Luciano Tavazza, il volontariato come progetto di Paese

Dicembre 10, 2025 - 18:00
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Luciano Tavazza, il volontariato come progetto di Paese

Il 9 dicembre 2025, nella Sala stampa della Camera dei Deputati, è stato ufficialmente presentato il Comitato Centenario Tavazza, nato in vista dei cento anni dalla nascita di Luciano Tavazza, considerato da molti il precursore del volontariato organizzato in Italia. A introdurre i lavori è stato il giornalista Pino Ciociola, che ha ricordato come Tavazza possa essere definito «padre del volontariato moderno», ma soprattutto attuale: le sue intuizioni – è stato sottolineato più volte – parlano con forza all’Italia di oggi.

Un comitato ampio, aperto e “politico”

La presidente del Comitato, Silvia Costa, ha illustrato genesi e obiettivi dell’iniziativa. Chiamata dall’Associazione Luciano Tavazza e da alcune realtà a lui vicine – tra cui Emanuele Alecci e Giuseppe Lumia, presenti nel Comitato insieme a Maria Paola Tavazza – Costa ha descritto un organismo «già composto da oltre cinquanta persone, ma volutamente aperto a nuove adesioni».

L’intento non è solo commemorativo. Si vuole ricordare e far conoscere la figura di Tavazza; rilanciare il ruolo del volontariato organizzato nel nostro Paese; aprirsi a un confronto pubblico sulle politiche del Terzo settore. Richiamando le parole pronunciate pochi giorni fa dal Presidente Sergio Mattarella a Palermo – il volontariato come presidio di democrazia e argine alla cultura della violenza e dell’individualismo – Costa ha sottolineato quanto questa visione sia vicina al pensiero di Tavazza: «Per lui il volontariato non era carità residuale, ma soggetto politico capace di dialogare alla pari con le istituzioni, di programmare e coprogettare, di contribuire al passaggio dal welfare state alla welfare community».

La presentazione del numero di VITA magazine di novembre

Nel suo intervento, la presidente del neonato Comitato ha ricordato le tappe principali della vita di Tavazza: la formazione nell’Azione Cattolica, l’impegno alla guida di associazioni laicali, la fondazione alla fine degli anni Settanta del MoVI – Movimento di Volontariato Italiano, l’esperienza della Fivol e il ruolo nelle grandi ricerche che hanno dato al volontariato una base conoscitiva solida. Una presenza discreta ma determinante anche accanto ai ministri che hanno lavorato alla legge 328 sul sistema integrato di interventi e servizi sociali.

Volontariato, riforma del Terzo settore e rischio di “eclissi”

La presidente ha poi affrontato alcuni nodi attuali. Da un lato i numeri del Terzo settore – milioni di volontari, migliaia di organizzazioni iscritte al Runts – dall’altro le criticità della riforma per il mondo del volontariato “puro”:

  • gli adempimenti burocratici e le rigidità organizzative che rendono difficile l’accesso al Registro per molte piccole realtà;
  • la sottorappresentazione delle OdV nei luoghi di rappresentanza del Terzo settore;
  • il rischio che la distinzione tra organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale si faccia sempre più labile, penalizzando un volontariato fondato su gratuità, solidarietà e spontaneità.

Costa ha denunciato anche una vera e propria «eclissi della ricerca sul volontariato»: dopo grandi indagini nazionali, oggi rimangono solo studi parziali o centrati sugli iscritti al Runts, con l’effetto di lasciare invisibile una parte importante del fenomeno. In un tempo in cui «la socialità è ibridata dalla dimensione virtuale, crescono isolamento e conflitti e molti giovani faticano a trovare relazioni significative», il volontariato – ha detto – è una straordinaria palestra di empatia e di cittadinanza, «spesso più utile del lettino dello psichiatra».

Tra le prime iniziative già in calendario, Costa ha ricordato gli appuntamenti di Treviso, Reggio Calabria (il 7 febbraio) e un momento di confronto proprio alla Camera dei Deputati nella primavera 2026.

