il paese, rivolti al personale sanitario. «Operiamo spesso nei Pronti soccorsi e in contesti difficili ad altro rischio di tensioni» conferma Colombo. «Come riconosciuto dalla stessa azienda sanitaria, la presenza dei nostri volontari nel PS dell’ospedale di Rossano calabro ha contribuito a ridurre l’aggressività. In Lombardia, la nostra presenza nei pronto soccorso è stata caldeggiata dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso, che è intervenuto al nostro cinquantenario. Solo per citare due casi».
Oltre al servizio nelle strutture sanitarie e sociosanitarie del Paese, Avo opera nelle scuole, con interventi formativi di sensibilizzazione «che è uno dei compiti del volontariato sociale» puntualizza Colombo, «e con interventi di supporto agli alunni con un sostegno specifico, anche didattico, per gli alunni italiani e stranieri con difficoltà di apprendimento. L’impegno nelle scuole verrà potenziato nel 2026 con una campagna dedicata».
Foto di Avo Milano
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