La flottiglia dei Capitori di Putin è più nutrita di quanto sembri

Ottobre 13, 2025 - 13:30
 0
La flottiglia dei Capitori di Putin è più nutrita di quanto sembri

Trovo sempre odioso e infantile quando, non sapendo come altro criticare i sostenitori di una determinata causa, li si accusa di non dire nulla a proposito di un altro argomento, che non c’entra niente, per poi dare loro degli ipocriti. Ma non è questo l’unico motivo per cui non mi unirò ai tanti che negli ultimi giorni hanno criticato la sinistra che si è mobilitata per Gaza, in un modo o nell’altro, per non aver fatto altrettanto per l’Ucraina. 

Personalmente, penso che chiunque sia sceso in piazza abbia fatto benissimo a farlo per Gaza e farebbe benissimo a farlo anche per l’Ucraina, posto che grazie al cielo una buona parte della sinistra, a cominciare dal Pd, finora per l’Ucraina ha fatto molto di più: ha sostenuto l’invio di armi per aiutare il paese aggredito a resistere e ha approvato svariati pacchetti di sanzioni contro il paese aggressore. Il motivo principale per cui non mi unisco a quelle critiche però è un altro. 

Il fatto è che il problema del nostro rapporto con la Russia e con il regime di Vladimir Putin è assai più vasto e complicato, e sarebbe estremamente riduttivo e fuorviante attribuirlo soltanto alla nostra sinistra, o anche solo ai diversi partiti populisti di cui sono noti i trascorsi filoputiniani, dalla Lega al Movimento 5 stelle. La verità è che la flottiglia dei Putinversteher, come li chiamano in Germania, cioè dei «capitori di Putin», per dir così, è molto più nutrita. E la giornata di sabato, da una sede al di sopra di ogni sospetto come la festa del Foglio, ha offerto svariati esempi in tal senso. 

Ha cominciato Matteo Renzi, con una battuta a margine di un intervento dedicato principalmente al Medio Oriente. Questa: «Dico una cosa anche al Foglio che forse non prende tanti applausi, anzi sicuramente: guardate che ci vuole un compromesso nobile anche in Ucraina e Russia, se no non se ne esce, non se ne esce per via militare». Come se fossimo noi – noi europei, noi occidentali – a volerla risolvere a tutti i costi per «via militare». 

Il problema, come ha fatto notare subito Nona Mikhelidze su X, è che a Vladimir Putin un compromesso – nobile o ignobile lascio giudicare a voi, ma sicuramente molto generoso – è stato appena offerto da Donald Trump, che gli ha messo su un piatto d’argento il 20 per cento del territorio ucraino, la non adesione del paese alla Nato, la rimozione delle sanzioni contro Mosca e nessun risarcimento per i danni di guerra. Eppure, la risposta di Putin è stata un ulteriore inasprimento dei bombardamenti contro l’Ucraina. Dunque, in cosa potrebbe consistere il «nobile compromesso» di cui parla Renzi, e tanti altri con lui, a destra e a sinistra?

Ancora più illuminante, da questo punto di vista, è stata l’opinione espressa nella stessa sede dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, secondo il quale il problema non è, come pensano i paesi dell’est (cioè tutti i paesi europei più vicini al confine con la Russia, guarda un po’) che Putin li attaccherà, ma cosa potrà fare Putin all’indomani di un eventuale accordo di pace. Come farà con l’economia di guerra, e con tutti quei soldati da reinserire nella vita civile. Motivo per cui, per evitare che il povero Putin alla fine sia proprio costretto ad attaccarci, secondo Crosetto l’Europa dovrebbe preoccuparsi sin d’ora di come aiutarlo, a quel punto, nell’affrontare i suddetti problemi economici e sociali. Immagino mentre continua a tenersi tutti i territori occupati, con le loro belle camere di tortura, i bambini deportati in Russia, i saccheggi, gli stupri, le violenze e le sopraffazioni di ogni giorno sui civili ucraini.

Dinanzi a tutto questo, par di capire, non solo non dovremmo più sanzionarlo, e tantomeno sognarci di chiedergli di pagare i danni, ma dovremmo anzi dargli una mano a risollevarsi. Queste le precise parole del ministro: «Se Putin domani interrompesse la guerra così, tout court, si ritroverebbe in una situazione economica e sociale che non sarebbe in grado di governare (…). Allora per assurdo toccherà a noi guidare la possibilità della Russia di riconvertirsi in un’economia di pace, se noi vogliamo che ci sia la pace». 

Ovviamente la storia è andata esattamente al contrario di come la racconta Crosetto, che azzarda pure un bizzarro parallelo con il problema dei reduci della Prima guerra mondiale che una volta tornati a casa, in Italia e in Germania, avrebbero dato vita a fascismo e nazismo. Peccato che nella Russia di oggi non ci sia nessuna democrazia liberale e nessunissima Repubblica di Weimar. 

Lì il fascismo c’è già, ed è proprio quello che alimenta la guerra imperialista, da quasi due decenni, anche perché Europa e Stati Uniti per troppo tempo hanno fatto finta di non vedere e cercato compromessi niente affatto nobili, che hanno avuto l’unico effetto di rendere la Russia ancora più spavalda e aggressiva. Se Crosetto vuole trovare un parallelo storico convincente non è alla fine della Prima guerra mondiale che deve guardare, ma a come è cominciata la Seconda.

Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.

L'articolo La flottiglia dei Capitori di Putin è più nutrita di quanto sembri proviene da Linkiesta.it.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News