Le “100 oasi di solidarietà” e l’orizzonte Unesco

Il vicepresidente del Comitato, Emanuele Alecci, già animatore dell’Anno europeo del volontariato a Padova, ha insistito sulla dimensione generativa del progetto. Prendendo le mosse da uno dei testi più significativi di Tavazza, Il volontariato nella transizione, Alecci ha sottolineato come quella “transizione” non sia affatto conclusa: «C’è ancora bisogno di un volontariato che non si accontenti di gestire servizi, ma si faccia motore di cambiamento, capace di rompere convenzioni quando serve».

Da qui l’idea di mappare almeno cento “oasi di solidarietà” diffuse in tutta Italia: piccole e grandi esperienze innovative, spesso poco visibili, che incarnano un volontariato politico, creativo, capace di costruire legami e di interloquire con le comunità locali e con le imprese. L’obiettivo è raccoglierle in un atlante di buone pratiche da presentare al termine dell’anno centenario, invitando in particolare il mondo imprenditoriale a sostenerle.

Alecci ha poi lanciato una proposta di respiro internazionale: lavorare perché il volontariato italiano – quello “politico e innovativo” che Tavazza ha rappresentato – sia candidato non tanto come patrimonio immateriale generico, quanto come insieme di buone prassi da riconoscere e tutelare anche in sede Unesco. Un obiettivo da connettere alla scelta dell’Onu di proclamare il 2026 Anno mondiale dei volontari per la sostenibilità sociale.

“Un uomo contro l’ingiustizia”: il ricordo di Maria Paola Tavazza

L’intervento di Maria Paola Tavazza, una dei sei figli di Luciano e portavoce dell’Associazione a lui dedicata, ha intrecciato la dimensione familiare con quella civile. Raccontando l’origine del Comitato, ha ricordato il lavoro paziente svolto negli anni dalla madre Nilla e dallo zio Franco nel custodire e ordinare le carte di Tavazza: da lì la nascita dell’Associazione e, oggi, di un Comitato che raccoglie realtà nazionali e locali, studiosi, dirigenti del Terzo settore, amministratori e nuove generazioni di volontari. «Questo allargarsi rapido – ha detto – ci dice che nel Paese c’è fame di pensiero, di radici, di metodo».

Maria Paola ha poi condiviso un episodio della giovinezza del padre: gli anni al collegio Borromeo di Pavia, dove il giovane Tavazza, proveniente dall’esperienza della Resistenza cattolica, fu a lungo emarginato con il soprannome di “matricola fedele” e sottoposto a scherni e umiliazioni. «Non cercava il conflitto, ma non arretrava quando si trattava di restare fedele ai propri valori», ha ricordato. È così che alcuni lo hanno definito «un uomo contro: non contro qualcuno, ma contro l’ingiustizia, l’indifferenza, la rassegnazione». Da questa coerenza sono nati il suo modo di intendere la politica come servizio, la centralità dell’educazione, l’esigenza di un laicato adulto nella Chiesa e la visione di un volontariato capace di unire solidarietà, gratuità ed etica pubblica.

Verso il 2026: un centenario che guarda avanti

La conferenza si è chiusa con l’impegno, condiviso da tutti gli intervenuti, a fare del centenario di Luciano Tavazza non un rito celebrativo, ma un cantiere di lavoro. Un anno in cui mettere a confronto esperienze diverse, valorizzare la ricerca, ascoltare le piccole associazioni, rilanciare la partecipazione dei giovani e riaffermare il volontariato come cuore di una democrazia che non si rassegna alle disuguaglianze.

Nel nome di Luciano Tavazza, il volontariato italiano prova così a ripensarsi ancora una volta come forza di cambiamento, capace di leggere il presente e di indicare strade nuove per il futuro del Paese.

Foto Archivio VITA: Dorina, volontaria di Salvamamme

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